Capitolo 39

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Hunter's POV

«Secondo te ci ha riconosciuti?», chiede Dana, ridendo.
«Macché! Non ci vedeva nemmeno! Quanti anni ha il custode? Sessanta?»
«Probabile.»

Siamo arrivati alla mia auto, ferma da quando mi hanno tolto la patente. Seduti dentro, con la radio che trasmette qualche canzone anni novanta e il volume molto basso.
Stiamo ancora ridendo per la corsa che ci siamo fatti per scappare dal custode. Siamo sfrecciati, letteralmente. La piscina era un bell'ambiente, ma abbiamo preferito salvarci la pelle. Almeno ci siamo fatti quattro risate in più.

«Comunque siamo riusciti a fare esercizio fisico anche a quest'ora.», dice sorridendo.
«Visto? Ci si mantiene sempre in forma.»
«Eh sì.», dice smettendo di ridere piano.

Trovo che non sia una bella serata: fa più freddo del solito e in cielo non c'è nemmeno una stella. Avremmo potuto scegliere un'altra sera, forse.
Ho fatto bene ad indossare una felpa più pesante. Mi rattrista pensare all'arrivo dell'inverno, preferisco di gran lunga l'estate ed il caldo.
La radio fa iniziare Locked Out Of Heaven di Bruno Mars, e Dana scatta sul posto.

«Ti piace?», sorrido.
«Sì, la ascoltavo sempre qualche estate fa in vacanza alle Hawaii. A proposito, non mi hai mai parlato dei tuoi gusti musicali, Hunter. Qual è il tuo cantante preferito?»
«Se la giocano Kanye West e i The Neighbourhood. Il tuo qual è?»
«Non ne ho uno, ascolto quello che mi piace.», ammette, canticchiando qualche parola della canzone di Bruno Mars.
«Ho capito.»
«Il tuo colore preferito, fammi indovinare, è il nero?», chiede ridendo.

Mi colpisce tutta questa sua curiosità nei miei confronti. Anche se sono domande piuttosto banali e scontate, mi fa piacere sapere che c'è qualcuno a cui interessa qualcosa di me.
È una bella sensazione.

«Il nero e il blu notte», la correggo. «E tu?»
«Bianco e tutti i colori pastello.»
«Non capirò mai come facciate voi donne a distinguere così tanti colori, palesemente identici.»
«Se tu non conoscessi la differenza tra colori simili, avresti detto semplicemente "blu", senza aggiungere "notte". Quindi, ciò implica che tu sia una donna?»

Ma com'è che hai sempre la risposta a tutto quello che dico?

«Questo è blu», dico indicando il ciondolino a forma di skateboard che pende dal mio specchietto retrovisore. «E quello è blu notte. Anche una persona affetta da acromatopsia riuscirebbe a distinguerli. Siete voi donne che avete un nome per ogni colore: verde menta, petrolio, panna acida.», dico prima indicando il cielo.
Lei scoppia a ridere. «Panna acida? E che colore è? Forse volevi dire color panna, uh?»
«Credimi, troverete anche il color panna acida. Ne sono sicuro.»
«Magari anche l'azzurro mare all'alba.», sorride e mi regge il gioco.
«O il nero scuro.»

Proprio come i tuoi occhi.

«Nero scuro?», ride.
«Sì.»
«Non è una ripetizione?»
«Che ne sappiamo? Per quanto mi riguarda, il nero della mia auto mi pare completamente diverso al nero dei tuoi occhi, Dana.»
«Stai accostando la vernice di una macchina con la genetica dei miei genitori.»
«Sì, e ho ragione. Magari esiste un nero più scuro dagli altri. Tipo, i tuoi occhi.»
«Forse hai ragione, vediamo cosa ci farà scoprire la scienza dei prossimi anni.», sorride, abbassando lo sguardo.

Si sistema il pantalone, anche se non c'è niente da correggere. Probabile imbarazzo? Forse è il primo momento fin da quando la conosco, che Dana appare timida o, addirittura, insicura.

«Sei intelligente.», mi sfugge.
«È un bel complimento.», sorride, guardandomi di nuovo e portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
«Ed è anche la verità.»
«Grazie.»
«Prego.»

Rimaniamo in silenzio e lei guarda fuori dal finestrino e vedo che sorride.
Lo fa per quello che ho appena detto?
Se lo faccio anche io, significa che sono fregato. No? Mi sa di sì.
Vorrei poggiarle la mano sulla coscia, che è così vicina alla mia.
E poi baciarla.
Ma non voglio rovinare tutto.
Magari lei si tira indietro, magari non è pronta. Forse non vuole, è troppo presto o che ne so io. Non ci capisco niente del cervello femminile, tantomeno di quello di Dana.
Mi sembra più un cubo di Rubik.

«Comunque se riesci a distinguere la tua auto dai miei occhi», dice, continuando a guardare fuori. «Forse vuol dire che anche tu sei una ragazza.»

Si gira verso di me e sorride.
E come faccio a non farlo anche io?

~~~
Buongiorno, come va?
Quanto sono carini questi due??
Come state, io bene, ho un po' di mal di testa e mal di gola e sono un po' stanca perché ieri sera ero ad un diciottesimo... Voi che raccontate? Vi sta piacendo la storia? Del capitolo cosa ne pensate? Grazie per aver letto, un bacio!

-Alessia

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