La città delle anime perdute

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ZEPHIR

Allora è questa la libertà? Sentire il vento tra il proprio pelo, la terra ruvida sotto le zampe, l'odore dell'aria. Solo che... l'aria fa schifo. Schifo davvero. La terra non è terra, ma una strana sostanza nerastra, calda e puzzolente. Dobbiamo andarcene da questa città. pensò sconsolato Zephir. La libertà se la immaginava diversa. Un giorno sarebbe tornato e avrebbe liberato Morel. Era un giuramento. Lui e Raja corsero per le strade passando tra la gente (che urlava come se avesse visto un demone) e, per evitare di essere inseguiti da gente armata di fucili si imbucarono in una via stretta dall'odore sgradevole. I due si fermarono ansimanti. "Chi c'è qua?" disse un uomo ricoperto di stracci e fango (proprio per questo non lo avevano notato, non potendo sentirne l'odore ed essendo mimetizzato) con un odore che andava a braccetto con quello tremendo del vicolo. Raja era pronto ad attaccare, però Zephir lo fermò. Quell'uomo non era pericoloso. Era cieco. "Ehm... Bau?" provò il ghepardo cercando di farsi passare per un grosso cane. Raja lo guardò come se fosse impazzito. L'uomo dalla pelle bruciata dal sole ed i capelli grigio-bianchi e lerci si rilassò. Amava gli animali e siccome il presunto cane sembrava non volergli fare del male non poté fare a meno di passare le sue sudicie mani nel pelo corto e curato del ghepardo che, stranamente, si rilassò a quel contatto. Raja agitò la coda, incredulo. Poi si avvicinò anche lui al pover'uomo alla ricerca della cosa che stava rilassando così tanto il suo amico ghepardo e abbaiò (per così dire) per avvisare l'uomo della sua vicinanza e mise l'enorme testa sotto le sue dita. I due felini quasi si lasciarono scappare delle fusa alle carezze gentili dell'uomo abbandonato a se stesso.

RAJA

L'uomo emise un singhiozzo strozzato e una lacrima gli scese sulla guancia sporca di terra. Raja la leccò via, come per scacciare la sua tristezza. "Grazie amici miei per la vostra compagnia. La solitudine è una brutta bestia. Voi mi state regalando un po' di gioia, per me, un'anima perduta ed un uomo che non potrà mai capirvi davvero. Vi ringrazio." disse l'uomo senza nome. i due felini sentirono il suono delle voci degli uomini con i fucili e rizzarono il pelo. L'uomo senza nome capì che c'era qualcosa che non andava e li guidò, sebbene cieco, verso una via vuota e stretta che gli avrebbe permesso di fuggire. I due leccarono gentilmente le mani di Senza Nome (Così lo chiameranno d'ora in poi) per ringraziarlo e questo li salutò con la mano augurandogli buona fortuna. Raja corse via, seguito da Zephir, corsero e corsero, fino a raggiungere la periferia. Senza Nome ti ringrazio, ci hai salvati e un giorno ripagherò il mio debito.

La leggenda del leone biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora