Capitolo Trentesimo

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Deming sospirò affannato, mentre Yifan posava nel suo piatto dei chicchi di riso misti a una carne pregiata

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Deming sospirò affannato, mentre Yifan posava nel suo piatto dei chicchi di riso misti a una carne pregiata. L'aria che si respirava nella loro mansione era sempre tranquilla, e lo sarebbe stata anche quella sera se Yifan non avesse continuato ad accusare continui dolori al basso ventre.

«Yifan, tu stai male» constatò Deming, impedendole di servirlo.

La donna strinse la mano libera sul qipao verde, la sua fronte era aggrottata e più volte le sue labbra si erano contratte in smorfie di dolore. «Oh, è inutile attendere. Manda subito qualcuno a chiamare le levatrici, i dolori non si placano...»

Deming si alzò dal seggio e percorse in fretta la sala da giorno, aprendo le ante che separavano l'interno dal giardino. L'oscurità della sera era illuminata da lanterne che spandevano luce calda nell'ambiente. Una dama appostata in veranda, vestita di grigio e coi capelli ordinati in una lunga treccia, si inchinò non appena lo vide. «Dàren.»

«Va' subito a chiamare le levatrici, il travaglio è cominciato e io non potrò restare al fianco della signora ancora per molto» le spiegò frettolosamente il giovane, osservandola mentre si inchinava e correva verso il retro della struttura, ad avvisare le altre dame.

Deming si soffermò per un attimo a guardare il cielo, dove stavano esplodendo vari fuochi d'artificio. Dovevano essere stati preparati dal padiglione della Neve Purpurea, perché illuminavano soprattutto la porzione di cielo che sovrastava l'ultimo piano di quella pagoda.

«Deming!» urlò Yifan, proprio mentre l'immagine di un drago dorato si librava fra le nuvole. Il giovane non perse tempo e corse nella sala da pranzo, trovando la moglie accasciata al suolo, con una mano sotto al ventre e le gonne pregne di sangue. «Dove sono le levatrici?!»

«Arriveranno!» esclamò Deming, aiutandola ad alzarsi. Le passò una mano sotto le gambe e la aiutò a sedere sul letto. In un attimo, le serve con recipienti di acqua calda entrarono nella stanza, aiutando la propria signora a svestirsi. «Yifan, ce la farai. Hai aspettato questo momento per settimane.»

La donna annuì, pallida in viso, mentre i suoi capelli venivano sciolti e il suo corpo spogliato. La sottoveste gocciolava sangue, così come i larghi pantaloni che portava sotto le gonne. Deming sapeva di doversene andare, ma non voleva. Sentiva che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto e abbandonare la moglie nel momento del bisogno era escluso.

Yifan spinse d'istinto mentre veniva costretta a sdraiarsi sul letto. Quando le dame le aprirono le cosce, Deming indietreggiò. Le donne più anziane cercarono di infilare le dita dentro la sua fessura, per capire a che punto fosse giunto il bambino. C'era troppo sangue, le lenzuola ne erano ormai invase e la donna si dimostrava sempre più sofferente.

«Deming!» lo chiamò di nuovo, allungando una mano fuori dal letto. Il giovane si inginocchiò e intrecciò le sue dita alle proprie, cercando di infonderle forza. Dopo pochi istanti, un'anziana levatrice entrò nella camera da letto insieme alla signora Dinggiri Hala. Quest'ultima aveva uno sguardo severo, le sopracciglia aggrottate e le labbra sottili incurvate in una smorfia di disgusto.

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