Capitolo Secondo

702 69 216
                                    

L'intera città era in festa quella sera

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

L'intera città era in festa quella sera. Le strade di Pechino erano invase da fiumi di uomini e donne che stringevano bandiere dorate fra le dita, mentre nei quartieri più poveri giovani eunuchi e belle dame di corte offrivano cibo ai mendicanti.

Meizhen si soffermò nell'osservare delle lanterne di seta sollevarsi nel cielo notturno, per poi incamminarsi insieme a Eryue lungo il mercato cittadino. Non le aveva ancora detto ciò che sarebbe accaduto in futuro, ed era già passato un mese. Molte cose erano cambiate e anche loro avrebbero dovuto farlo, spiegando le loro ali come farfalle nei giardini della Città Proibita.

«Eryue, guarda com'è bello questo fermaglio» esclamò Meizhen, fermandosi di fronte un banco espositivo. Afferrò un lungo spillone appuntito, la cui estremità era ornata da un fiore di lapislazzuli, e lo mostrò alla sorella. «Se lo indosserai, di certo un bell'uomo si innamorerà di te.»

Eryue rise imbarazzata e si coprì le labbra dipinte di rosso con un fazzoletto. «Jiejie, cosa stai dicendo? Mettilo tu, non sei forse la maggiore? Hai già ventiquattro anni, dovresti essere la prima a sposarti, magari con un uomo degli Otto Stendardi.»

Meizhen sospirò afflitta a quell'idea, ricordando la stretta del padre sopra il collo. L'aria quasi le mancò, dunque posò il fermaglio e continuò a passeggiare al fianco della sorella, vestita di seta lillà. «Dovrei puntare a un uomo appartenente al clan degli Ula Nara? In tal modo sarei imparentata con la nuova imperatrice.»

Eryue nascose una nuova risata dietro il fazzoletto, avvicinandosi poi alle mura sorvegliate del palazzo imperiale. Molte guardie si erano radunate davanti ai portoni, con le mani sulle spade e i cappelli di carice sulla testa. «Mi chiedo se questa imperatrice sarà al pari della precedente. Ho saputo che molti non la favoriscono, non ha nemmeno dei figli.»

«Immagino che l'imperatore avrà avuto delle buone ragioni per sceglierla» mormorò Meizhen, incapace di trattenersi. I suoi occhi incrociarono quelli di una guardia alquanto giovane, impassibile di fronte ai portoni, sempre allerta. Come sarebbe dovuta essere anche lei. «Meimei, devo dirti una cosa.»

Eryue si fermò, sistemandole una ciocca dietro l'orecchio. Ogni suo movimento sembrava essere pieno di grazia, lento e misurato. «Cosa devi dirmi? E perché proprio con quel muso lungo?»

«Perché non vi è nulla per cui essere felici» sospirò la giovane, allontanandosi da quei muri sanguigni che, di lì a poco, sarebbero diventati la sua nuova casa. «Tra due giorni dovremo partecipare alla selezione delle Xiunv. Prega affinché tutto vada bene, meimei, perché nostro padre non ci accoglierà di nuovo tra le mura domestiche.»

Eryue rimase silente per attimi che parvero interminabili, poi sedette su di una panca e arricciò il nasino all'insù. Fu allora che i suoi occhi diventarono lucidi di gioia. «Ma quale grande benedizione, jiejie? Di certo verremo scelte come concubine! Io e te siamo belle ed eleganti. Grazie a questa opportunità acquisteremo prestigio.»

Dall'Alba fino al Tramonto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora