1 - Epilogo - L'Angelo della Morte

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Benjamin

Quando la morbidezza del letto aveva abbracciato la mia schiena nuda, un gemito d'anticipazione era rotolato nell'aria, mentre mi stringevo intorno ai fianchi del mio angelo, decisamente eccitato: ogni abito tra noi era scomparso come per magia, e io non chiedevo nulla di meglio. «Fede... Federico non fermarti.»

L'occhiata piena di desiderio che mi regalò il mio compagno - prima di farmi assaggiare ancora il suo sapore - venne accolta come una miccia d'oro e fiamme, accesa nella notte e pronta a esplodere.

«Non preoccuparti Ben stavolta andremo fino in fondo, ma voglio essere certo che nessuno ci disturbi.»

«Che vuoi fare?»

Il divertimento apparso nei suoi tratti angelici mi aveva fatto sorridere di riflesso, anche se il mio unico pensiero coerente era quello di sentirlo muovere dentro di me: a fondo, con passione e possibilmente a lungo.

«Ora vedrai babe...» Prima che potessi fare altre domande gli occhi di Federico, solitamente azzurro cielo, divennero completamente bianchi. «Lacta sunt praesidium super nos...»

Subito una luce abbagliante ci avvolse, fino a prendere la forma di una bellissima bolla argentata.

«Ecco... Adesso possiamo fare quello che vogliamo: la protezione che ho richiesto ci ha reso come trasparenti davanti agli occhi del Creato, quindi...»

«Quindi?»

«Hai dei preservativi in giro?»

Una risata incredula aveva accolto quella domanda. «Li usate anche voi esseri alati?»

L'occhiata mortalmente seria di Federico smorzò il mio divertimento in tre secondi «Non si è mai troppo cauti: se dovessi restare incinto? Sarebbe un vero casino.»

«In... Incinto?»

L'espressione spaventata che emerse dai miei tratti lo fece scoppiare a ridere. «Sto scherzando Ben! Ma per i preservativi ero serio.»

«Idiota!» Uno schiaffetto secco sul sedere mi fece guadagnare un bacio passionale.

«Tu sei bellissimo invece: allora? Questi preservativi?»

«Mh... Fede... ca-cassetto.»

Un bacio e sette gemiti pieni di desiderio dopo, il mio angelo era tornato tra le mie gambe. «Bene bellezza... preparati a toccare il Paradiso con un dito.»

Nonostante la tensione erotica presente nell'aria, Federico riuscì a strapparmi una risata colorata di divertimento.

«Sbruffone... invece di parlare tanto perché non ti dai da fare? Oppure voi Angeli avete soltanto la fama di grandi seduttori ma poi quando, arrivate al dunque...»

Non appena le sue labbra toccarono la pelle chiara del mio collo, quelle sciocche proteste divennero innocui sussurri spezzati di desiderio. «Dimmelo tu Ben...» mi aveva provocato, per poi succhiare insistentemente un lembo di pelle tatuato e ondeggiare i fianchi. «Dimmelo tu se sono solo voci.»

Sentire il suo sesso, caldo e pulsante, premere sopra il mio fu qualcosa di indescrivibile. «Fe-de...»

Ma un curioso «Mh... strano...» mi aveva fatto aggrottare la fronte.

«C-cosa? Cos'è strano?»

«Hai lo stesso sapore di un angelo bianco.» aveva bisbigliato Federico al mio orecchio, senza mai smettere di sfiorarmi, ora tra i capelli, ora lungo i fianchi «Solo chi si è guadagnato le ali sa di zucchero filato, caramello e cioccolato bianco, eppure tu sei umano.» La confusione presente nella sua voce mi spinse a racchiudergli il volto tra le mani, per poi guardarlo intensamente e baciargli le labbra.

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