21.02-II

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Iniziai ad imprecare: il cellulare galleggiava nell'acqua del gabinetto. -Cazzo, cazzo, no!-

-Lou che succede?- domandò mia sorella Lottie bussando alla porta.

-Il cellulare nel cesso!- risposi sbuffando e infilandoci la mano per tirarlo fuori, un po' schifato. Dopo averlo tirato fuori uscii dal bagno col telefono gocciolante in mano e lo portai in cucina sotto gli occhi di mia sorella che mi guardava con un sorriso divertito.
-Lottie smettila di ridere, non c'è proprio niente da ridere. Abbiamo del riso?- domandai scocciato.

Lei aprí un armadio e ne tirò fuori un pacchetto, ne versò in una busta di plastica e mi prese il telefono di mano infilandocelo dentro. -Come ha fatto a caderti nel cesso?- domandò lei divertita.

-Mi è scivolato dalla tasca... Ma il problema è un altro: ero nel pieno di un discorso con un amico. Adesso come lo contatto?- ma prima che lei potesse rispondermi afferrai le chiavi della mia auto e mi fiondai fuori.

Mi chiesi il perché di questo mio gesto impulsivo per un ragazzo che conoscevo appena.

"Ne vale la pena."

Arrivai sotto casa sua, sotto casa di Harry, il mio nuovo amico. Mi vennero un po' di farfalle nello stomaco e feci dei respiri profondi. Non ero mentalmente pronto a rivederlo: avrebbe sorriso e avrei fatto la figura dello scemo perdendomi a guardarlo. Aprii la portiera per uscire deciso ma a metà movimento mi rinfilai dentro e richiusi la macchina.

"Ma così sembro ossessionato, no? Dai Louis, sii un po' determinato nella vita." e allora uscii, determinato.

Styles, Styles, Styles... eccolo qui. Suonai il campanello.

-Si?- fece lui e la sua voce fece ricominciare a svolazzare quelle farfalle che avevo dentro.

-Harry... Ehm, sono Louis.-
-Loueh! Ciao! Sali sali, ti apro. Ah, sono al terzo piano.-

Il cancello scattò ed entrai nel palazzo, salii due a due gli scalini fino al terzo piano.

Harry mi aspettava sulla porta, appoggiato allo stipite con le braccia incrociate.

-Oh...- mi bloccai, -Ciao Harry.-

-Ma ciao, a cosa devo questa visita inaspettata?- domandò facendomi segno di entrare con un grande sorriso.

Entrai e lui mi seguii chiudendo la porta:
-Mi è appena caduto il telefono nel cesso di casa ma non potevo lasciarti senza una risposta...- dissi imbarazzato grattandomi la nuca.

Lui si coprì la faccia con le mani e cominciò a ridere: -Sei assurdo! Ma come hai fatto?!-

-Era in tasca! Mi è scivolato!-

-Va bene, va bene.-

-Solo che tu mi avevi scritto e non potevo non rispondere quindi ho trovato un altro modo per...-
Lui mi interruppe: -È stato carino da parte tua.-

"Dannazione, smettila di sorridere!"

Un attimo di silenzio imbarazzante. In piedi uno di fronte all'altro.

Nonostante fossi mezzo immobilizzato e nervoso cercai di dire qualcosa: -Vol-volevo dirti che possiamo essere amici, io voglio essere tuo amico. Mi sei subito sembrato un bravo ragazzo, ieri mi è piaciuto molto passare il tempo con te. Voglio che tu sappia che puoi contare su di me, okay?-

Lui mi guardava in silenzio, come aveva fatto il giorno prima, accennando un sorrisino. Inaspettatamente il riccio mi avvolse lentamente con le sue lunghe braccia e mi strinse a lui. -Grazie Lou, sei forse la prima persona che mi dice una cosa simile- disse con la faccia affondata nel mio collo, la cosa mi piaceva molto e mi fece correre un brivido lungo la schiena, -e si fionda sotto casa mia perché il cellulare gli è caduto nel gabinetto.-

-Grazie per avermelo ricordato Harry.- gli dissi stringendolo a mia volta in quel caloroso abbraccio.

Quando si staccò da me mi guardò per un attimo negli occhi e Dio solo sa cosa sentii in quel momento.

"Louis riprenditi!"

-Come mi hai chiamato prima? Lou per caso?- chiesi scherzoso per sdrammatizzare.

-Ma va! Lou? Non so di cosa tu stia parlando amico!- rispose lui dirigendosi in cucina.

Mi incantai a guardare da dietro le sue spalle e le sue scapole che si intravedevano dalla stretta maglietta bianca che indossava ma mi risvegliò dalla trance in cui ero caduto: -Resti per cena vero?-

-Non so, dovrei avvisare la mia famiglia...- e prima che finissi la frase mi porse il suo cellulare.

"Veramente vuole che mi fermi?" mi chiesi stupito.

Parlai per meno di due minuti al telefono per avvisare che non ci sarei stato per cena. -E va bene, resto.- annunciai attaccando.

Lui esultò e mi fece scegliere tra la pizza o la sua cucina.

-Vada per la tua cucina.-

Mi fece accomodare sul divanetto che aveva e accese la tv sul canale di sport mentre lui cucinava.

Mi guardai attorno: l'appartamento era abbastanza spoglio ma c'era giusto quello che gli serviva.

Harry arrivò in salotto con un vassoio.
-Lo chef ha fatto delle semplici omelette perché è imbranato e non sa fare molto altro.- disse con un timido sorriso.

-Va benissimo così, grazie.- dissi prendendo il piatto e la birra che mi porgeva.

Mangiammo guardando una partita di calcio, esultando ad ogni gol e urlando contro la tv ogni volta che qualche calciatore sbagliava.

Lui stava accanto a me sul divano e continuavo a distrarmi, la partita in quel momento passava in secondo piano.

"Harry ma dove sei stato per tutto questo tempo..." pensando tra me e me.

Si stava facendo tardi, uno show tira l'altro, erano le undici quasi. Mi si chiudevano gli occhi ma non volevo addormentarmi davanti a lui e in casa sua ma quella serata con lui speravo non finisse più.

Adocchiai una chitarra nera che prima non avevo visto in un angolo: -Suona per me, suonami qualcosa.-

-Cosa vuoi sentire?-

Ci pensai per un attimo: -Mh... Scegli tu, quello che vuoi.-

Harry afferrò la chitarra e cominciò ad arpeggiare: -Let's dance in style, let's dance for a while, heaven can wait we're only watching the skies...- intonò, -Hoping for the best, but expecting the worst, are you gonna drop the bomb or not?- mi aggiunsi.

Lo lasciai cantare da solo seguitamente. La sua voce era veramente meravigliosa. -Let us die young or let us live forever, we don't have the power, but we never say never, sitting in a sandpit, life is a short trip, the music's for the sad man...-

Chiusi gli occhi, erano pesanti, in una comoda posizione sul divano, con lui accanto, mi lasciai cullare dal suo canto e dalle sue dita che si muovevano abili sulla chitarra.

Lo avrei ascoltato per tutta la notte. Se solo non mi fossi addormentato.

𝗡𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼 »𝗹𝗮𝗿𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora