19. L'Arma Segreta

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"Bene, bene bene... quindi si chiama "Esercito di Silente"? Ho sempre saputo che stavi tramando qualcosa, Potter. Ora risponderai alle mie domande. Ah... Severus?"

La Umbridge sorrise inquietantemente al professor Piton, che era sulla porta. "Ho bisogno del Veritaserum"

L'uomo si guardò intorno e le rispose, freddamente: "Temo che sia terminato"

Umbridge aggrottò le sopracciglia, e Harry lasciò andare un sospiro, che non sapeva di star trattenendo. La donna fece per cacciare via Piton dalla stanza, ma il ragazzo doveva fargli sapere di Sirius, a tutti i costi. Mentre usciva dalla stanza, Harry gli urlò: "Hanno preso Felpato, è nel suo nascondiglio"

"Che cosa significa? Severus, dimmelo!"

Piton si girò per andarsene, e nessuna emozione traspariva sul suo viso. Così rispose: "Non ne ho idea" e uscì.

"Non mi resta altra scelta, Potter" disse Umbridge, puntandogli contro la bacchetta. "Qualche Crucio non ti farà che del bene"

Harry sentì che il sangue gli si gelava nelle vene. Era già stato colpito da quella maledizione, da Voldemort in persona, e si era sentito come ogni fibra del suo corpo bruciasse e fosse strappata via allo stesso tempo. Gli altri studenti, in piedi nella stanza, emisero dei versi di sconcerto, e Hermione, Ron e Neville, che come Harry non erano scappati in tempo (ed erano trattenuti dagli assistenti della Umbridge, con le bacchette alla gola) erano pietrificati.

"Non lo può fare, è illegale!" gridò Hermione, con le lacrime agli occhi.

La Umbridge sorrise di nuovo. "Se il Ministro non lo viene a sapere, non lo è"

A quel punto si avvicinò, con la bacchetta puntata. Harry cercò di ritrarsi, ma le corde che lo legavano erano strette, e non c'era via d'uscita.

"Cruc..."

"Harry, diglielo e basta!" gridò Hermione. La donna si fermò.

"Dirmi cosa?" chiese, la sua voce era più acuta che mai. Harry, però, non aveva idea di cosa rispondere, e la sua mente correva, quasi quanto il battito impazzito del suo cuore.

"Dell'arma segreta" disse Hermione, a bassa voce. Era chiaro che non esistesse niente del genere. Doveva essere una delle solite idee della ragazza, ma Harry non sapeva proprio cosa fare.

"Dimmi di questa arma segreta" gli ordinò la Umbridge, scavando dolorosamente con le sue unghie nel collo del ragazzo.

"Non posso dirglielo, ma posso mostrargliela"

A quel punto la Umbridge ordinò a Draco di scortare Harry, che seguiva Hermione. Draco non lo trattò a malo modo, anzi, la sua presa delicata sul braccio del ragazzo servì come supporto, e Harry sapeva bene che fosse scappato, Draco lo avrebbe lasciato andare.

Hermione li condusse alla foresta, e solo quando passarono accanto a un grande albero noto, Harry capì il piano della sua amica. Quello era lo stesso posto dove erano stati con Hagrid, per conoscere il suo fratellastro Grop. Sfortunatamente non c'era traccia del gigante, ma al suo posto apparve un branco di centauri piuttosto furiosi, che iniziarono ad accerchiare il gruppo. Harry si ricordò di cosa avesse detto Hagrid a proposito: la Umbridge aveva stabilito dei confini entro i quali i centauri potevano vivere, e questa decisione non era stata accolta bene.

La donna sembrava stupita di vederli, e urlò loro: "Levatevi dai piedi, disgustosi mezzosangue" e nonostante la richiesta fosse tanto delicata, i centauri non si mossero di un passo, così decise di attaccarli. Delle corde che provenivano dalla sua bacchetta, si strinsero attorno al collo di uno di loro, ed il giovane centauro rimase inerme e soffocato a terra, cercando convulsamente di liberarsi.

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