Capitolo Sedici

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Quando Meizhen aveva saputo dell'incidente avvenuto nella sala An Le, un'angoscia inestinguibile le aveva annodato stomaco

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Quando Meizhen aveva saputo dell'incidente avvenuto nella sala An Le, un'angoscia inestinguibile le aveva annodato stomaco. Quella sensazione le aveva impedito di aiutare Eryue nella scelta di un dono per la Nobile Consorte Chun, il cui compleanno sarebbe cominciato a breve.

«Avrei dovuto passare più tempo con quella donna» si lamentò sua sorella, guardando con disprezzo le collane di corallo che le dame di corte le mostravano. «Non so cosa le piace e cosa no. Ho sentito dire che è molto brutta, ma ha dato alla luce due principi, per questo sua maestà la tiene in considerazione.»

Meizhen avrebbe voluto sospirare, ma si limitò a osservare la luna piena affacciarsi oltre i tetti di palazzo Yonghe con il cuore in gola. «Shan pìn, la festa comincerà fra un'ora, non sarebbe il caso di sbrigarsi? Dovremo dirigerci nella sala della Superba Abbondanza e prendere posto insieme alle altre concubine.»

«Non hai detto tu che sua maestà dovrà guardare solo me?» le domandò Eryue, torturandosi un orecchino di perle dorate, in tinta con il suo jifu nero, l'abito regale che le concubine usavano per le cerimonie ufficiali. La veste presentava dei ricami circolari in fili d'oro all'altezza dell'addome e dietro la schiena. «Se mi presentassi leggermente in ritardo, sono certa che sua maestà mi noterebbe.»

«Oppure si arrabbierebbe» la rimbrottò Meizhen, mentre Xun'er si accingeva a oltrepassare la veranda del palazzo, con un mantello foderato di pelliccia bianca che posò sulle spalle della Concubina Imperiale Shan. «Xun'er, sei imbronciata da questa mattina. Dovresti sorridere, o ti verranno le rughe.»

La dama di compagnia arricciò il naso, mentre un eunuco mostrava a Eryue un gatto dalle striature nere e gli occhi gialli. Sembrava vispo e alla ricerca di coccole, si leccava il naso e miagolava, agitando mollemente la coda. «Scusatemi, gugu, ma ho litigato con Baowei da ge e ho intenzione di farglielo notare. Osa trattarmi come se non valessi niente dopo tutto quello che ho fatto per lui...»

«E cosa avresti fatto?» le chiese Eryue, chinandosi verso il gatto per accarezzargli il capo.

Xun'er borbottò e si nascose dietro Meizhen, consapevole di aver parlato troppo e ad alta voce. Forse sarebbe finita nei guai, le relazioni fra dame e guardie di palazzo non erano ben viste alla Città Proibita, dopo tutto. «Niente di importante, vostra altezza, ho rubato dei dolci dalla cucina imperiale per donarglieli. Un semplice segno di affetto.»

«Spero che tu abbia commesso solo furti innocenti» ridacchiò Meizhen, notando il gatto raggomitolarsi sulle gambe di Eryue. «Shan pìn, che ne dite di portare questo felino in dono alla Nobile Consorte Chun? Sarà un dono unico. Scommetto che tutte le concubine avranno ripiegato su dei gioielli o dei vasi di porcellana. Niente che non sia facilmente reperibile.»

«Hai ragione, jiejie, come sempre» era chiaro che Eryue volesse lusingarla per ingraziarsela, ma non ci sarebbe riuscita. Di norma, la Concubina Imperiale Shan non avrebbe dovuto chiamarla sorella maggiore davanti ai suoi servi, ma quella volta aveva rischiato per farle comprendere quanto fosse realmente dispiaciuta. «D'accordo, porteremo questo gattino dentro una gabbia fino al banchetto.»

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