Capitolo 38

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Dana's POV

«Gli piaccio, Mandy, gli piaccio.»
«È da più di un'ora che me lo ripeti, Dana, l'ho capito.», ride.
«Io gli piaccio.», sorrido, mettendomi il cuscino sul volto.
«Sì, ma gli piacerai un po' di meno se arriverai in ritardo. Forza, datti una sciacquata e sistemati quei capelli, perché sembri mia nonna.»
«Gli piaccio!», urlo, alzandomi.
«Ah sì?»
«Sì, ci credi?»
«Wow! Gli piaci!», mi prende in giro.

*

Sono le nove passate da un paio di minuti quando esco dalla mia stanza.
C'è molto silenzio e maggior parte delle luci sono spente. Cammino a passo felpato per tutto il corridoio e quando esco dal dormitorio, vedo il custode. Sveglio e pimpante, mentre parla al telefono con qualcuno. Come devo fare adesso? O esco dalla finestra o me ne torno in camera.
Direi che la prima opzione è quella più fattibile, dato che non ho alcuna intenzione di tornare indietro e sprecare il profumo che mi sono appena spruzzata addosso.
Apro una delle finestre nel più silenzioso dei modi, metto fuori un piede, poi l'altro ed atterro nelle siepi.
Mi do' una piccola botta al di dietro, ma almeno sono uscita senza essere beccata. Cammino piano fino agli scalini e vedo Hunter già lì.

«Ciao, c'è il custode ed è sveglio... Meglio cambiare zona.», sussurro velocemente.
«Cazzo, okay. Dove andiamo?»
«Non lo so, sul retro cosa c'è?»
Lui sembra pensarci un secondo, ma poi gli viene il lampo di genio. «Ci sono, seguimi.»

Mi prende per mano e cammina qualche passo più avanti rispetto a me. Abbasso gli occhi sulle nostre mani e non riesco a non pensare con un sorriso a ciò che sta accadendo adesso nella mia vita.
Hunter mi stringe la mano dieci volte più piccola della sua, e spero che non stia sudando. O potrei fare un figuraccia. Giriamo l'angolo ed oltrepassiamo altre delle mille siepi presenti in questo campus.

«La palestra dovrebbe essere aperta, c'è sempre qualcuno che entra per fare sesso.», dice con nonchalance.
«Hunter- Non vorrai mica...»
Lui si ferma e si volta per guardarmi. «Cosa? No! Non sono un pervertito, tranquilla, era solo una constatazione per dire che la palestra, in teoria, dovrebbe essere aperta.»
«Ah okay, okay.»

Mi tolgo un piccolo peso dal petto e ricominciamo a camminare. Quando riusciamo ad entrare di nascosto, Hunter sembra sapere perfettamente dove andare. Non avevo mai visto gli spogliatoi maschili. Trascina poi l'altra porta scorrevole e ci ritroviamo nella piscina. Fa un po' paura.

«Che inquietante.», rido a bassa voce.

Automaticamente mi avvicino di più al corpo di Hunter. Ci stringiamo ancora le mani e sembra esser diventato un contatto più che normale.

«Bello, eh? Senti che pace.», sorride, camminando verso l'acqua.
«Non vorrai mica fare il bagno?»
«No, ho appena fatto la doccia. Non mi va di fare il secondo round.»

Meglio così.
Stacca la sua mano dalla mia e si toglie le scarpe ed i calzini, mettendo i piedi in ammollo nell'acqua calma della piscina. Dovrei fare lo stesso?

Si volta a guardarmi ed un lieve sorriso gli increspa le labbra, mentre si sorregge con le mani appoggiate al pavimento, poco più indietro della sua schiena. Penso mi stia invitando a sedermi di fianco a lui. Dunque tolgo le scarpe e lascio che l'acqua mi bagni fino alle caviglie. Alzo un po' i leggins, per evitare che si bagnino, e gioco un po' con l'acqua.

«Parliamo un po', hai detto prima», inizio il discorso. «Di che parliamo?»
«Dimmi la verità, Dana, ti sei divertita con "Peter"?»
«Sì e no.»
«Che risposta è?»
«Non è di certo una persona noiosa, ma non è il tipo di ragazzo che piace a me.»
«Perché a te piaccio io.», sghignazza.
Sorrido, abbassando gli occhi. «Ed io piaccio a te.»
«Non te ne eri accorta?»
«Qualcosa l'avevo capita, ma non volevo farmi strane idee o viaggi mentali. Non volevo essere delusa.»
«Mh, ho capito. Sabato vieni alla festa, vero?»
«Ho altre opzioni?», rido.
«No, direi di no.»
«Bene», sorrido. «Allora verrò.»
«Perfetto. Come stanno procedendo gli studi? Non te l'ho mai chiesto.»

Mi fa sorridere vedere Hunter così interessato a fare solo una normale e piacevole conversazione pacifica tra due coetanei.

«Un po' stufa, ma tutto sommato bene. A te?»
«Vorrei solamente starmene al college per le feste e la vita indipendente. Odio questo posto, mi sembra di essere di nuovo al liceo.»
«Forse perché studi qualcosa che non ti piace.»
«Giurisprudenza è sempre stato il piano B, però sono felice di averlo scelto. È solo che... A volte penso di non aver fatto la scelta giusta.»
«E il piano A, quale sarebbe?», chiedo curiosa.
«Non mi va...»
«Dài Hunter, che hai da perdere? Io ti ascolto volentieri.»
«Ammetto che mi piace scrivere. Parecchio direi. Probabilmente devo aver ereditato questa cosa da mio padre, ma io e lui abbiamo un rapporto talmente distaccato che mi dà fastidio solo pensare a qualcosa che ci possa accumunare.»
«Perché nascondere ciò che ti piace, Hunter? Dovresti essere grato di poter condividere una cosa così bella come la scrittura, con un tuo genitore. Non riesco ad arrivare al punto.»

Sbuffa e mi prende la mano.
Di nuovo.
La stringe, incastra le sue dita tra le mie e poi fa cadere le mani unite sulla sua gamba.

«Lui scrive romanzi gialli: polizia, detective, investigazioni, no? Ma a me non piace quella roba, preferisco di gran lunga parlare di ciò che accade in una giornata, di quello che vedo negli occhi di qualcuno, ciò che sento-»
«Sei più per la parte sentimentale, diciamo.»
«Sì.»
«E allora tirala fuori questa parte, no?»
«Non combacia con la persona che sembro.»
«Ma tu vuoi essere te stesso o una sagoma di cartone con un ciuffo castano e un piercing al sopracciglio?», chiedo guardandolo dritto negli occhi.
«Boh, Dana, è più complicato di quanto sembri.»
«Diventa facile nel momento in cui togli i paletti che ti sei prefissato.»

Lui ridacchia. Guarda davanti a sé, gioca un po' con l'acqua e poi mi riguarda dritto negli occhi.

«Sicura che anche a te non piaccia scrivere?»
«Non l'ho mai sperimentato.»
«Provaci, ne verrebbe fuori un capolavoro.»
«Non farò nulla fino a quando non smetterai di nasconderti per paura di chissà chi o cosa.»
«Non è paura.», sottolinea.
«E allora cos'è?»

Hunter apre bocca per rispondere, quando sentiamo un rumore provenire dagli spogliatoi. Nel giro di un millesimo di secondo, mi ritrovo avvinghiata al suo braccio. Se fossimo stati in un'altra occasione, Hunter avrebbe sicuramente sghignazzato e mi avrebbe preso in giro per un bel po' di tempo. Ma adesso sembra più occupato a pensare come svignarcela.
Mi fa segno di alzarmi silenziosamente. Ci rimettiamo le scarpe in pochi secondi, e poi ci riprendiamo per mano.
Come se fosse normale farlo.
Ho un po' di paura. Ma sarà che io sono la fifona delle fifone.

~~~
Buongiorno, come va? Che raccontate? Io boh, non lo so, preferisco non dire niente. Come procedono le vacanze? Siete già andati al mare? Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, un bacio.

-Alessia

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