05/06.03-I

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-Ciao Lexi, è stato un piacere conoscerti.- la salutai rapido per poi dirigermi all'ingresso senza che nessuno potesse fermarmi ancora.
-Vai già?- domandò una voce femminile alle mie spalle.
Alzai gli occhi al cielo e scocciato mi girai.
-Non sto bene, meglio che vada. È stato bello rivederti, Stacy.- mentii e senza darle il tempo di rispondere uscii da quel posto.

Fuori soffiava un vento gelido e affondai le mani nelle tasche per tenerle al caldo.
Stavo per piangere.
Mi sentivo una bomba pronta per esplodere.
Chiusa la portiera dell'auto mi appoggiai allo schienale e mi abbandonai a me stesso.
Cercai di trattenere le lacrime ma quelle minacciarono di uscire e alla fine scesero una per una sulle mie guance.
Mi sentivo distrutto, letteralmente a pezzi e col morale sotto i piedi.
Le parole di Mike mi avevano ferito molto ma avevo cercato di non darlo a vedere.
-A me non piacciono i froci, sappilo.- mi rimbombò in testa.
Mi lasciai andare a singhiozzi e lunghi respiri tentando di tranquillizzarmi e riprendere fiato.
Preso dall'agitazione presi il cellulare per telefonare ad Harry perché mi sarebbe bastata la sua voce per tranquillizzarmi.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
-Risponde la segreteria telefonica...-
-Ah, fanculo la segreteria telefonica!- gridai arrabbiato contro il telefono.
Improvvisamente tutta la tristezza e l'amarezza si trasformarono in rabbia.
-Vaffanculo a tutti quanti!- gridai ancora con gli occhi bagnati di lacrime.
Ritentai di chiamare Harry.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
-Risponde la segr...- ma lanciai il telefono nei sedili posteriori per non doverlo più sentire.
Non era solito di Harry non rispondere subito alle telefonate, e poi in quel momento avevo davvero bisogno di lui.
Mi bastava un semplice "Va tutto bene" oppure "Vediamoci tra poco", ma no, Harry non aveva risposto.
Ormai in preda allo sconforto decisi di fare un ultimo tentativo dopo aver recuperato il cellulare dal pavimento della macchina.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
-Risponde...-
Dalla mia bocca uscii un urlo disperato, simile ad un lamento.
Girai la chiave nel quadro e uscito dal posteggio me ne tornai da dove ero venuto.

In casa erano ancora tutte sveglie e tennero gli occhi fissi su di me mentre entravo sbattendo la porta e salivo le scale di corsa, senza fiatare.
Sembrava trattenessero tutte il respiro.
Fortunatamente nessuno disse nulla, probabilmente però, Lottie mi avrebbe raggiunto in camera.
Arrivato nella mia stanza mi spogliai di fretta e furia per infilarmi sotto il caldo getto della doccia.
Mi rilassai e tutta la preoccupazione e la rabbia sembrarono scivolarmi via di dosso insieme all'acqua.
Miliardi di gocce d'acqua calda mi caddero sulla liscia pelle provocandomi una sensazione di piacere.
Uscii dal bagno con un asciugamano in vita e i capelli tanto bagnati che facevano cadere goccioline sul pavimento.
-Louis, che è successo?-
La stavo aspettando, sapevo sarebbe venuta a chiedermi spiegazioni.
Stava seduta a gambe incrociate sul mio letto con un pigiama rosa e i capelli legati in modo disordinato.
Nei suoi occhi scorsi preoccupazione e un tantino di paura.
Non riuscivo a guardarla quindi mi concentrai nello scegliere i vestiti puliti.
-Sto bene.- ammisi mentendo spudoratamente.
-Smettila di dire bugie e dimmi che è successo.- insisté.
-Lottie, vai via...- le risposi alzando un po' la voce.
-Cazzo, sono preoccupata, dimmi che...-
A quel punto mi voltai e le rovesciai addosso tutto il male che avevo dentro, forse urlando: -Credo che nemmeno tu staresti una meraviglia se ad una festa di un amico, lui iniziasse a fare battute omofobe, dicendomi che non gli piacciono i 'froci'- feci le virgolette in aria con le dita, -quando sono ancora così vulnerabile su questo fottuto argomento. Allora comincia a farmi male la testa, mancarmi il respiro mentre mi viene presentata una bella ragazza e decido di andarmene da quella festa di merda dove, guarda caso, ho anche rincontrato Stacy che mi parla della sua vita perfetta dopo che l'ho lasciata. Cerco di chiamare l'unica persona che della quale vorrei sentire la voce ma nemmeno lui risponde.-
Lei mi guardava con occhi lucidi e rannicchiata su sé stessa: -Lou...-
-E si, prima che tu me lo possa chiedere, sono innamorato di Harry cazzo, sono innamorato di Harry come non lo ero di qualcuno sin dai tempi delle medie!- buttai fuori con le ultime forze che avevo di urlare. -Ora vattene Lottie, vai via prima che mi arrabbio di nuovo.-
Si alzò dal letto e con un rapido scatto si avvicinò alla porta per andarsene.
Mi grattai dietro il collo dall'agitazione che speravo fosse sparita dopo la doccia.

Guardai il display del cellulare: erano passate da poco le due.
Silenzio tutto intorno e buio profondo nella stanza.
La testa doleva, nella bocca avevo un sapore ferreo e sudavo continuando a rigirarmi sotto le coperte.
Avevo tentato di chiamare Harry altre quattro volte da dopo la doccia ma nessuna risposta, nemmeno un messaggio.
Poteva essere stato talmente stanco da addormentarsi presto, oppure aveva perso il telefono.
Potevano essere successe mille cose ma io mi ostinai a pensare che mi stesse ignorando.

La mattina mi risvegliai con la febbre e la testa che pulsava.
Mia madre mi portò una tazza di caldo tè a letto ed un panno bagnato da posare sulla fronte bollente.
-Tesoro, sei molto pallido. Bevi questo e dormi un po' se riesci, ti rimetterai.- disse accarezzandomi la guancia.
Sentii i suoi anelli freddi a contrasto sulla mia calda pelle e subito mi ricordò Harry, Harry ed i suoi anelli.

𝗡𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼 »𝗹𝗮𝗿𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora