4 - L'Angelo della Morte

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Uriel

«Hai permesso che tuo fratello Azrael salvasse ancora una volta Benjamin e questo non doveva succedere Uriel: perderai le ali, vagherai sulla terra come un umano e solo un sacrificio d'amore te le farà riguadagnare.»

Quell'avvertimento sibilino era stato l'ultima cosa che la mia mente angelica aveva registrato, prima di essere avvolta dal nulla. In un battito d'ali ero stato spinto giù, attraverso i cieli e il tempo, senza alcuna possibilità di poter volare: le mie bellissime ali, screziate d'oro e d'argento, mi erano state strappate.

Il dolore era stato così atroce che le mie urla avevano riverberato per tutto il regno dei cieli fino a scendere come lava nei meandri degli inferi.

Il cemento di Los Angeles era stata la prima cosa che aveva baciato la mia guancia ferita, così come il rendermi conto di trovarmi in mezzo a una corsia stradale. Infiniti suoni, clacson impazziti, rumori assordanti, risate, odore di patatine e hamburger avevano aggredito i miei cinque sensi, per poi lasciarmi confuso e indifeso.

Con costernazione mi ero guardato le rune tatuate sul dorso delle mie mani angeliche - non più dorate e scintillanti, ma nere e scure come le ali di mio fratello Azrael - inoltre le mie dita non stavano stringendo nessuna spada sfolgorante, ma solo polvere.

«Ehi tu! Spostati immediatamente da lì!»

Quel richiamo spennellato d'ansia e timore mi aveva fatto guardare un ragazzo dalle ridicole ciocche rosa, che si stava sbracciando dal marciapiede: come osava rivolgersi a me, Uriel L'Arcangelo della Conoscenza, in quel modo? Come...

«Credi di essere un supereroe forse? Levati ho detto!»

Quegli sciocchi richiami avevano contribuito solo a farmi incazzare ancora di più: potevo aver perso le mie ali ma la mia essenza restava quella di un essere angelico! Gli avrei fatto vedere io di che pasta ero fatto, e...

Un forte dolore sul fianco destro mi aveva fatto volare dall'altra parte della strada: era stato davvero strano farlo senza ali e, in altre circostanze, avrei chiesto di poter riprovare, ma il dolore lancinante che avevo provato, prima e dopo l'impatto con l'auto, mi aveva tolto il fiato.

«Che a-ah... arrivo del cazzo sulla terra! Mh...!» Poi le tenebre mi avevano avvolto e una risata divertita mi aveva accompagnato in quello sconvolgente "Welcome" terrestre.

Due ore dopo

Una lieve carezza, seguita da un intenso profumo di vaniglia, mi aveva fatto riemergere da uno strano sogno in cui mi ero visto salvare uno sciocco umano in mare, intento a fare surf. Sicuramente la botta in testa doveva essere stata più forte del previsto, perché non avrei mosso un dito per un'idiota del genere!

«Avanti Blue so che sei sveglio, apri gli occhi, fallo per me.»

Quella voce sconosciuta, tinta d'impazienza e drappeggiata con uno strano accento, mi aveva spinto ad alzare le palpebre. Chi diavolo era Blue?

«Bravo così, apri gli occhi.»

In un battito d'ali mi ero ritrovato a navigare nel mare più azzurro e bello che avessi visto dall'inizio del mondo: intense sfumature cobalto sembravano voler far l'amore con le infinite pagliuzze verdemare che decoravano i contorni delle pupille, scure come la pece. Ma quello che mi aveva fatto socchiudere le labbra era stata l'intensità con la quale mi stava guardando, e poi accadde l'impensabile: per la prima volta nella mia esistenza angelica sentii le guance scaldarsi. Stavo fottutamente arrossendo!

Io, Uriel, uno degli Arcangeli più potenti e temuti del creato avevo ceduto a una sciocca reazione umana! Era assolutamente...

«Hai degli occhi incredibili: sembrano d'oro fuso con gocce d'ametista: sono lenti?»

"Mille Sfumature di Fenji" ♥️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora