2 - Temporale, neve e confetti

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Benjamin

«Non dovrei essere io a dirtelo ma, davvero, dovresti avere maggior amor proprio: quello stronzo ti tradirà ancora, le persone come lui non cambiano, capito? Ti ho avvisato, non venirmi a cercare quando accadrà, perché succederà Federico.»

Quell'attacco frontale mi era uscito più duro di quanto avessi voluto, e lo sguardo lucido e ferito di Federico mi fece pentire immediatamente delle mie parole, sparate con cattiveria e senza alcun filtro. «Io... scusami Fede... credo d'aver esagerato, non sono affari miei e...»

«Sei stato chiarissimo invece, grazie Ben. Se Jordan mi ha ferito con il suo comportamento immaturo, tu hai raso al suolo tutte le mie sicurezze, ma almeno adesso so cosa pensi di me. Scusami se ho creduto che potessi essere mio amico, domani faccio le valige e tolgo il disturbo... n-non preoccuparti.»

Senza aggiungere altro mi aveva voltato le spalle per poi iniziare a singhiozzare silenziosamente: quanto potevo essere stato stronzo? Anche se non approvavo le sue scelte non ero nessuno per ferirlo in quel modo, soprattutto perché, oddio... perché ne ero innamorato. Era inutile negarlo, così come ignorare il fatto che l'avessi appena ridotto in quelle condizioni.

Dentro la mia testa l'avevo già giudicato colpevole, accusandolo senza dargli nemmeno la possibilità di difendersi: che problemi avevo? All'ennesimo singhiozzo mi ero sentito davvero un verme: ignorando il freddo avevo aperto la zip del mio sacco a pelo, per poi uscirne e inginocchiarmi davanti al suo.

Pur sapendo di fare una cazzata, avevo fatto scorrere la sua cerniera verso il basso «Che... che pen-si di fare?» per poi farmi spazio all'interno e abbracciare il suo corpo tatuato.

«Non piangere, ti prego...» gli avevo sussurrato prima si stringerlo e baciargli il tatuaggio dietro la nuca. «Scusami Federico, scusami.» Sapere di essere la causa del suo crollo, così come delle spalle scosse da singhiozzi spacca cuore, aveva incrinato tutte le barriere che avevo eretto per proteggermi dall'amore che sentivo nei suoi confronti.

«Lasciami... lasciami solo, vattene Ben.» Quando gli avevo poggiato due dita sotto il mento per farlo girare, quella debole protesta si era persa tra le mie mani. «Scordatelo, non me ne vado Fede: scusami se ho fatto lo stronzo prima, non ne avevo il diritto.»

Perdendomi nei suoi occhi color cobalto, bagnati di lacrime e delusione, avevo deciso di seguire quello che il cuore mi faceva sognare da troppo tempo: dopo avergli accarezzato dolcemente la guancia, avevo chinato con lentezza la testa fino a sfiorargli per la prima volta le labbra, in un dolce bacio a stampo «Ben... Benjamin...» Quando avevo sentito la morbidezza della sua bocca, accarezzarla con la lingua, per poi schiuderla e cercare la sua, era stato istintivo. Così come farlo girare tra le mie braccia e accoglierlo in una stretta piena di desiderio e voglia di appartenersi: a separarci c'erano rimasti solo i nostri tatuaggi, e mai niente mi era sembrato più giusto.

«A-aspetta...»

«Cosa devo aspettare Federico?» Ancora un bacio, traboccante di sentimenti ancora non dichiarati, l'aveva fatto gemere sotto di me.

«Che significa Ben? Prima mi offendi, mi dai quasi della puttana, e poi...»

«Scusami Federico sono stato un coglione.» gli avevo confessato dopo aver appoggiato la fronte alla sua ed essere affogato nelle sue gemme blu, in quel momento perse a osservarmi con attenzione. «Credo che la gelosia possa rendere stupide anche le persone più intelligenti, sai? Non ho scusanti per quello che ti ho detto ma sappi che non lo penso: se potessi tornare indietro non ti ferirei mai più in quel modo.»

«Però adesso l'hai fatto.» Quel sussurro, unito alla sua espressione triste e delusa, era stato un altro pugno nello stomaco, ma sapevo di meritarmelo.

"Mille Sfumature di Fenji" ♥️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora