Capitolo 34

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Hunter's POV

«Che c'è?», domanda.
«Dov'eri?»
«Perché dovrei dirtelo?»
«Perché te lo sto chiedendo.»
«A fare un giro.», si arrende.
«Con quello là?»
«Sì, e si chiama Peter.»
«Non mi interessa il suo nome.»
«Che problemi hai?»
«Fammi capire, Dana, io per una volta disdico i piani organizzati e tu te ne vai con il primo che capita?»
«Il primo che capita? Hunter, lo sapevi benissimo che Mandy stava cercando di farci uscire insieme, quindi non hai motivo per essere così sorpreso!», si sta infuriando. «Sei tu che hai preferito stare con i tuoi amici invece che con me.»
«Smettila di parlarmi come se fossimo una stupida coppietta.»
«Allora tu evita queste scenate di... Cos'è? Gelosia?»
Rido. «Io? Geloso? E di che, scusa? Dovrei aver paura della concorrenza? Cioè quel Peter lì? Se fosse una gara vincerei anche senza partecipare.»
«E perché siamo qui a parlare, dunque? Potrei già essere in camera mia, a letto, sotto le coperte da un pezzo!»
«Vai, allora, non sarò di certo io a fermarti.», dico indicandole la porta.
«È per questo che odio parlare con te, Hunter. Perché trasformi sempre tutto in un litigio: anche quando non c'è niente per cui discutere, tu riesci a trovare lo stesso la scusa per sollevare un polverone. È davvero estenuante, lo sai? Perché non ti fai un esame di coscienza e cerchi di capire cosa c'è che non va? Sai, la notte porta consiglio!»
«Non andrò di certo a seguire le dritte di una ragazzina frustrata come te! Non ho bisogno che tu mi faccia da mammina, e sappi solo che se vuoi evitare litigi e discussioni puoi benissimo smettere di parlare con me. Non sarò di certo io a rincorrerti.»
«Io davvero non ti capisco. Che scopo ha questa conversazione? E il senso? Non ce l'ha! Sei buono solo a farmi incazzare, ma io sono stufa. Sei così con tutti? Perché mi stupisco di come la gente non faccia a scappare, dato che dopo due settimane io sono già con le mani tra i capelli!»
«Affari tuoi, se tu agli inizi mi avessi semplicemente ignorato, sarebbe finita lì.»
«Come potevo? Mi stavi attaccato!»
«Spero tu non ti sia abituata, allora, perché non accadrà più.», adesso sono io quello davvero arrabbiato qui.
«Hunter», abbassa il tono di voce. «Perché diavolo stiamo litigando?»
«Mi fai incazzare, Dana. Io ho rinunciato ai miei amici più volte per stare con te e se per una volta faccio io contrario tu esci con un altro?»
«Adesso sei tu a parlarmi come se fossimo una "stupida coppietta"! Ma io e te non usciamo insieme, ed io sono libera di poterlo fare con un altro!»
«Allora fallo! Fallo e basta. Vattene direttamente, no?»
«Sai dire solo cose sbagliate o cattive, Hunter. Evidentemente, tra i due, solo io avevo iniziato ad affezionarmi alla piccola amicizia che stava nascendo. Buonanotte, spero tu stia meglio adesso.»

Gira i tacchi e se ne va.
Io mi accorgo di aver fatto un casino.
Come te lo dico, Dana, che sono un lunatico del cazzo e che adesso voglio che tu torni indietro? Che non penso davvero a ciò che dico, è solo che mi fai infuriare di gelosia? Perché te ne sei andata con quel tizio lì? Io ho cercato solamente di dare spazio ai miei amici. Dana, capiscimi. Non voglio escludere nessuno, tantomeno te. Torna qui, voltati. Io ci tengo alla nostra amicizia, non puoi dire il contrario.
Orgoglioso di merda. E pure permaloso. Sono qui, imbambolato, con i piedi inchiodati al prato. Ho sbagliato. L'ho fatto eccome. Ma adesso come riporto Dana indietro? Chi me la ridà? Io volevo solo guardare Pulp Fiction con lei. Maledico la mia rabbia, che mi fa sempre agitare e dire cose che in realtà nemmeno penso.
E mi chiedo perché io debba essere così impulsivo, sempre e comunque.

Muovo un passo in avanti solo dopo qualche minuto. Rimanere a fissare il vuoto mi ha fatto capire che Dana ha ragione. E che anche questa volta, sono io dalla parte del torto.

Arrivo nel dormitorio, entro in camera e vedo che Troy è ancora sveglio, disteso sul suo letto con il cellulare in mano.

«Quanto ci hai messo!»
«Tanto.», sussurro, accendendo la luce.
«Che hai?»
«Ho litigato con Dana.»

Il mio amico sbuffa, spegne il telefono e lo posa via. Poi si mette seduto e mi guarda dritto negli occhi.

«Avanti, racconta.»
«Non mi sembra il caso, Troy, dopo quel discorso di oggi pomeriggio, dài...»
«Non voglio sentire scuse, Hunter. Se tu stai male non posso fingere che sia il contrario. Dimmi cos'è successo?»
«Non mi va.»
«Lo sai che non sei bravo a tenerti le cose dentro. Dimmelo: dimmi che è successo», sorride per rincuorarmi. «Solo così potrai stare meglio.»
«Dopo quello che è successo ogg-», tento.
«Lascia stare il mio discorso al parcheggio. Adesso voglio sapere che cos'ha il mio migliore amico.»
«Ne sei così sicuro?», domando.
«Al cento per cento.»
«Okay. Grazie Troy.»

~~~
Buonasera, scusate la piccola assenza, ma ieri ho finito scuola e ho impiegato un po' di questo tempo con le mie amiche. Che classe farete il prossimo anno?
E poi, come state? Che raccontate?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e soprattutto di questi due cane e gatto... Litigano sempre! Grazie per aver letto e vi mando un bacio

-Alessia

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