Capitolo 1

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Dana's POV

La mia fronte è okay, io sto bene.
Mi hanno dato sei punti.
Sono un po' sotto shock, ma tra le due quella che sta peggio è sicuramente la macchina di mio padre.

«Vi lascio soli. Se avete bisogno di qualcosa, sono nella stanza accanto.» dice il dottore.

Ci porge un sorriso gentile ed esce dalla camera.
Io faccio penzolare i piedi dal lettino e ho paura ad alzare lo sguardo verso i miei genitori. Prendo un bel respiro e li guardo dritti negli occhi. Prima quelli azzurri di mia madre che ho sempre invidiato, e poi quelli scurissimi di mio padre.
Tali e quali ai miei.

«Posso iniziare io?», chiedo.

Nessuno dei due risponde. Lui mi guarda severo, lei tiene le braccia incrociate al petto, battendo un piede a terra.

«Sì, inizierò io. Mi dispiace, okay? So che può sembrare banale, ma è così. Mi dispiace davvero tanto. Vi ho mentito, ho distrutto l'auto e potevo anche morire. No, morire forse no, però sarebbe potuta andarmi peggio, ecco. Non avevo idea che le cose potessero prendere questa strana piega, perciò vi chiedo veramente scusa, so che avete perso tutta la fiducia che avevate riposto in me e me lo merito. Sono andata ad un concerto invece di dormire da Sammy, è vero. Sammy non è neanche a Portland, adesso. È in campeggio con il suo ragazzo, se vogliamo dirla tutta. Ho inventato un sacco di bugie solo perché sapevo che non mi avreste mandato a quel concerto a Seattle. Sono mortificata, ho imparato la lezione e prometto che non lo farò più.»

Mio padre si passa una mano sugli occhi e poi sospira forte.
Oh no. Brutto segno.

«Ci puoi contare che non lo farai più, signorina. Eri da sola, nel bel mezzo della notte, a Seattle. Capisci la gravità della situazione? Hai distrutto la mia auto e tu potevi rischiare di farti molto male! Io ancora non ci credo, sai? Passo diciotto anni ad educare mia figlia e poi una notte vengo svegliato da una telefonata della polizia perché lei si è schiantata contro un albero a mille km da casa nostra. Lo sai che spavento che ci hai fatto prendere? Tua madre ha pianto fino all'arrivo in ospedale! Sei felice adesso?»
«Non era mia intenzione-»
«Ci mancherebbe!», sbotta mia madre, alzando le braccia al cielo. «Ci mancherebbe solo avere una figlia a cui piace far venire un infarto ai propri genitori! Dana, io non capisco. Perché devi sempre fare di testa tua? La testardaggine l'hai proprio presa da tua nonna, eh. Tua nonna paterna, ovviamente. Come diavolo ti è saltato in mente? D-Davvero io non ho idea di come tu riesca a partorire queste idee così stupide e... Ed infantili per una della tua età! La cosa peggiore è che eri da sola!»
«Ho degli amici a Seattle. Ero assieme a loro durante il concerto.»
«Amici? Che razza di amici avresti lì? Come li conosci?»
«Tramite Internet.», sussurro, abbassando gli occhi.
«Ecco! Internet! Sta rovinando il cervello a voi giovani!», strilla mia madre puntandomi il dito contro.

Cala un attimo di silenzio.
Sento il piede di mia madre continuare a sbattere sul pavimento e i sospiri pesanti di mio padre. Sono entrambi con una mano sulla fronte.

«Sei un'irresponsabile.», dice mio padre.
«Lo so, mi dispiace.»
«Io-io non so come punirti. Sei al college, dovresti essere matura. E invece no, c'è la fregatura.»
«Papà, mamma, ho detto che mi dispiace.»
«È tempo che ti trovi un lavoro, Dana.»
«U-un momento, mi state dicendo che non mi pagherete più il college?», domando iniziando a sentire il cuore battere forte.

Mia madre sospira e lancia un'occhiata a mio padre che fissa il pavimento.

Poi prende parola: «No, pagheremo noi. Ma solo il college e i libri che ti servono. Niente più carta di credito per fare shopping con Mandy il sabato pomeriggio e basta serate al bar con i tuoi amici. Chiaro?»

Poteva andarmi peggio.

«Chiaro.», dico abbassando la testa.
«Vado a bere dell'acqua.», dice mio padre frettolosamente, uscendo subito dalla stanza.

Li ho delusi, e tanto.
Questa volta non basterà un labbruccio o un abbraccio.
Questa volta sono fottuta.

«Mamma, si sa chi mi ha fatto sbandare?»
«Sì, un ragazzo. Sono quasi sicura che sia quello che ha chiamato l'ambulanza», sospira pesante sedendosi sulla poltrona. «Almeno abbiamo avuto la fortuna di incontrare un bravo ragazzo e non un teppista che sarebbe scappato via senza nemmeno aiutarti.»
«Ha confessato subito?»
«Sì, si è anche offerto di pagare subito il danno. Ovviamente abbiamo dato la precedenza a te e siamo venuti qui.»
«Okay», sussurro. «Mamma?»
«Mh.»
«Mi dispiace.»

Annuisce impercettibilmente ed io mi metto a guardare fuori dalla finestra la notte lunga che sta per trasformarsi in un nuovo giorno.
Forse l'inizio dell'Inferno.

~~~
Buongiorno come va? Io bene, ma il telefono mi ha cambiato la tastiera e non riesco a scrivere bene ahaha
Ecco il primo capitolo! Cosa ne pensate? Fatemi sapere, un bacioo

-Alessia

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