Mi sveglio a causa delle tende aperte e l'orribile luce del sole che filtra dentro, e gemo. Ho bevuto dannatamente troppo, e lo so, ma la scorsa notte non mi importava seriamente. Mi metto a sedere svogliatamente e noto qualcosa di insolito sul comodino. Un bigliettino e due pillole, insieme a un mezzo bicchiere d'acqua. Il bigliettino dice, "Prendi queste e vieni nella mia stanza appena ti svegli. Dobbiamo parlare. -H.". Prendo le pillole e mi alzo, desiderando di non sentire la testa come se pesasse tonnellate.
Mi lego i capelli in una crocchia disordinata e indosso i pantaloni, sebbene non ricordi nemmeno di essermeli tolti, ma ricordo a malapena qualcosa. Prendo un profondo respiro prima di uscire dalla stanza e bussare alla sua porta, e, sebbene aspetto solo un paio di secondi, sembrano essere anni nella mia testa. Non so perchè fosse nella mia stanza la notte scorsa, o questa mattina, ad ogni modo non so quali cose imbarazzanti ho fatto, ma ho dei piccoli flash. Anthony era lì ad un certo punto e so che era coinvolta una persona chiamata Amber. La porta viene aperta ed Harry mi si piazza davanti, con una maglia larga e un paio di pantaloni della tuta, e mi osserva con un sorrisetto gelido; io lo osservo con sguardo vuoto e le braccia incrociate al petto.
"Sei viva... sono scioccato." incrocia anche lui le braccia al petto e continuo a fissare.
"Perchè hai bisogno di parlarmi?" chiedo e lui ride, poi si blocca quando nota la mia espressione seria.
"Immaginavo non avresti ricordato, entra e parleremo." mi fa segno con la mano e apre la porta. Entro, tenendo ancora le braccia strette al petto. "Cosa ti ricordi?" chiede e io mi siedo sul letto, senza cambiare atteggiamento.
"Anthony nella mia stanza, due bottiglie di vino e qualcuno chiamato Amber." gli dico, andando dritta al punto, e lui ride di nuovo.
"Il suo nome è Audrey, per la centesima volta." scuote la testa e io scuoto la mia.
"Conosco Audrey, non stavo parlando di lei, sto parlando di qualcuno di nome Amber." lo osservo e lui ora mi prende davvero in giro ridendo.
"La ragazza di cui stai parlando è Audrey, continuavi a chiamarla con nomi diversi, e non sono sicuro se perchè davvero non ricordavi il suo nome o lo facevi di proposito perchè eri gelosa." scrolla le spalle e, appena quelle parole escono dalla sua bocca, io faccio una smorfia.
"Io NON sono gelosa, non so perchè tu stia insinuando questo, Audrey è... carina." faccio spallucce e lui si poggia le mani sui fianchi, lanciandomi un'occhiata da 'oh, ma davvero'.
"Lei è carina... questa è la parola che stai usando per descriverla, e che grazie alla quale so che non ti piace." risponde e io sospiro.
"Okay, hai ragione, non mi piace. È stata rude con me ed è una celebrità superficiale, probabilmente mangia solo una foglia di lattuga e beve un bicchiere d'acqua al giorno, ma ciò non significa che sono gelosa." risposto con lo stesso tono suo.
"È molto chiaro ora chi ti piace e chi non ti piace, El." sospira e continua a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Cosa dovrebbe significare?" chiedo sulla difensiva.
"El... parlavi di quanto fossi stupido a non aver capito che ovviamente ti piacessi, e non so cosa significa, ma-" inizia, ma io mi alzo e lo interrompo, fregandomene di sentire qualsiasi cosa avesse intenzione di dire.
"Non mi piaci. Ero ubriaca, qualsiasi cosa io abbia detto, non era vero, tu non sai niente." gli volto le spalle e lui scoppia a ridere, ma non è la stessa risata calorosa che sento solitamente, è dura, e secca.
"Ovvio che avresti negato quel che hai detto, non so perchè ho pensato diversamente." il tono della sua voce è duro quanto lo era la sua risata, e io scrollo le spalle.
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Stylist [h.s. - italian translation]
FanfictionEileen Mae Montgomery, meglio conosciuta come El, lavora per il team Gucci di design speciale da due anni ormai. È il lavoro dei suoi sogni, ma c'è una cosa che odia. Le celebrità rudi, narcisiste. Quando le viene assegnato di raccogliere idee e cre...