Giro con i miei.

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febbraio 2014


Non sapevo come definirci, ci incontravamo tutti i giorni alla stessa ora e parlavamo tantissimo, anche per ore. Eravamo amici, confidenti. Forse per me era qualcosa di più, ma ero troppo piccola per capire cosa ci fosse sul serio tra di noi.

Non mi ero mai innamorata, quindi non sapevo bene cpsa provassi. Forse era solo una cotta passeggera.

Mi ero legata davvero rapidamente, incarnavi tutto ciò di cui avevo il bisogno. Da figlia unica con genitori divorziati, la solitudine si faceva sentire, eppure ogni sera c’eri tu. Eri lì ad ascoltarmi alla fine di ogni giornata, finalmente avevo qualcuno che spendeva un po’ del suo tempo per stare con me. Mi ascoltavi, mi confortavi e mi davi molti consigli.

Quel giorno eri felicissimo perché un tuo freestyle, Giro con i miei, era uscito su Spotify. Avevi la passione per il rap da tantissimo, mentre io ancora avevo le idee confuse su tutto. Per quanto io potessi sembrare la perfettina, quella che andava bene a scuola e che aveva in piano di laurearsi, ero in alto mare quando mi chiedevano del mio futuro.

Tu invece avevi le idee chiare e rispondevi sempre allo stesso modo: il rap. Già sapevi dove eri destinato ad arrivare e ti stavi impegnando al massimo pur di riuscire a spaccare nel mondo del rap. Ti brillavano gli occhi quando ne parlavi o quando mi facevi sentire i tuoi pezzi. Sapevo bene che per te era la tua via di fuga da una storia già scritta.

Avevi altri piani e non volevi essere inghiottito dalla parte buia di Salerno, ed io come te. Entrambi ce ne volevamo andare a tutti i costi. Non che non amassimo il posto in cui eravamo cresciuti, ma meritavamo e volevamo di più. Anche solo avere un'alternativa ci sarebbe bastato. Volevamo scegliere e decidere il nostro futuro e il nostro destino, non aspettarlo.

Ti ricordi quel giorno?

“Quindi ti è piaciuta?” mi chiedesti, dopo avermi fatto ascoltare il tuo nuovo Freestyle, del quale eri orgoglioso.

“Molto.”

“Bene. A scuola?”

“Tutto normale, sono piena di cose da studiare in questi giorni.” dissi, per poi buttare la sigaretta di sotto e voltarmi verso di te. “Come te.” scherzai, facendoti ridere.

“Mamma mi vuole mandare alla privata, così prendo il diploma di sicuro. Me l’ha detto l’altro giorno.” mormorasti, per poi sospirare e voltarti verso di me.

“E come fate con i soldi?” chiesi, arrivando al punto, proprio dove anche tu volevi arrivare.

“Non lo so.” dicesti, mentre facevi pressione sulle tempie e ti sforzavi di pensare. “Forse ho un piano.”

“Niente di illegale, vero?” mormorai, mentre tu scoppiavi a ridere per la mia candidezza.

Era sempre stato così, tu eri quello furbo, ne avevi sempre una nuova ed eri davvero astuto. Io invece non vedevo mai la parte malvagia delle persone ed ero anche un po’ credulona. Mi dicevi sempre che mi fidavo troppo delle persone e che credevo a tutto.

Ti ricordi quanto eravamo diversi?

“Andrò a fare i contest in giro, così mi comparo con gli altri e vedo. Se vinco faccio anche un po’ di soldi e posso darle una mano con le spese.” esclamasti, anche se non sembravi poi così convinto.

“E se un giorno ce la facessi sul serio?”

“Ce la farò!” dicesti, per poi darmi una gomitata. “Che hai paura che mi scordo di te?”

“Non è quello il punto.” mormorai, rossa come un peperone. “Cosa farai?”

“Non lo so, non ci ho mai pensato sul serio.”

Sapevamo entrambi che tu ce l’avresti fatta, ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlarne. Per scaramanzia o per evitare di essere troppo presuntuosi e sicuri. Forse fare piani per il futuro avrebbe creato problemi tra di noi e, personalmente, ero spaventata dall’idea del futuro.

“Ma non mi scordo di te Ale, figurati.” dicesti, di punto in bianco, per poi accennare un sorriso. “Non lo farò mai.”

Ti ricordi questa frase?

Me la sono ripetuta per mesi, mentre cercavo di andare avanti senza te. Sembra che tu in realtà ti sia scordato di me.

“Lo so.” sorrisi, per poi prendere un gran respiro. “Che fai stasera?”

“Esco con Peppe e gli altri, tu?”

“Anche io esco.”

“Sai, ho scritto ad un rapper di Milano. Ha accettato di fare una collaborazione.”

“Ma è fantastico!” esclamai, mentre sorridevi, felice come un bambino. “Come si chiama?”

“Sfera Ebbasta, ha fatto uscire un mixtape, ti va di sentirlo?” domandasti, prendendo in mano il tuo iPhone 4 mezzo sfasciato.

Alla fine ascoltammo Emergenza Mixtape Vol. 1 di Sfera, un rapper emergente di Cinisello, un quartiere periferico, che però era un po’ più conosciuto di te. D'altronde Milano era una piazza più adatta ed aperta alla musica, rispetto a Salerno, quindi era giusto che tu provassi ad aprire i tuoi orizzonti, collaborando con rapper provenienti da ogni parte d’Italia.

Chi avrebbe mai detto che entrambi sareste arrivati fino a questo punto?

“È davvero molto bravo.” ammisi, una volta che terminammo di ascoltare il suo Mixtape.

“Andrò su a Milano.” dicesti con sicurezza, per poi annuire e voltarti verso di me.

“Sono felicissima per te Lù.”

“Vieni con me?”

In quel momento mi sentii il cuore a mille, anche se avrei voluto che non fosse così. Ma ero alquanto sicura di iniziare a provare qualcosa per te, qualcosa che di solito gli amici non provano. Tu mi volevi con te in un’esperienza così importante per la tua carriera. Ed io volevo esserci, a tutti i costi.

Ero un punto fermo nella tua vita, ti ricordi quanto mi consideravi importante?

“Certo.” esclamai, per poi abbracciarti con forza, mentre ti accarezzavo la schiena. “Lo hai rimesso?!” ridacchiai, visto che avevi fatto partire da capo il suo Freestyle.

Ne eri così fiero, ed io anche.

“L’hai detto tu che ti è piaciuto.” mormorasti, per poi darmi una gomitata.

“Certo che mi è piaciuto.” dissi, per poi sospirare. “Arriverai lontano.”

“Ci sarai con me?”

“Certo.”


Ma non ci sei con me.


Quando l’ho ascoltata ho capito che l’avevi dedicata a me, e sapevo che avevi pensato a questo momento, ma non avrei mai voluto lasciarti da solo.

La vita mi ha portato ad andarmene da Salerno. Io non ti avrei mai lasciato.

Ricordi? | Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora