07.03-III

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-Chi è questo?- mi chiese sottovoce Harry con faccia preoccupata.
Un'ondata di aria fredda mi travolse ed il sole delle tarde mattine di marzo mi face socchiudere gli occhi.
-Harry, lascia fare a me.-
-Non me ne vado da qui finché non mi dici chi è questo tipo e cosa vuole da te!- ribatté lui sgranando gli occhi.
-Avanti Tommo, vieni fuori: abbiamo una chiacchierata in sospeso.-
Il ragazzo in piedi a qualche metro dalla mia porta, sfoggiò un sorriso beffardo.
-Mike, che ci fai qui?- gli domandai, anche se avevo già capito perché si fosse recato a casa mia, ma cercavo di convincermi che ci fosse un altro motivo.
-L'altra sera hai lasciato la festa di fretta perché dicevi di star male, sono solo venuto a controllare che stessi bene...-, nella sua voce c'era qualcosa di estremamente irritante ed ironico.
-Ah, lui è Mike?- mi domandò Harry ad alta voce, abbastanza forte da farsi sentire anche da lui.
Mike fece due passi verso di noi: -E questo chi è?-
-Louis, che sta succedendo?- chiese la voce di mia madre dal piano di sopra.
Senza darle una risposta, feci per uscire e chiudermi dietro le spalle la porta, per non far sentire i nostri discorsi alle altre dentro in casa.

Dall'appendiabiti afferrai la mia giacca di jeans, e mentre mettevo un piede fuori, la mano di Harry mi fermò: -Vengo fuori con te.-
-No, stai qui.-
-Non mi dire cosa fare, fammi uscire.- rispose irritato.
Cedetti alla sua richiesta e lo lasciai uscire insieme a me.
-Adesso dimmi di cosa hai bisogno, Mike.-
Lui ghignò in un modo da brividi:
-Tommo, non ti preoccupare, voglio solo delle spiegazioni.-
Harry, sbagliando, si intromise:
-Spiegazioni riguardo a cosa?-
Mike fece un altro passo verso di noi: -Tu chi sei, principessa?- chiese in modo provocatorio, riferendosi ad Harry.
Dentro di me, una scossa mi toccò ogni parte del corpo: non doveva azzardarsi a rivolgersi in un modo simile ad Harry.
-Mike, lascialo in pace.-
-È per caso il tuo fidanzato, mh?- domandò poi avvicinandosi ancora.
Ormai solo un metro quasi ci separava, avrei potuto tranquillamente saltargli addosso e sferrargli un pugno in pieno volto.
Mi trattenni a malapena.
-Avanti, rispondi! È il tuo amichetto? Il tuo fidanzato?-
Abbassai la testa, sentii gli occhi di Harry puntati addosso.
Non avevo mai visto quel lato di Mike, e sinceramente, avrei preferito non vederlo mai.
-Dai, frocio, perché non mi rispondi?-
Accecato dalla rabbia, d'istinto, allungai il braccio per sganciargli un pugno di in faccia.
Ritraendo il braccio mi resi conto di ciò che avevo fatto: non era da me.
Mi guardai le nocche incredulo.
-Harry, vai via.-
-No...-
-Cazzo Harry, vai dentro!- gli urlai addosso, sentendomi in colpa per avergli alzato la voce contro, di nuovo.
Mike però, senza nessuna pietà, mi si scagliò addosso con tutto il suo peso, facendomi perdere l'equilibrio e cadere a terra.

Harry, con la faccia spaventata, mi diede ascolto e rientrò in casa.
Volevo risparmiargli di vedere una cosa simile.
Non volevo affatto che pensasse ch'io fossi un violento, un manesco.
Emisi un gemito di dolore quando un suo calcio arrivò dritto dritto nel mio fianco.
Strinsi gli occhi, mordendomi le labbra per non gridare.
-Contento, frocio? O ne vuoi ancora? Sono pronto a dartene quante ne vuoi.-
Con poca forza, riuscii a chiedergli di lasciarmi in pace, nonostante sapessi bene che non avrebbe smesso sotto mia richiesta.
-Rialzati, e risolviamo la cosa da veri uomini.-
-Non c'è bisogno di continuare.- commentai tra un lamento e l'altro, ancora giacente sull'asfalto.
-Sei solo una fighetta, Tommo.-
Mi fece un giro intorno, sicuramente per trovare un posto dove colpirmi ancora.
Come previsto, un altri calcio nel fianco non si fece attendere.
Percepii un dolore lancinante nello stesso punto di prima: il bastardo lo aveva fatto apposta.
-Mike,- lo supplicai con le lacrime agli occhi, -lasciami in pace.-
Se mi avesse visto piangere, avrebbe avuto un altro motivo per continuare a sfottermi.
Mi contorsi su me stesso, ingoiando un altro grido.
-Piangi anche?-
"Come non detto."
Si accovacciò accanto al mio corpo, e nei suoi occhi vidi qualcosa che mai ci avevo visto.
Era paura, ma anche rabbia, cattiveria.
Le pupille dilatate, la faccia paonazza, i piccoli movimenti rapidi che muovevano gli occhi.
-Sei solo un brutto gay codardo, che ti nascondi scopandoti le povere troiette innocenti come St...-
Non gli diedi il tempo di finire la frase: avendolo abbastanza vicino, riuscii con entrambe le mani a prenderlo per il collo, stringendo la presa.
-Non dirlo mai più.- lo avvisai a denti serrati, -Non azzardarti mai più, brutto bastardo.-
Osservando la sua faccia farsi sempre più rossa, e captando la vena del suo collo pulsare sotto la mia presa, mi resi conto che non oppose resistenza.
Strinsi forte, senza preoccuparmi di fargli del male.
Non cercò di liberarsi dalla mia presa, ma semplicemente rimase a fissarmi con gli occhi sbarrati ed il volto quasi viola.
-Lasciami andare.- mi pregò con un filo di voce strozzato, -Non respiro.-
-Non me ne frega un cazzo, te lo meriti.-
-Ma...-
-Stai zitto e ascoltami: se ti sento un altra volta chiamarmi in quel modo, parlare di Stacy come se fosse una troia o solamente rivolgere la parola ad Harry...-
Mi mancava il respiro, ed il mio fianco faceva così male...
Deglutii.
-Ti faccio del male Mike Spencer, in modo che tu possa ricordartelo per tutta la vita, mi hai capito?-
Mike annuì leggermente.
-Voglio sentirtelo dire, stronzo!-
-Si.- disse flebile.
Mollai la presa e lui fece un grande respiro, lasciandosi cadere all'indietro sul sedere.

Recuperate le forze, si alzò in piedi, si scosse i pantaloni e se ne andò, così com'era arrivato.
Io però, non riuscivo ad alzarmi.
Ancora inerme a terra, ed ancora con le lacrime agli occhi, gridai il nome di Harry.
Dietro di me la porta si aprì e lui accorse spaventato: -Vi ho sentito urlare: che è successo Lou?- mi chiese inginocchiandosi accanto alla mia testa e accarezzandomi la mascella.
-Credo di avere una costola rotta.-

𝗡𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼 »𝗹𝗮𝗿𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora