Capitolo 10: Lipstick.

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Raggiungiamo Madrid in tarda serata, Harry ha dovuto svegliarmi dopo aver parcheggiato la macchina vicino l'hotel in cui allogeremo e praticamente ha dovuto trascinarmi lungo le scale, considerando che ero praticamente in coma. Mi ha portata in braccio e ora mi sta stendendo sul letto, le mie palpebre sono pesanti e fremano.

"Dove sono?" chiedo, guardandomi intorno.

"Sei a Madrid, nella tua camera d'albergo. Sarò dall'altra parte del corridoio se avrai bisogno di me, El. Buonanotte." indietreggia e io lo osservo.

"Non rimarrai?" chiedo e lui si ferma appena raggiunge la porta.

"Non pensavo che volessi che lo facessi, ma-" inizia e io mi stendo di lato, la mia mente stanca mi travolge.

"Non voglio, buonanotte." dico ad alta voce, chiudendo gli occhi e sentendo un piccolo sospiro dietro di me.

"Buonanotte, El." mormora e sento la porta che viene aperta e poi chiusa, lasciandomi tornare a dormire.

Mi sveglio circondata dal silenzio, cosa che mi turba, ma quel silenzio presto viene interrotto dallo stomaco sottosopra. Corro al bagno, svuotando il contenuto del mio stomaco e gemendo alla sensazione di essermi risvegliata malata, questa è la cosa peggiore. Mi alzo dopo un paio di minuti e faccio una doccia, lavando via ogni traccia di sonno.

Odio ancora il pensiero di dover affrontare gli sguardi giudicatori quando andrò all'arena stasera, ma mi dico che non mi interessa, perchè non dovrei provare vergogna per fare sesso con qualcuno. So che non stanno cercando di farmi provare vergogna a riguardo, mi stanno soltanto prendendo in giro, e non dovrebbe irritarmi.

Sorvolo il dolore allo stomaco e mi preparo per la giornata, sapendo che voglio fare bella impressione stasera. Harry ed io abbiamo avuto il nostro primo litigio la notte scorsa, lo so perchè per una volta era furioso e lo è stato finchè non ci ha scherzato su di nuovo. Ho passato l'intera giornata da sola, neppure un singolo colpo alla porta da parte di Harry, e ora che mi sto preparando mi chiedo perchè sia stato assente. Non che mi interessi, ma normalmente si presenta, mi dà fastidio ogni secondo.

Mi squilla il cellulare e rispondo dopo aver letto il nome.

"Ciao, Jaclyn, come vanno le cose a New York?" mi chino verso lo specchio, sfumando l'ombretto per dargli il giusto aspetto.

"New York è sempre la stessa." sospira. "Ora sto lasciando l'ufficio, ma volevo chiamarti per controllare come andasse a te e ad Anthony, le mie piccole star." si vanta e sento che mi manca. Lei è a capo del nostro settore a New York e, sebbene sia il mi capo, non è il solito capo. Ci porta fuori a bere e passa il tempo con noi in ufficio, si arrabbia con noi e ovviamente ci dà gli ordini, ma è un'amica.

"Sta andando tutto bene, hai visto le foto?" chiedo, posando i pennelli di nuovo nella trousse.

"Se ho visto le foto? Certo che l'ho fatto, e lui è incredibile, El! Ho sempre dato una controllata su Instagram e cose simili. Ti ho chiamato per dirti che ti sto inoltrando delle email. So che è un po' difficile e non hai molto tempo, che sarai in tour ancora per un po', ma ho ricevuto della posta fisica in ufficio a riguardo del MET e me la sarei vista io stessa o le avrei passate a qualcun altro del tuo team, ma so che preferisci vedertela tu stessa." mi informa e annuisco, sentendo le familiari farfalle nello stomaco. Non ho disegnato nulla da quando ho finito di progettare gli abiti di Harry e non vedo l'ora di ritornare sul mio album da disegno.

"Certo, mandamele tramile email e ci lavererò. Siamo a Madrid ora." le dico, sebbene sono sicura che lo sappia.

"Non ha ancora indossato il completo a righe?" chiede e io ci penso su, chiedendomi di qualche abito stia parlando, e poi capisco.

Stylist [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora