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KUBASA
Fuggiva da giorni ormai, seguito dalle poche leonesse rimaste. Sapeva che lo ritenevano un incapace. Perché non era stato capace di salvarle, di guidarle, di sostenerle. Sapeva quello che stavano pensando, quello che bisbigliavano tra di loro quando credevano che lui non le potesse sentire. Forse era davvero un incapace. Non era stato coraggioso. Non era stato un buon re. Ora capiva cosa avesse provato quella leonessa. Quella piccola e giovane leonessa che era fuggita. Fuggita da lui. Fuggita dal branco e dalle sue regole. Si sentiva stupido. Si sentiva inutile. Nonostante ciò continuò a camminare, seguito dalle leonesse, esibendo una certa sicurezza, una certa determinazione che in realtà non aveva. Scosse la criniera con eleganza e annusò l'aria, avendo percepito un odore insolitamente familiare, sepolto nei più oscuri meandri della sua mente. Si mise a correre per raggiungere la fonte di quell'odore.
SAHARAH
Saharah stava tranquillamente riposando all'ombra di un'acacia, riflettendo sulla vita e le sue stranezze. Kara e Charta riposavano, invece, sopra il suddetto albero, pigramente distese sui suoi rami. Qualcosa sconvolse quella fragile tranquillità. Qualcosa che aveva la forma di un leone. Un leone dalla criniera scura. Colui che aveva sfidato Tinar saltò addosso a Saharah, immobilizzandola. Kara e Charta reagirono immediatamente scendendo agilmente giù dall'albero e ringhiandogli contro con tutta l'ostilità che erano capaci di esprimere. Kubasa lasciò andare Saharah per poi chiamare le leonesse a sé con un ruggito. Saharah, spalleggiata da Kara e Charta, che avevano percepito la paura dell'amica, affrontò con coraggio quell'antico nemico. Il giorno della morte di suo padre era impresso a fuoco nella sua mante. Ricordava ogni singolo istante di quel terribile giorno che aveva cambiato per sempre il suo destino. Però sapeva bene che senza quel giorno, quel giorno di pochi mesi prima, le aveva permesso di essere dove era adesso, con le sue due nuove amiche al suo fianco. Quello che Saharah non capiva era il motivo della sgradita visita del leone che, volente o nolente, le aveva sconvolto l'esistenza. Ad un tratto notò un particolare che la sconvolse. Le leonesse erano troppo poche. "Dov'è Nikasa?" ringhiò Saharah. Kubasa non rispose, si limitò a fissare il terreno con tristezza. "Dimmi cosa le è successo! Dimmelo subito!" urlò lei, disperata. Una leonessa rispose, titubante "E' morta gli umani le hanno sparato. Mi dispiace " Saharah chinò la testa manifestando tutta la sua tristezza. Kara, vedendola in difficoltà, parlò al posto dell'amica "Raccontateci con esattezza cosa è successo." Suonava più come un oridine che come una richiesta e questo ai quattro leoni non faceva molto piacere. Perché mai avrebbero dovuto obbedire agli ordini di un leopardo? Sahara li guardò con ferocia "Parlate.- disse- Ora." Kubasa non accettò quel terribile affronto. Saharah sapeva cosa stava pensando: essendo un maschio doveva essere rispettato da una debole femmina. Peccato che lei non era debole. Non più. Non era più la stessa cucciola indifesa che era dovuta scappare dalla sua casa e dalla sua famiglia. Era forte adesso e non era più sola contro tutti. Aveva le sue amiche. Ed era finalmente felice. Poteva essere se stessa, poteva essere amica di chiunque volesse, poteva finalmente amare. Lanciò a Kubasa uno sguardo talmente spaventoso da farlo rabbrividire come se davanti a lui ci fosse un terribile mostro e non una giovane leonessa. Kubasa evitò di replicare e iniziò a raccontare l'accaduto.
CHARTA
"Era tutto tranquillo, ci stavamo riposando dopo una battuta di caccia. Ad un certo punto abbiamo sentito un rumore terribile e abbiamo visto gli umani. Cavalcavano una grossa bestia metallica velocissima e instancabile. Iniziarono a puntarci dei bastoni contro. Non sapevamo ancora cosa fossero capaci di fare. i bastoni fecero un rumore molto simile a quello di un tuono e molti di noi caddero a terra senza più rialzarsi, con una pozza di sangue che si espandeva attorno al buco fatto da zanne invisibili. Anche Nikasa è morta in questo modo. Siamo scappati a lungo, sempere con la paura di essere seguiti. Sono sicuro che per qualche ragione volessero anche il nostro territorio ma non ne sono sicuro." Il racconto del leone fece rabbrividire dal terrore Charta. Un leone, affiancato dalle sue leonesse, che aveva paura era qualcosa di raro da vedere e non portava a niente di buono. "Potete rimanere qui per un po'.- disse Saharah -Ma solo perché so cosa si prova e le difficoltà che si incontrano quando si fugge". Per il resto della giornata Saharah rimase seria come nessuno l'aveva mai vista. Quella sera Kara e Charta, di comune accordo le chiesere quale fosse il problema. La leonessa spiegò loro ogni cosa. E loro capirono come mai si fosse comportata in quel modo. Le tennero compagnia tutta la notte fino alla mattina seguente, quando vennero svegliate da un orribile rumore. Poi sentirono come un tuono e videro una leonessa di Kubasa accasciarsi a terra con un buco in testa.
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La leggenda del leone bianco
AdventureLa pelliccia bianca è una sorta di maledizione per un leone, è simbolo di sfortuna e di tristezza. Chi la possiede è costretto a scappare e ad essere solo per sempre. Un leone rinnegato, una leonessa ribelle, 2 sorelle molto legate che sono sole con...