Capitolo Quarantesimo

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Un urlo si levò dalle labbra di Meizhen quando Wentian si accanì contro Deming, stringendogli il collo fra le mani

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Un urlo si levò dalle labbra di Meizhen quando Wentian si accanì contro Deming, stringendogli il collo fra le mani. Suo marito sembrava una persona diversa, con quel viso pallido e gli occhi dilatati, le mani da cui sporgevano le vene bluastre e i muscoli tesi.

«No, Wentian!» gridò Meizhen, mettendosi in piedi e correndo verso i due uomini. Deming stava soffocando e, se non lo avesse aiutato, Wentian sarebbe stato capace di ucciderlo. «Lascialo andare! Ciò che ti ha raccontato Ai Lun è una menzogna!» provò a dirgli, prima che la ce'fujin le stringesse i fianchi fra le braccia, premendo una mano sulla sua bocca.

Meizhen si dimenò e tirò la veste del marito, finché non lo sentì indietreggiare. Deming ricadde al suolo boccheggiante e Wentian lo colpì con un calcio ben assestato all'ombelico, facendogli sputare un grumo di sangue al suolo. La collana di perle nere brillava ancora sul suo petto, un monile pronto a danneggiare la mente della propria vittima.

Chissà per quanto tempo Wentian l'aveva tenuta indosso.

«Come hai osato approfittarti di mia moglie? Pensi che ti appartenga? Lei è mia!» urlò Wentian, afferrando Deming per spingerlo ancora una volta contro i soprammobili di una casa che stava ormai cadendo a pezzi.

Deming scalciò, dimenandosi come un animale, e alla fine riuscì ad allontanarsi dal principe Haoran con uno strattone che lo portò a cadere al suolo. «Io non ho osato toccare Zhen'er. È stata la vostra concubina a farle del male, a rapirla!»

Invece di soffermarsi su quella verità, Wentian sollevò lo sguardo. Gli occhi affilati erano iniettati di sangue. «Come l'hai chiamata? Zhen'er? Pensi di poterlo fare? Di averne il diritto?!»

«Wentian!» singhiozzò Meizhen, pestando uno dei piedi di Ai Lun. Non le importava più niente della sua incolumità, né della sua gravidanza, voleva solo evitare che il marito uccidesse la persona che aveva rischiato tutto per salvarla. «Deming mi ha...»

«Perché lo stai difendendo?!» la aggredì Wentian.

Sembrava così diverso dall'uomo che Meizhen aveva conosciuto, e amato.

«Perché lui non è il mio carnefice! Ti fidi forse delle parole di Ai Lun più che delle mie?!» singhiozzò Meizhen, sentendo i lunghi capelli aderire alle guance. Si mise davanti a Deming e lo difese, come non aveva mai pensato di poter fare dall'omicidio della sua famiglia fino ad allora. «Guardami! Sono stata rapita da Ai Lun, mi bloccato con due aghi nel collo e mi ha tenuta rinchiusa in un'angusta sala nella speranza che morissi di stenti!»

Wentian non la stese a sentire, nemmeno un lampo di compassione sembrò attraversare il suo sguardo, così la afferrò per le spalle e le strinse le braccia. La morsa delle sue dita era simile a quella delle chele di un granchio, doleva e non c'era via d'uscita. «Non è vero, mi stai mentendo. Vuoi coprire questo bastardo, perché.... Perché forse ti sei divertita anche tu, con lui, alle mie spalle.»

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