Letizia.

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marzo 2014


In quel periodo avevi anche una sottospecie di ragazza, mi pare si chiamasse Letizia, e ti piaceva. O perlomeno ti piaceva andare a letto con lei, visto che non avevate molto in comune e non parlavate.

Ti ricordi di lei?

Letizia era davvero bellissima, andava nella mia stessa scuola ed aveva un anno in meno di noi. Era proprio il tuo tipo. Una bella moretta, con gli occhi scuri e molto formosa. Era estroversa e molto sorridente.

Io ero il suo opposto, i miei capelli erano così chiari che non riuscivo a capire se fossero arancioni o biondi, occhi blu ed ero timida e silenziosa.

Non ti piaceva instaurare un rapporto profondo con le ragazze, nemmeno con lei, pensavi solo all’amore carnale e alla passione.

Ma io ero l’eccezione.

Non so se tu mi vedessi come un’amica o, ancor peggio, una sorella. Ma parlavi per ore con me e ti confidavi di tutto. C’era qualcosa di speciale, una certa connessione che nessuno dei due aveva mai provato prima.

Quel giorno parlammo per la prima volta di amore e relazioni, e capii che entrambi volevamo la stessa cosa.

Chissà se anche tu lo avevi capito...

“Che hai oggi?” ti chiesi, visto che eri davvero di cattivo umore e più insofferente del solito.

“Letizia mi stressa, vuole andare a cena fuori una di queste sere. E vuole pure che la porto in centro.” sbuffasti, per poi accendere la canna e posare un braccio sulle mie spalle.

Ormai avevi iniziato ad essere davvero molto affettuoso con me e il nostro legame era sempre più forte e profondo. Il sabato sera uscivamo insieme ai nostri gruppi e, a detta di tutti, eravamo ormai inseparabili.

Ti ricordi quando Lollo ha detto che non c’è Luca senza Alessandra? Io non lo scorderò mai.

“E quindi?”

“Beh mamma mi dà venti euro il sabato sera, mica spreco venti euro per comprarle la pizza o per andare al cinema. Già c’ho i soldi contati…” parlavi con lentezza, come se fosse un peso solo pensare a lei.

“Ma almeno ti piace?” ti chiesi, mentre tu restavi in silenzio, come se volessi ragionarci su.

Sapevamo entrambi qual era la risposta, ma forse non importava molto se ti piacesse o meno. A sedici anni non si vuole poi così tanto da una relazione, men che meno uno come te.

Ti bastava che la tua ragazza fosse bella, che ti desse sempre ragione e che fosse disposta a scopare ogni volta che volevi. Non era neanche una vera e propria una relazione, solo uno svago.

Quel che non ero io. Per te non ero uno svago.

“Boh sì.” mormorasti, per poi passarmi la canna e sospirare. “Mi dà sempre ciò che voglio e non mi sa tenere testa, per ora mi basta questo.”

“Se sei felice…”

Mi guardasti negli occhi, facendomi ben capire che non era così. Per quanto amassi soddisfare i tuoi bisogni carnali e concederti alla passione, volevi qualcuno con cui parlare e confidarti, proprio come facevi con me. Desideravi una ragazza che facesse entrambe le cose.

Luca, hai mai pensato che noi due potevamo funzionare?

“Tu invece?”

In quel periodo stavo frequentando il mio primo vero fidanzato, Matteo. Era davvero carino e dolce. Ci piacevano le stesse cose, ascoltavamo la stessa musica ed era davvero educato. Mi trattava benissimo e gli piacevo molto.

Ricordi? | Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora