Siamo in Spagna ora, un posto che ho sempre voluto visitare, ed eccomi, inchiodata nella mia camera d'albergo a casa del dolore senza fine allo stomaco e della mia incapacità di tenere giù il cibo. Mi sento una merda e desidero essere normale in questo momento; normale, nessuna malattia e senza un asfissiante collega che continua a farmi domande.
Sento la familiare bussatina alla porta e lentamente mi avvio verso di essa, con i capelli appena piastrati e la merce di Harry addosso. Apro la porta e lo vedo in piedi lì, ma il mio volto rimane insepressivo mentre lo osservo. Lui mi guarda, dall'altro verso il basso, e io alzo gli occhi al cielo.
"Cosa?" chiedo acidamente, tenendo la porta leggermente chiusa mentre lui si appoggia alla struttura della porta.
"Semplicemente non mi aspettavo di vederti... così." mi guarda di nuovo dall'alto verso il basso.
"Beh, se l'avessi saputo, avrei indossato dei pantaloni, ma ti presenti sempre senza preavviso." alzo le mani in aria e lui scuote la testa.
"La mancanza di pantaloni non è quello di cui sto parlando, tesoro." mi guardo e realizzo di star indossando la sua merce, alzo gli occhi al cielo muovendomi per chiudergli la porta in faccia, ma prima che possa risucirci, lui si spinge dento e mi lascia lì.
"Certo, Harry, entra, amerei avere un po' della tua compagnia." scherzo e chiudo la porta, camminando per la stanza. Lo seguo e incrocio le braccia al petto mentre si siede sul mio letto, incrociando le caviglie davanti a sè, le mani a sostenerlo dietro.
"Non ti vedo da tre giorni, dall'ultimo concerto, e hai evitato le mie chiamate." solleva il mento, guardandomi con espressione seria.
"Evito sempre le tue chiamate." mormoro, radunando le mie cose, sapendo che prenderemo un pullman dopo il concerto di stasera per andare a Madrid.
"Vero, ma a malapena mi hai parlato per il resto del tempo che siamo stati in Germania." aggiunge e io torno ad osservarlo.
"Questo perchè mi hai ingannata con l'appuntamento e non te l'ho ancora perdonato, ma non è per questo che sei stato ignorato. Non che comunque ti debba una spiegazione, ma non mi sono sentita molto bene in questi ultimi tre giorni, ecco perchè sono stata data per dispersa." gli dico, sedendomi sulla valigia per chiuderla. Devo davvero smetterla di fare shopping.
"Quindi stai finalmente ammettendo che era un appuntamento?" solleva un sopracciglio e mi sorride, la fossetta scava in profondità sulla sua guancia. Gli lancio un'occhiataccia, rimanendo seduta sopra la mia valigia.
"Hai un udito selettivo? È quella l'unica cosa che hai sentito di tutto quello che ho appena detto?" chiedo, buttando le mani in aria e alzandomi, portando la valigia alla porta.
"Ho un audio selettivo, ma ho sentito cosa hai detto. Mi dispiace che sei stata male, ti direi ti avrei aiutata, ma so che avresti negato il mio aiuto e non so neanche come aiutarti, considerato che non mi dici cosa hai." risponde e io vado in bagno, radunando le cose che ho lì.
"Non ti dirò mai cosa ho, dovrai accettarlo." scrollo le spalle e continuo a preparare i bagagli.
"Lo scoprirò, presto o tardi." si vanta, stendendosi sul letto.
"Harry, non per essere cattiva, ma puoi andare via?" chiedo, superando le sue lunghe gambe e spostando le mie cose.
"El, non per essere cattivo, ma puoi rilassarti." ride e, quando mi volto, vengo accolta da un paio di mani calde e io lo osservo mentre mi stringe i polsi. "Sei bellissima stamattina." mormora e io faccio il verso di vomitare.
"Ew, quante volte devo dirti di smetterla. Ora voglio davvero che te ne vada." cerco di superarlo, ma lui si sposta davanti a me e io mi blocco, guardandolo in faccia, divorata dalle sue pagliacciate.
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Stylist [h.s. - italian translation]
FanficEileen Mae Montgomery, meglio conosciuta come El, lavora per il team Gucci di design speciale da due anni ormai. È il lavoro dei suoi sogni, ma c'è una cosa che odia. Le celebrità rudi, narcisiste. Quando le viene assegnato di raccogliere idee e cre...