Capitolo 25

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Hunter's POV

«Lo sai, Harry, non pensavo che il fortino mi avrebbe rinchiuso.», mi lamento.

Sono dentro ad un fortino di cuscini.
Un bambino alto come un fagiolo è davanti a me atteggiandosi come il capo. Mi dice che sono in prigione.
E Dana è sul divano e godersi la scena.
Penso che abbia anche fatto una foto.

«Ah-ah! Non puoi più uscire, sei imprigionato!», urla il bambino puntandomi un dito contro.
«Non posso uscire, dici? Okay, vediamo.»

Mi alzo in piedi e in un movimento solo smonto il fortino del bambino.
E forse anche la sua finta autorità.
O i suoi sogni. Lo guardo dall'alto e lui sembra piuttosto confuso.

«Hunter! È un bambino! Sei un guastafeste.», mi cazzia Dana.
«Lui era convinto non potessi uscire, no? Gli ho dato la prova che non potrà avere sempre ragione.»
«Ha sei anni!»
«Queste cose si imparano in giovane età...», mi giustifico borbottando un po'.

Dana ruota gli occhi al cielo e si alza, per poi inginocchiarsi davanti ad Harry per arrivare alla sua altezza.

«Sei triste, Harry? Perché Hunter è cattivo?»
«È cattivo.», annuisce.
«È mooolto cattivo! Perché non gli dai un bel calcio, proprio lì sullo stinco?»
«Calma!», dico.
«Dov'è lo stinco?»
«Lì, segui il mio dito. Ci sei?»
«Sì!», urla.

Il bambino si sfrega le mani chiuse a pugno e si avvicina a me. Dovrei aver paura di un ragazzino di sei anni?
Si avvicina a me e mi tira un forte calcio.
Oh, beh-

«Bravissimo! Adesso andiamo a dormire. Di' buona notte all'uomo cattivo.», sorride Dana, alzandosi e prendendo per mano Harry.

Il bambino mi augura la buonanotte e poi mi fa la linguaccia. Adesso capisco come si è sentita Margaret. Mi ha fatto veramente male, ma non lo dirò a Dana. È solo uno stupido bamboccio in un pigiama verde. Non sapeva neanche cosa fosse lo stinco!
Ho vinto io, Harry. Uno a zero.

Forse sarebbe gentile da parte mia sistemare il casino che ho combinato distruggendo il fortino.
Ma pagano Dana, non me.
Quindi mi siedo sul divano ed incrocio i piedi sul tavolino di fronte. Me ne sarei andato volentieri già una ventina di minuti fa, ma adesso che il rompiscatole è di sopra, io e Dana saremo da soli. Sarebbe da idioti andarsene proprio ora. Io e lei, una casa vuota e di due sconosciuti.
Chissà cosa potrebbe accadere.

Dana scende le scale e torna in soggiorno. Sembra confusa.

«Sei ancora qui?», chiede dirigendosi verso la sua borsetta.
«No, sono un ologramma, non vedi?»

Mi fa il verso e poi si siede sul divano. Non vicino a me, ma non è nemmeno così distante. Forse sta cercando di dirmi qualcosa. O magari vuole che sia io a fare il primo passo. Apre la borsa ed estrae una fiaschetta.
C'è dell'alcol lì dentro?

«Cos'è?», domando avvicinandomi.

Stranamente non ricevo brutte occhiatacce da parte sua.

«Whisky», beve. «Harry è stato bravo, certo, ma ho bisogno di Whisky.»
«Ci dai dentro», rido. «Ma non avevi l'influenza? Non stai prendendo medicinali?»
«Sto meglio e l'ultima pastiglia che ho preso risale a ieri pomeriggio.»
«Okay, ti credo.»
«Non hai motivo per non farlo.», aggiunge e beve un altro sorso.

Non so se ho più voglia di vederla ubriaca fradicia, o di bere anche io assieme a lei. Insomma, le cose che poi accadrebbero sarebbero solo frutto di una sbronza. No?

«Me ne dai un goccio?»
«No, adesso la metto via. Non voglio ridere ubriaca di fronte ai genitori di Harry, quando arriveranno qui.»
«Dài! Ma quanto poco reggi se hai questo timore? Un po' di Whisky non ha mai ucciso nessuno!»

Beh, non ne sono molto sicuro, a dire il vero. E nemmeno Dana, infatti scuote la testa e chiude la fiaschetta.
La rimette in borsa e ripete la parola "no" tre volte. Dimenticavo, è cocciuta come un mulo.

«Allora, alla prossima festa che organizzo ci vieni, no?», tento.
«Quando?»
«Uhm... Sabato! Questo sabato qui, allora ci sei?»
«Non lo so, Mandy sarà fuori città...»
«E quindi?»
«Con chi vengo? Da sola? No, grazie.»
«Vieni con me ed i miei amici, tanto hai già conosciuto Will, e suppongo anche Troy.»
«Ti prego, ci ho scambiato due parole.»
«Allora te li presento per bene uno di questi giorni!»
«Dài, non so, non ho voglia di andare ad una festa adesso. Poi senza Mandy sarebbe strano...»
«Lei l'altra volta è venuta lo stesso senza di te.»
«Certo, perché io non potevo.»
«E lei non potrà questa volta! Pari. No? Dài, ci sarà da divertirsi.»
«Ci penso, okay?»
«Per me è un sì, eh.»
«Ho detto che ci penso!»
«Cosa? Hai appena detto "sì, Hunter non vedo l'ora!"?»

Sbuffa e ruota gli occhi al cielo.
Poi incrocia le braccia e mi guarda un attimo negli occhi.
Sorrido e mi perdo tra le sue lentiggini. Un giorno le conterò tutte.
Guardo la sua fronte e vedo la cicatrice dell'incidente. Automaticamente muovo la mano e le accarezzo la pelle. Lei sembra sorpresa, ma mi lascia fare.
Perché sembra piacerle.
Le vorrei saltare addosso, adesso, ma c'è qualcosa che mi ferma.
Forse non voglio rovinare questo momento, perché sento qualcosa di strano in questa stanza. Come se questa situazione fosse solo la prima di molte altre che verranno a crearsi.

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Buonasera, come state? Io sono stata bene tutto il giorno, poi però una cosa mi ha "rovinato" la serata e vabbè, fa niente
voi che raccontate? Come stanno procedendo le vostre giornate?
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo, un bacio

-Alessia

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