Capitolo Ventinovesimo

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Wentian lasciò che Meizhen gli sistemasse il colletto della veste, cercando di non pensare alle parole veementi che l'imperatore aveva proferito durante il consiglio

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Wentian lasciò che Meizhen gli sistemasse il colletto della veste, cercando di non pensare alle parole veementi che l'imperatore aveva proferito durante il consiglio. Le sue decisioni avevano scombussolato totalmente i piani del principe, e se avesse agito subito gli eventi sarebbero andati a suo sfavore. Forse era meglio temporeggiare ancora un po', in attesa di tempi migliori.

«Cosa ti prende?» gli domandò Meizhen, che era già pronta per recarsi al padiglione della Neve Purpurea. Non si era cambiata, aveva ancora indosso quel qipao che Wentian le aveva regalato l'anno prima, con le anatre mandarine sulla gonna, e un'acconciatura triangolare colma di fiori di seta sulla testa. «È da quando sei tornato dal consiglio che sei perso nei tuoi pensieri. Forse è successo qualcosa di grave?»

Wentian le sorrise, mentre lei lo accarezzava sul volto con quelle dita delicate e morbide capaci di ristorarlo. «L'imperatore ci ha detto che tra qualche mese dovremmo dirigerci al fronte, nei territori dello Xinjiang, per combattere contro una tribù di Uiguri che minaccia il nostro potere.»

Un'ombra sembrò passare sul volto di Meizhen, che si morse un labbro, preoccupata. «Mi auguro che tu possieda mirabili capacità in battaglia. Sei già stato in guerra, non è vero?»

Wentian alzò gli occhi al cielo, lusingato da tanta preoccupazione. «Sì, i principi prendono parte a ogni spedizione militare per acquisire meriti. È da quando avevo sedici anni che mi dirigo in guerra, quindi non temere. Sai, sono il migliore quando si tratta di tirare con l'arco.»

Meizhen rise appena e lo colpì con un pugno debole sopra la spalla, fasciata di seta verde. «Ho sentito dire che gli antichi mongoli utilizzavano gli archi come arma primaria, dunque non me ne sorprendo. Ora lascia che finisca di vestirti, quando verrà il momento di salutarci darò sfoggio di tutta la mia preoccupazione.»

«Come desideri» rise Wentian, lasciando che la moglie gli sistemasse un sacchetto qingyang sotto la fascia che gli cingeva i fianchi stretti. «Immagino che sarai molto triste.»

«Non provocarmi. Voglio proprio vedere come ti comporterai quando scoppierò in lacrime» lo rimbrottò Meizhen, facendo un passo indietro per guardarlo nella sua interezza. «Ora sei perfetto, e io sono pronta. Manca solo Ai Lun.»

Wentian porse un braccio alla moglie e lei avvolse le mani intorno al suo gomito, inoltrandosi nel corridoio. «Credo che Ai Lun ci stia già aspettando. Lei ama prepararsi in anticipo, se si tratta di un evento importante.»

«Davvero?» gli domandò Meizhen, sbucando con lui nella sala da giorno. Come volevasi dimostrare, Ai Lun li stava attendendo. Si era cambiata, sfoggiava un'elegante gonna qun delle sfumature del sangue e i lunghi capelli abbandonati sulle scapole mostravano intrecci meravigliosi.

«Cosa ti avevo detto?» le chiese il principe, attirando l'attenzione della Ce'fujin, china sulla culla di Longfeng insieme a Xun'er. «Ai Lun, dobbiamo andare.»

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