IMPORTANTEEEEEE

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Volevo assolutamente che voi leggeste i primissimi capitoli di questa storia corretti e modificati. La vostra autrice sfaticata :) Mi dispiace se non è un nuovo capitolo, ma sono alla ricerca di idee che mi soddisfino. Grazie e buona lettura! (il disegno è mio seguitemi anche su TIK TOK!)

SOLO (WIND)

«Solo. Sarai sempre solo, piccolo mio, ma fatti coraggio e vai avanti. Sopravvivi e trova il tuo posto nel mondo.» Così gli parlò sua madre, Fiume-in-corsa, e lo lasciò da solo. Si mise a camminare lentamente, come se avesse un bufalo sulle spalle. Tutto dipendeva da lui ora.

La sua pelliccia aveva segnato il suo destino e lui non poteva fare nulla per cambiare la propria sorte. Il giovane leone si lasciò il passato alle spalle e iniziò a camminare verso il suo futuro.

Tutto questo per una rara pelliccia bianca. Una pelliccia che lo rendeva un bersaglio facile, gli rovinava ogni agguato perché lo rendeva visibile e che lo aveva fatto diventare un reietto. Nessuno vuole un leone bianco, porta sfiga Seh, porta sfiga. Soprattutto a chi ha questa sfortuna pensò Wind. Neanche sua madre era stata capace di accettarlo. Da quando era nato, infatti, nel territorio della sua famiglia era arrivata una terribile carestia e c'erano state frequenti invasioni da parte di sconosciuti. Il padre, ormai, era molto anziano e non più in grado di proteggere le leonesse. Wind avrebbe potuto ancora dare il suo contributo per il branco, ma il suo aspetto lo rendeva talmente indesiderato da essere scacciato prematuramente, senza se e senza ma. Alla fine si era sentito costretto ad andarsene, lasciando malvolentieri la propria famiglia (che presto se ne sarebbe pentita amaramente). Sua madre fu l'unica a dirgli addio e ad augurargli buona fortuna, ma senza mostrare alcuna emozione.

È così rimase solo. Senza una famiglia, senza un branco.

Per giorni Wind vagò senza meta; non gli importava dove sarebbe arrivato né quando. Era così triste e deluso dai suoi simili che la morte non gli faceva più così paura, perché avrebbe comunque alleviato la sua sofferenza. Ormai camminava per inerzia. La testa e gli occhi bassi, le zampe prive di energia, la coda immobile che sfiorava un terreno sconosciuto.

L'AMORE E' PER I DEBOLI (SAHARA)

L'imponente leone maschio con la criniera nera ringhiò minacciosamente verso Tinar, il padre di Sahara, il quale iniziò a ruggire furiosamente. La lotta tra i due era ormai inevitabile. La giovane leonessa era spaventata; se suo padre avesse perso lei sarebbe stata sicuramente uccisa dal leone con la criniera color ebano perché non si sarebbe mai sottomessa a lui. Non voleva morire. Era troppo giovane. Provò a muoversi verso il padre con l'intenzione di aiutarlo, il corpo teso e la mente concentrata sulla battaglia, ma Tinar scosse impercettibilmente il capo per fermarla, gli occhi che la supplicavano di non intervenire.

Sua madre le scoccò un sorriso leonino tutt'altro che rassicurante; era evidente che non credeva nella vittoria di Tinar, ma forse non le importava più di tanto.

Sahara odiava il modo di fare dei leoni. Tutti quei comportamenti assurdi come uccidersi per il territorio o per il comando e nessuna possibilità per il branco di scegliere un capo autorevole e giusto anziché il più grande e il più feroce. Tutto era dettato dalla legge del più forte e non dal cuore, dai sentimenti e dall'amore per la famiglia. In quel mondo non c'era spazio per l'amore, in nessuna delle sue forme.

No. Fra i leoni non esisteva più l'amore. L'amore era per i deboli e i deboli muoiono.

IL PATTO (WIND)

Camminava da giorni in quel maledetto deserto e vedeva solo sabbia. Sabbia, sabbia e ancora sabbia. Entusiasmante, no? Accidenti al deserto. Era da giorni che non beveva e da ancora più tempo non metteva qualcosa di decente sotto i denti. Da un paio di giorni, inoltre, gli avvoltoi avevano preso a seguirlo, pronti a mangiarselo dopo la morte. Ad un certo punto Wind ruggì al cielo queste esatte parole: «Se la piantate di infastidirmi e mi aiutate, forse vi potrei procurare qualcosa di più gustoso di un magro leone tutto pelle e ossa.»

Subito gli avvoltoi si zittirono e dissero all'unisono «Facciamo un patto di sangue. Se non rispetterai l'accordo morirai.» Così gli uccelli lo condussero ad un'oasi piena di selvaggina. Lui si rotolò per bene nella sabbia, sporcandosi il pelo bianco già opaco per non farsi notare dalle prede. Si avvicinò pian piano alla sua ignara vittima, una giovane zebra. Quando questa si accorse di lui era già troppo tardi. Era spacciata. Così ognuno rispettò i propri doveri ed il patto fu soddisfatto.

UN NUOVO LEONINO VICINO DI CASA (HIKARI)

Hikari se la passava bene. Insomma, per essere un ghepardo. Era arrivata in quell'oasi da poco eppure la considerava già un paradiso. Era piena zeppa di grasse gazzelle e non c'era neanche un odioso e arrogante leone. I leoni erano molto arroganti, presuntuosi e sbruffoni. Ma soprattutto sprezzanti nei confronti degli altri felini. Inutili creature. Provava solo disprezzo nei loro confronti. Non che le tigri fossero tanto meglio, ma non ne aveva mai conosciuta una. Sentì le grida degli animali spaventati, come se qualcuno avesse loro fatto un agguato. Sentì un sonoro ruggito di trionfo e comprese che il temibile cacciatore era un leone. Proprio un leone? Almeno i leopardi non erano così arroganti Subito corse verso l'autore del ruggito. Mentre lo raggiungeva notò che c'erano un sacco di avvoltoi che mangiavano una zebra vicino a un magro e sporco leone, che sonnecchiava tranquillamente. Subito il leone si alzò e annusò l'aria, concentrato. «Vieni fuori. Se non obbedisci, ti trovo e ti uccido. Non credere che sia difficile, ghepardo, sebbene le mie condizioni mi indeboliscano, sono ben più forte di te.» disse il leone. Avanzò lentamente e si trovò davanti il muso dello spelacchiato leone. Era un maschio bello grosso, nonostante fosse chiaro che aveva visto giorni migliori. Quando constatò di star facendo una analisi completa di minuzia del leone, lui l'aveva già atterrata.

La leggenda del leone biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora