ZEPHIR
Corsero a lungo, sempre cecando di non farsi notare. Il ghepardo e la tigre proprio non riuscivano a trovare un'uscita dal quel labirinto di città. In ogni strada in cui si imbucavano trovavano altri umani. Ma erano umani cattivi o umani spaventati. Non come senza nome. Riuscirono a fuggire dalla città solo verso l'alba. I telegiornali locali li dipinsero come belve assetate di sangue e pronte a sbranare i bambini eppure Raja e Zephir non avevano sfiorato nemmeno con un singolo artiglio i piccoli e indifesi cuccioli degli umani, né gli adulti. Che esagerati pensò Zephir, seccato. Dopo aver corso in giro per la città per almeno quattro ore i due riuscirono a trovare l'uscita da quel triste grigiore per trovare le sabbie d'orate, la terra secca, l'erba gialla della savana. L'odore della libertà era composto dall'odore della sabbia, della terra, dell'erba e sì anche dall'odore pungente del vento. Poteva sentire il calore dei raggi solari che gli carezzavano dolcemente il pelo color sabbia. In quel momento, in quel preciso istante pensò a sua sorella. La sua sorellina perduta qualche anno prima. Era morta? Oppure era viva? Era riuscita a dimenticarlo? a dimenticare tutta la sofferenza di quel giorno? Era riuscita a sopravvivere anche senza gli insegnamenti della mamma? Una profonda e struggente nostalgia della sua adorata sorellina lo assalì. Le lacrime iniziarono a bagnargli il muso. Ricordò i giochi, i sorrisi, le coccole, gli scherzi, gli guardi complici quando ne combinavano una particolarmente sconsiderata
RAJA
Quando notò la tristezza del ghepardo, quello stava già piangendo a dirotto. Raja si maledisse per non aver notato prima del suo dolore, del peso terribile di ciò che l'amico si portava dentro. Con delicatezza strofinò la sua grossa testa sull'esile fianco del ghepardo, in un, secondo il nostro amato principe, patetico tentativo di consolarlo (che poi non era mica così patetico almeno secondo la mia opinione di autrice). I due felini si fissarono e, semplicemente con lo sguardo, si fecero intendere l'uno all'altro molte più cose di quante se ne potessero dire a parole. Zephir smise di piangere, rincuorato dal sostegno dell'amico. Ripresero il loro viaggio e si addentrarono nella savana.
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La leggenda del leone bianco
AventuraLa pelliccia bianca è una sorta di maledizione per un leone, è simbolo di sfortuna e di tristezza. Chi la possiede è costretto a scappare e ad essere solo per sempre. Un leone rinnegato, una leonessa ribelle, 2 sorelle molto legate che sono sole con...