il primo bacio.

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marzo 2015

Sono convinta che ti ricordi benissimo quella sera, non c'è neanche il bisogno che te lo chieda questa volta.

Ero andata a cena fuori con mio padre e la sua nuova fidanzata, Marika, ed appunto per questo mi ero vestita particolarmente bene e devo ammettere che ero davvero carina.

Credo che il vestitino abbia anche collaborato per far sì che tutto ciò accadesse, anche se sapevamo entrambi che prima o poi sarebbe successo. Era inevitabile.

"Oddio." mormorasti, mentre io ti raggiungevo al nostro solito posto.

"Che c'è?"

"No, è che sei veramente bella stasera, più del solito. Davvero bellissima."

I tuoi complimenti mi hanno sempre fatto un certo effetto.

"Grazie." sorrisi, per poi lasciarti un bacio sulla guancia e mettermi seduta. "Come va?"

"Bene. Ma sei uscita con un ragazzo e non lo sapevo?" mi domandasti, prendendo posto al mio fianco.

"No, stasera papà mi ha presentato la sua nuova compagna." sospirai, per poi prendere il pacchetto di sigarette dalla borsa e passartelo. "Per quello, siamo andati a cena fuori sul lungo mare ed ho pensato di vestirmi bene."

"Capito. Lei com'è?"

"Carina, non sembra male. È stata molto gentile, ha una figlia di dieci anni. Sono stata bene." mormorai, mettendomi tra le tue gambe. "Tu cos'hai fatto?"

"Niente, c'era solo Erika ed abbiamo chiacchierato un po', i miei lavoravano." sbuffasti, per poi infilarti le mani nelle tasche dei jeans. "Oggi ho il fumo."

"Perfetto. Ma come mai il telo?"

"Era sporco per terra, ho pensato di poterlo mettere. Tanto questo è solo il nostro posto, non viene mai nessuno qua." dicesti, per poi cingermi i fianchi con le braccia. "Ti piace?"

"Sì, è carino." mormorai, per poi voltarmi verso di te. "Pensavo quasi stessi aspettando una guagliona."

"Ma che dici, qua non porterei mai nessuno." ridacchiasti, quasi come se ti sentissi in imbarazzo, cosa più unica che rara. "Poi non vorrei mai che ti sporcassi il tuo bel vestito." scherzasti, mentre io ridevo e ti davo uno schiaffetto dietro la nuca.

"Sarebbe un dramma."

"Vieni qui, dai." mormorasti, stringendomi sempre con più forza, mentre io appoggiavo la guancia sulla tua spalla.

"Che facciamo domani?"

"Andiamo in centro con gli altri, avevamo pensato così." mormorasti, per poi scrollare le spalle e portare le mani sulla mia schiena, accarezzandomi con calma.

Un minimo contatto e già sentivo i brividi.

"Peppe mi ha chiesto di te stamattina, voleva sapere se uscivi con noi domani sera." sbuffasti, mentre io scoppiavo a ridere.

"Ancora?!"

"Eh gli ho detto che non ti piace."

Ti stavi dimostrando fin troppo geloso di Peppe, come se stesse rovinando tutto tra di noi. Gli volevi un bene dell'anima, come se fosse un fratello, ma secondo te aveva esagerato solo provando a mettersi nel nostro rapporto.

Ho saputo che con Peppe è finito tutto, vorrei tanto chiederti cosa è successo. Magari lo chiederò a lui, visto che è rimasto in città.

"Eh bravo." ridacchiai, per poi guardarti negli occhi e scrollare le spalle. "Mi dispiace però, gli voglio bene. Non ci sarà più lo stesso rapporto di prima in questo modo."

"Vabbè, che ci vuoi fare, se non ti piace non ti piace. Fai bene a dargli il palo." sospirasti, per poi accennare un sorriso ed accendere una canna, che nel frattempo ti eri girato. "Poi Peppe non ha la testa per una come te, sarebbe inutile anche solo provarci."

Mi mancava sentirmi dire 'una come te', ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire cosa intendessi dire. Non sapevo se prenderla come una cosa positiva o meno. Con te non si poteva dare mai nulla per scontato.

"Una come me?!"

"Intendo dire che sei sveglia e seria. Lui è un coglione con le ragazze, più di me, per questo gli ho detto che non dovrà provarci in nessun modo. Metti caso t'affezioni e poi ci rimani male... Per fortuna non ti piace." mormorasti, per poi passarmi la canna. "Non intendevo dire nient'altro."

"Sei geloso!" esclamai, mentre tu scuotevi la testa e mi lanciavi un'occhiataccia. "Sei geloso, è così."

"Eh può essere." sbuffasti, per poi alzare le spalle e guardarmi. "Peppe è un po' superficiale in questi casi, non ha la testa ancora per una storia seria."

"E tu come sei?"

"Io sono così come mi vedi." mormorasti, per poi spegnere il joint per terra e portare le mani sulla mia vita.

Ora non ricordo chi ha preso l'iniziativa -probabilmente tu- ma dopo un attimo mi ritrovai le tue labbra sulle mie, dando inizio ad un bacio che di casto aveva ben poco. Al contrario di ciò che facevi di solito con le altre ragazze, le tue mani mi accarezzavano il viso e la schiena.

Inutile dire che avevo i brividi, era da tempo che aspettavo che succedesse. Entrambi sentivamo attrazione e credo che nessuno dei due riusciva più a far finta di niente.

Che fosse uno sbaglio o meno non importava, avevamo solo il bisogno di soddisfare i nostri desideri.

Che poi, una cosa così bella non poteva essere uno sbaglio. O no?

Tu come lo consideri ad oggi questo bacio? E tutto ciò che è successo dopo?

"Oddio." mormorai, quando ci staccammo per riprendere fiato.

"Non..."

"Non ci pensiamo."

Era la cosa meno giusta che avessi mai detto, ma entrambi non volevamo rovinare tutto ciò che c'era tra di noi. Alla fine, era il male minore, no?

Io non lo credo più. Avremmo dovuto parlarne. Sei ancora sicuro di avere zero rimpianti?

"Esatto." mormorasti, per poi schiarirti la voce ed accennare un sorriso. "Domani ti passo a prendere io a scuola?" domandasti.

Eri sempre stato il migliore a cambiare discorso nei momenti più imbarazzanti.

"Certo." sorrisi, per poi scombinarti i capelli corti. "A proposito di domani, sono da sola a pranzo, vieni da me, vero?"

"Ovvio!" esclamasti, per poi lasciarmi un bacio sulla guancia. "Solo se mi fai la carbonara, però."

Incredibile come tutto sembrava essere tornato come prima nel giro di qualche secondo no? Solo che niente sarebbe tornato come prima.

"Ah scegli anche cosa ordinare?" scherzai, pizzicandoti una guancia.

"Come se fossi al ristorante."

"Addirittura?"

"Meglio di un ristorante." esclamasti, per poi prendere due sigarette dal pacchetto e passarmene una.

"Ti vizio come se fossi un principe." mormorai, mentre tu ridacchiavi.

"Sono un principe." dicesti, per poi prendermi le mani ed aiutarmi ad alzarmi in piedi. "Piuttosto è l'una, andiamo?"

"Sì."

"Buonanotte Ale." sospirasti, una volta davanti alla porta del mio appartamento.

"Notte."

"Aspetta." sbuffasti, prendendomi per un braccio, per poi stringermi e lasciarmi qualche bacio tra i capelli. "Mo sì."

"Ciao Lù!" ridacchiai, per poi lasciarti un bacio sulla guancia ed entrare dentro casa.

Avevo la consapevolezza che quella era una delle migliori serate che io abbia mai passato ed avevo solo il desiderio di voler replicare il tutto.

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