Il sole sorgeva troppo presto nella Città Proibita, almeno per le dame di corte.
Meizhen sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano, prima di dirigersi verso l'Ufficio degli Affari Interni. Era in quell'edificio che il quindici di ogni mese tutte le dame di corte si riunivano, per prelevare nuove sete e gioielli da donare alle proprie padrone.
Meizhen attraversò i grandi portoni verdi e posò i piedi in un cortile lastricato, sopra cui si ergeva una grande struttura rettangolare dalle pareti rosse e le tegole dorate. Gli eunuchi si stavano premurando di servire le dame delle varie concubine, ignorando le lamentele di alcune serve intente a denigrare la merce che era stata loro consegnata, chiedendo di più.
«Ma che succede?» si domandò Meizhen, facendo per avanzare. Non riuscì nel suo intento perché una voce a lei conosciuta la costrinse a voltare lo sguardo verso l'ampio corridoio del palazzo, dove il principe Haoran si era fermato a osservarla.
«Succede che all'interno della Città Proibita le concubine non sono trattate tutte con lo stesso riguardo» la avvisò il principe, sventolandosi con l'ausilio di un ventaglio colorato, raffigurante una tigre e un airone divisi da un fiume. «Ma tu non dovresti riscontrare problemi di questo tipo. Ho sentito dire che Shan guì rèn è molto favorita rispetto alle nuove arrivate.»
Meizhen si inchinò con eleganza dinnanzi il principe, sentendosi come limitata dalla sua presenza. Quell'uomo era come un fantasma, che strisciava sulla sua pelle, lasciando brividi di freddo attaccati alle ossa. «A onor del vero, jiejie è riuscita a compiere il suo dovere di moglie, attirando l'attenzione dell'imperatore con la propria bellezza e il buon carattere, vostra altezza.»
Il principe Haoran abbozzò un sorriso e nel notare le sue guance, arrossate per via del calore. Chiuse dunque il ventaglio e glielo porse, come se fosse un dono. «Ti sei abbassata a chiamarla jiejie nonostante tu sia la maggiore?»
Meizhen si morse il labbro inferiore e afferrò il ventaglio con entrambe le mani, sebbene non avesse dovuto. «Sono le regole di palazzo, vostra altezza. Non sarebbe forse scortese da parte mia trattare Shan guì rèn come se mi fosse inferiore?»
Il principe Haoran portò una mano dietro la schiena e si voltò a fissare il nugolo di dame intente a far baccano di fronte l'Ufficio degli Affari Interni. Fra di esse c'era anche Yifan, che li guardava come se volesse fulminarli. Quella donna era ovunque si trovasse il principe Haoran, a volte pareva che lo stesse tenendo d'occhio, come un'amante gelosa.
«Ti do ragione» asserì alla fine il principe, afferrando il sacchetto qingyang che Deming le aveva regalato il giorno prima, e che Meizhen aveva lasciato dondolare sulla gonna. «D'altronde, quando entri nel palazzo tutto cambia. Sei costretto a costruirti una maschera, per celare le tue debolezze ai feroci avvoltoi che si aggirano fra i tetti d'oro e i giardini rigogliosi di questa gabbia invalicabile. Ricorda, Zhen'er: solo chi è abile a mentire sopravvive.»
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Dall'Alba fino al Tramonto
Historical Fiction{COMPLETA E AUTOCONCLUSIVA} Cina, 1750. La grande dinastia Qing ha trasformato la Città Proibita in un luogo di lusso e sfarzo, dove numerose concubine fanno a gara per servire nel letto dell'imperatore e dare alla luce un erede che garantisca loro...