Blind Date

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Martedì 22 Gennaio

Max si rigirava tra le mani un reperto di incomparabile bellezza. Un vaso greco che aveva appena tirato fuori con le sue mani... e pennelli vari perché tutto si poteva dire di lui, tranne che fosse poco attento quando lavorava.

-Che scoperta grandiosa, Max. Mi sai dire di quale periodo storico è?- chiese il responsabile degli scavi, interrogandolo.

-Max- sentì una voce chiamarlo poco distante, ma la ignorò.

Il ragazzo si rigirò il vaso tra le mani, cercando di carpirne i particolari.

-Allora, è un vaso in ceramica a figure rosse, quindi è sicuramente dopo il 500 a.C.- cominciò la sua analisi, cercando di notare ogni dettaglio nonostante l'immagine sembrasse scomporsi e ricomporsi davanti a lui.

-Ottimo, vai avanti...- lo incoraggiò il responsabile, che... oh, era una donna? Max poteva giurare che fino a due secondi prima fosse un uomo. Vabbè, non era importante. Era il vaso ad essere importante. Dunque...

-Max- la voce che lo chiamava si fece più chiara, ma lui continuò ad ignorarla. Doveva restare concentrato.

-Le figure rappresentate sono divinità, la forma del vaso è...- Max socchiuse gli occhi, cercando di capire quali fossero le divinità e sentendo il vaso cambiare tra le sue mani. Che reperto incredibile. Non aveva mai studiato vasi magici. Che fosse il famoso "Vaso di Pandora"?

-Max!- la voce che lo chiamava divenne fin troppo chiara, e Max sobbalzò vistosamente, alzando la testa e ritrovandosi faccia a faccia con Sonja, che lo stava scuotendo un po' preoccupata.

-Efesto e Afrodite! ...No, anzi, Ares e Afrodite- disse con sicurezza, facendo indietreggiare Sonja.

-Max... tutto bene?- chiese la ragazza, squadrandolo preoccupata.

Fu solo a quel punto che Max si rese conto di non essere in un sito archeologico, ma sul retro del Corona Café, e che probabilmente si era addormentato durante i suoi dieci minuti di pausa pranzo.

Pausa pranzo che sperava di poter utilizzare per studiare Archeologia Greca.

Inoltre aveva appena fatto una figuraccia terribile davanti a Sonja.

Pregò Ares e Afrodite che tutto ciò fosse parte del sogno.

-Sembri esausto. Stai bene? Hai bisogno di riposarti un altro po'?- gli chiese Sonja, mettendogli una mano sulla fronte e confermando di essere del tutto reale.

Max si strofinò gli occhi cercando di mettere meglio a fuoco l'elegante figura della ragazza e aggrapparsi del tutto con la mente alla realtà.

-Sonja... no, non preoccuparti. Che ore sono?- chiese, alzando lo sguardo verso l'orologio a muro dall'altra parte della stanza.

La pausa pranzo era finita da tre minuti. Si era addormentato approssimativamente cinque minuti dopo aver cominciato a studiare, quindi aveva dormito la bellezza di otto minuti consecutivi.

-Sono pronto a tornare a lavoro- assicurò Max, prima che Sonja potesse rispondere alla domanda precedente, e provò ad alzarsi, solo per essere spinto nuovamente sulla sedia dalla ragazza.

-Nein! Hai una pessima cera. Posso coprire io il tuo turno. Torna a casa a dormire- gli suggerì, in tono autoritario e deciso.

Ma Max non poteva permetterselo.

-Non posso. Ho bisogno di lavorare, e devo studiare. Ho l'esame tra due giorni, e devo ancora inviare la domanda al professore e...- Max iniziò ad elencare tutto quello che doveva fare entro la settimana, e sentì quasi un peso fisico che si posava sulle sue spalle.

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