05.03-I

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-Tommo! Come stai?- mi domandò Mike salutandomi con una stretta di mano.
-Tutto bene, tu invece? A mezzanotte anche tu diventerai uno di noi, finalmente ventitré anni anche per te.- gli risposi ricambiando la stretta.
-Eh già, tocca anche a me. Stasera organizzo qualcosa a casa mia, non saremo in tanti, ti unisci a noi?-
Senza pensarci due volte risposi che mi avrebbe fatto molto piacere e che mi sarei aggiunto a loro molto volentieri.
Mi diede un orario, il luogo lo conoscevo e poi cominciò la prima lezione della giornata.
Non riuscivo a non pensare ad Harry, a ciò che era successo nei giorni precedenti.
Non riuscivo a smettere di pensare a quella corsa di notte e al bacio alla fontana di notte.
Era stato un momento magico.
Controllavo il telefono ogni cinque minuti aspettando un suo messaggio ma quello non arrivava: probabilmente dormiva.
Capii poco niente di quelle due ore, non avevo la concentrazione giusta per poter capire, la mia testa era altrove.

La giornata a scuola passò come le altre che passavo lì.
Per pranzo mangiai un misero panino che mi ero preparato e verso le tre mi avviai ai posteggi per salire in auto e tornarmene a casa, molto stanco.
Arrivando alla macchina mi sentii vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Guardai sul display e mi spuntò un sorriso in faccia: finalmente.
-Ciao Haz!-
-Hey Lou, ciao. Come stai?-
-Tutto bene, sono solo un po' stanco e un po' pensieroso.-
-Stasera vuoi fare qualcosa? Oggi pomeriggio vado a lavorare nel bar vicino a casa.- rispose, dal tono di voce sembrava felice.
-Scusa Harry, stasera ho un impegno, una festa di un amico, te l'ho detto ieri.- risposi timoroso di deluderlo.
Sulla linea cadde il silenzio per un attimo ma poi mi disse che non c'era nessun problema: -Divertiti.-
-Grazie, casomai ti chiamo dopo.- e dopo esserci salutato attaccai e me ne tornai a casa.

Quella sera, arrivato davanti al vialetto della casa di Mike mi strinsi nella giacca perché aveva iniziato a tirare un forte vento.
Suonai il campanello e sentii della forte musica provenire da dentro.
-Tommo! Eccoti qui fratello!- esclamò Mike aprendomi la porta.
Si scostò per farmi entrare e mentre gli passai davanti mi tirò una pacca sulla spalla: -Mi fa piacere che tu sia venuto.-
Mi voltai verso di lui sorridente: -Anche a me fa piacere aver accettato l'invito.-
Mi abbracciò ridendo e mi fece segno di seguirlo in salotto.

Dal salotto proveniva un forte vociferare, musica dance ad alto volume, urla, schiamazzi e risate fragorose.
Venni accolto da quasi tutte persone che conoscevo: compagni di università, vecchi amici o semplici conoscenti.
Eravamo circa una trentina, il salotto era molto spazioso e conteneva perfettamente tutti quanti.
Le luci erano basse, bottiglie sul bancone da cucina e bicchieri e stuzzichini su un tavolino di vetro in mezzo al salotto.
Alcuni stavano in piedi, altri seduti sul divano un po' schiacciati.
Di sottofondo c'era della musica alta tanto da obbligare le persone a parlarsi nelle orecchie.
-Ciao William! Sei venuto anche tu alla fine eh?- mi salutò un altro ragazzo di scuola, Troy.
Solo lui mi chiamava così sebbene sapesse bene che il mio secondo nome lo detestavo, ma mi ero abituato.
Mi accolsero tutti con un abbraccio o una stretta di mano.
Mi si bloccò per un attimo il fiato quando vidi due occhioni nocciola coperti da un ombretto scuro fissarmi.
Era bella, senza nessun dubbio. 
Indossava un tubino nero che la rendeva molto affascinante, dei tacchi alti e i capelli sciolti sulle spalle decorati da boccoli che le contornavano perfettamente il viso rotondo.
Reggeva un bicchiere di champagne tra le dita magre e con unghie laccate molto lunghe.
Mi fissava con una strana espressione, direi di stupore.
Scelsi di smettere di guardarla e allontanarmi per andare a prendere qualcosa da bere.
"Cominciamo bene..."
Dopo qualche minuto sentii una mano posarsi sulla mia spalla e mi voltai di colpo, bloccandomi in un penetrante sguardo.
-Pensavo di non rivederti più.- mi quasi urlò in un orecchio in modo che la sentissi.
Non sapevo che dire ma cercai di non creare una situazione di disagio: -Stacy, ehm, ciao.-
-Come te la passi? È una sorpresa vederti qui.-
-Sto molto bene. Tu invece?- risposi schietto mandando giù dello champagne.
Lei storse il naso: -Bene devo dire. Il lavoro va alla grande, esco con un ragazzo e ho lavorato molto su di me da quando è successo... Da quando è successo quel che è successo, lo sai bene.- e udendo quelle parole mi salii l'amaro in bocca.
-Mi fa piacere che tu stia bene. Se non ti dispiace vado a salutare gli altri, dopo continuiamo.- e feci per svignarmela prima che potesse riuscire a farmi sentire in colpa.
Mi avvicinai a Mike che parlava con una ragazza alta e bionda, una gonna rossa e dei tacchi neri.
-Tommo, questa è Lexi, una mia amica.- disse presentandomela e io le sorrisi facendo un cenno col capo, -Volevo fartela conoscere perché sei single da una vita ormai e lei mi sembra la ragazza adatta a te.- fece ancora.
Stacy ci guardava da lontano da oltre la spalla di un mio compagno di università.
"Sono veramente single?" pensai mentre un immagine del ragazzo riccio per il quale avevo perso la testa mi si materializzò nella mente.
La cosiddetta Lexi non parlava, mi guardava con le labbra coperte un rossetto rosso fuoco curvate in un dolce sorriso.
-Avanti Tommo, è una bellissima ragazza, non essere timido, spero proprio tu non sia gay!- esclamò ridendo, ma cosa ci trovasse di divertente io non lo avevo capito.
Mi venne male al petto.
Mi ripetei la sua frase in testa: -Spero proprio tu non sia gay!-
Sentivo una brutta sensazione salirmi dentro e ancora il sapore amaro in bocca.
Lui poteva sperare ciò che voleva.
-Senti Mike, io non mi sento molto bene,- dissi appoggiandomi al muro una fitta al petto che faceva sempre più male,
-quindi tra poco vado.-
Lui fece una faccia sorpresa e un sorriso fastidioso: -Non dirmi veramente che sei gay, fratello.-
-Non mi va di parlarne...- cercai di sviare, ma dissi la cosa sbagliata.
-Quindi non ti piacciono le donne, eh Tommo? Non sapevo fossi frocio.-
Quella parola fece molto male, la sentii come un pugno dentro.
Il pugno sarebbe arrivato sul suo naso se non avesse smesso.
-Mike, lascialo dai, lo metti a disagio...- aggiunse Lexi con uno sguardo dispiaciuto parlando per la prima volta.
Mike però si girò con l'intero corpo verso di me e mi fissò dritto negli occhi:
-Rispondi.-
Toccare l'argomento con lui non era la cosa che avrei preferito fare in quel momento.
-N-no, non sono gay.- risposi, sentendomi in minima parte un bugiardo, -Perdonami ma devo andare. Tanti auguri ancora.- e svelto cercai di andarmene ma una sua grossa mano mi afferrò per una spalla e mi tirò verso di lui.
-A me non piacciono i froci, sappilo.- mi sussurrò in un orecchio con fare minaccioso.
Lexi mi lanciò un'occhiata di compassione ma non intervenne: aveva sentito le sue orrende parole ma non dire nulla avrebbe giocato a suo favore.

𝗡𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼 »𝗹𝗮𝗿𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora