Un problema... coccodrilloso

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Come autrice sono leggermente indecisa sul far morire o no Kubasa. Allora chiedo a voi lettori (potete trucidarmi nei commenti per la mia assenza, accetterò tutte le critiche senza giustificarmi) di decidere. Mi raccomando! Voglio molti voti, così potrò decidere più facilmente. Se non troverò voti il prossimo capitolo uscirà tra un secolo (non arrabbiatevi se accadrà comunque).

commentate qui se volete che Kubasa muoia.

commentate qui se volete che non muoia.

Grazie per la collaborazione e godetevi il capitolo (anche se è un obbrobrio).

SAHARAH

Kara la affiancò "Saharah! Al fiume? Sei sicura? I cocc-" Sahara la interruppe "Lo so! Ma è la nostra unica possibilità!" Kara annuì e non replicò. Come li supereremo? si chiese Saharah, scervellandosi per cercare una soluzione che non implicasse la morte sua e delle sue due amiche. Degli altri leoni non le importava poi molto. Loro non erano la sua famiglia. Non più. Non le mancava la vita nel branco. Non le mancavano le regole, le continue lotte per il potere, il sottomettersi continuamente al più forte. Quelli della sua specie non si meritavano il suo rispetto, né la sua gentilezza e nemmeno la sua pietà. Loro non meritavano nulla. non erano nient'altro che un peso per lei, nient'altro che un ostacolo alla sua sopravvivenza e a quella delle sue amiche. Per questo avrebbe tanto voluto lasciali lì. La sciare lì coloro che purtroppo avevano portato alla distruzione di quel piccolo angolo di pace e serenità che era riuscita, con molta fatica, a creare. Eppure una parte molto piccola e ancora buona e fiduciosa, la spingeva a non lasciarli lì a perire, ma a salvali, poiché credeva ancora nelle seconde possibilità, nel cambiamento in meglio. Quella piccola parte buona e innocente di lei era ormai relegata a occupare un piccolissimo posto nella sua mente, ormai piena di odio, rancore e insoddisfazione. Fino a quel momento, prima dell'arrivo di Kubasa e di tutti i cattivi pensieri che ciò comportava, era riuscita a seppellire l'odio e il rancore sotto una grande quantità di gioia, amore e speranza, dovute all'amicizia con le due sorelle e alla loro compagnia. ma ora tutto era tornato a galla e non poteva più nascondere dietro a un muro di cinismo tutta la sua insofferenza nei confronti di Kubasa e il suo branco e, di conseguenza, nei confronti del passato (che purtroppo ritornerà sempre a bussare alla tua porta per quanto tu possa cercare di liberartene lui ti troverà sempre). Odiava il fatto che la sua mente fosse così piena di odio. Non sapeva cosa l'aveva resa così crudele. Non le piaceva quello che era diventata, ma non poteva farci niente. Era successo così, in un paio di giorni. Si era trasformata completamente. E questo le faceva paura. Non era da lei eppure non poteva smettere di provare una certa soddisfazione ne vedere le sofferenze di Kubasa. Ma ora, almeno in parte, erano anche le sue sofferenze. Che incubo. Dobbiamo riuscire a superare i coccodrilli o tutto finirà prima di poter dimostrare che io valgo molto più di lui. E di nuovo fu la parte egoista e superba di lei a parlare. Sbuffò, irritata dalla sua continua lotta interiore tra la parte cattiva e quella buona di lei che, seppur piccola e prigioniera dell'odio riusciva in qualche modo a prevalere sul male, sempre aggrappandosi al pensiero delle sue amiche.

HIKARI

Hikari era, per la prima volta dopo tanto tempo, incredibilmente, incondizionatamente, felice. Felice come non lo era mai stata in vita sua. Dopo aver perso tutto, la sua famiglia, la sua casa, ora era di nuovo felice. E non le sembrava vero. Wind l'aveva cambiata. L'aveva salvata da sé stessa e lei non riusciva a non provare un'immensa gratitudine nei suoi confronti. Gli voleva bene. Tantissimo. Ma non era innamorata di lui. E lui non era innamorato di lei. Però, grazie a lui, aveva capito che non c'erano tante differenze tra leoni e ghepardi e tra ghepardi e leopardi. Grazie a lui aveva capito che non era sbagliato essere amici di altre specie. Grazie a lui aveva capito che non era sbagliato amare qualcuno di una specie differente dalla sua. Grazie a Wind ora lei poteva amare Razuki. Razuki, una pantera. Un leopardo. Lei si era innamorata di un leopardo. Un leopardo che non la smetteva mai di stupirla, con la sua gentilezza, con la sua forza, con la sua intelligenza. E vedere che Wind e Razuki, le due creature a cui teneva di più al mondo, andavano d'accordo la rendeva più felice che mai. Era tamente felice da sembrarle impossibile. Talmente impossibile che una sensazione negativa le aleggiava intorno, come il vento freddo che preannuncia una tempesta imminente. Era come se potesse prevedere che presto tutto sarebbe finito e che la sfortuna li avrebbe trovati ancora.

C'è una parola intraducibile (Ovvero una parola che in quella lingua esiste, ma nelle altre no. Anche la parola italiana "MAGARI" è una parola intraducibile in altre lingue e significa letteralmente qualcosa di bello che vorresti che accadesse.) per definire quello che al momento sta provando Saharah. Ed è la parola "SHADENFREUDE" dal tedesco che significa particolare tipo di giovamento che deriva dalla sfortuna altrui. Dopo questa "perla di saggezza" vi lascio e vi auguro un buon continuamento della vostra esistenza, senza sfiga e senza preoccupazioni. Hakuna matata ragazzi!

La leggenda del leone biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora