Capitolo 5.

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Gwendoline.
Pensai a quel nome sin da quando la ragazza uscì dalla libreria. Era un bel nome, dolce e delicato, proprio come lei. Sí, le si addiceva alla perfezione. Non conoscevo ancora il suo carattere, ma sembrava una ragazza timida, di poche parole e allo stesso tempo ferma, decisa ed intraprendente. Avevo rivisto Gwendoline altre tre volte, due di queste era seguita da quella signora, che avevo intuito fosse sua madre. L'ultima volta che l'ho vista aveva preso un libro, in realtà non era per lei: doveva fare un regalo. Non ricordo il nome, ma ricordo solo che riguardava un videogame perché le chiesi: "È un regalo per il tuo ragazzo?"

Lei mi guardò, arrossí e abbassò lo sguardo, per poi "No!" dire semplicemente. "É per mio fratello.." continuò vaga. Io annuii e incartai il libro. La fissai attentamente, mentre riponeva il portafogli dentro la sua borsa: aveva dei lineamenti così dolci, e le guance che le si coloravano di rosso erano adorabili. Lei era adorabile.

"Quanti anni hai?" le chiesi a un tratto.

Lei alzò lo sguardo e si morse il labbro "Ne ho compiuti diciassette due settimane fa"

"Oh, beh.. auguri allora, in ritardo". Aveva diciassette anni, wow, e già leggeva così tanto. Era davvero affascinante come ragazza.

Gwendoline stava per rispondermi, ma venne interrotta dal pianto di Charlotte. Mi voltai verso la bambina, allarmato. "Che c'è piccola?"

Charlotte tirò fuori il labbruccio e mi indicò un suo giocattolo che, ahimè, si era rotto. La presi in braccio "Prometto che te ne compro un altro.. ancora più bello, va bene?" le accarezzai la testa e smise di piangere, annuendo.

"Chi è?" mi voltai di nuovo verso Gwendoline e sorrisi, avvicinandomi.

"Lei è mia figlia, si chiama Charlotte"

"Oh.." rimase sorpresa "Wow. È così bella. Ciao piccolina" tese il suo braccio verso Charlotte e la piccola prima guardò la mano della ragazza e poi la prese con la sua, per salutarla a modo suo. Era una scena tenerissima. "Come mai la porti con te? La tua ragazza non può tenerla?" chiese curiosa. Ma lei non poteva sapere la mia situazione, non avevamo mai parlato per bene delle nostre vite. Accarezzai la schiena della piccola e "Lei non.. non c'è..." risposi "...più!" continuai e abbassai lo sguardo.

"Oh io non... beh, mi dispiace!" disse mortificata. Prese la busta, con dentro il regalo. "Non volevo, davvero!" si sistemò la borsa a tracolla "Che stupida" mormorò a se stessa. "Adesso vado che mia madre mi aspetta per cena.. ehm ciao!" disse paonazza in viso e poi uscì fuori dalla libreria.

I miei pensieri vennero bloccati dagli sghignazzi di Charlotte. Scossi la testa, per tornare alla realtà, guardai verso il basso e capii cos'era che provocava le sue dolcissime risate: stavo versando dell'acqua in un bicchiere e, perdendomi fra i miei pensieri, la stavo buttando di fuori. Che idiota! Risi per la situazione, posai la bottiglia ed andai ad asciugare il piano cottura, sul quale avevo poggiato il bicchiere. Dio, ultimamente mi perdevo spesso tra i miei pensieri.

"Hey piccoletta, non ridere degli inconvenienti altrui" la guardai e lei continuò a ridere. Io alzai un sopracciglio e mi avvicinai a lei, iniziando a farle il solletico. Il suono della sua risata era così dolce e bello. La presi in braccio e riempii le sue guanciotte di baci. Lei aprì le sue piccole braccia, per poi prendere il mio collo e stringerlo a sé. La strinsi ancora di più e la portai con me nel lettone.

Alzai le coperte e mi infilai, insieme a lei, dentro. La strinsi a me perché quella sera c'era abbastanza freddo. E' vero che con me avevo la piccola Charlotte, ma avevo sempre quella sensazione di vuoto e di mancanza.

La mancanza di qualcuno che mi confortasse, che mi aiutasse, che passasse con me dei bei momenti, che condividesse con me la crescita di Charlotte: non poteva vivere per sempre con un padre, aveva anche bisogno di una figura femminile con cui confrontarsi e parlare. Sapevo quanto era importante il ruolo di una madre e per questo non l'avrei negato a Charlotte.

Daughter • Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora