3. Il mondo non è piccolo

201 10 9
                                    

In un ventina di minuti scarsi passai il Mersey e mi fermai davanti alla strada sbarrata di quello che una volta doveva essere un complesso industriale, e che ora era solo reti, erbacce e asfalto vecchio. Era ancora troppo presto perché una ronda avesse aperto la mezza cancellata da cui di solito passavo senza che nessuno mi dicesse niente, e così scavalcai. 

Il cartello diceva che era divieto d'accesso. Tutti i visitatori e i clienti dovevano far rapporto all'ufficio prima di procedere. Certo, pensai, contateci. Se non passavo in mezzo a quei vecchi capannoni avrei dovuto fare un giro infinito. Avevo già scavalcato altre volte, come quando con Lukas avevamo fatto una caccia alla volpe con le bici. La volpe era io. Aveva cinque minuti di vantaggio e un barattolo bucato di vernice attaccato sotto alla sella. Non mi avevano beccato, e avevo intascato le venticinque sterline che c'erano in palio. 

Appoggiai la bici da un lato della cancellata, in verticale, con il manubrio verso l'alto, montai a cavalcioni del tubo che teneva su la griglia e la sollevai per farla passare dall'altra parte. Non ero convinto che fosse il modo migliore, ma non ne conoscevo un altro. E per fortuna la mia compagna era leggera: meno di dodici chili. Quindi avanti così, mi dissi, e speriamo che non ci siano dei cani.

Una volta dall'altra parte mi guardai intorno. Era un perfetto esempio di desolazione post industriale, post civiltà umana, post cose che ci sembrano utili e che invece non le voleva davvero nessuno. Finestre rotte, tetti coperti da stormi di piccioni appesantiti, erbacce. 

Spensi la musica, perché preferivo sentire eventuali allarmi. O latrati. O grida. Mi era successo più di una volta di essere inseguito da un cane furioso. E non era una bella esperienza. Ma sia la guardiola che la vecchia fabbrica e i capannoni erano ancora più vuoti di quando li avevo attraversati con Lukas l'Estate prima. 

Oltrepassai le loro sagome svuotate e i muletti abbandonati al bordo del piazzale e mi infilai lungo il sentiero che scendeva verso l'argine del fiume. Non avevo mai capito se quando avevano progettato quel posto pensavano davvero che qualcuno avrebbe voluto farsi la pausa pranzo passeggiando accanto all'acqua, ma, anche se l'avevano pensato, se ne erano poi dimenticati molto presto. Non volava una mosca, nel vero senso della parola, come se gli insetti fossero stati sterminati da un qualche prodotto chimico sciolto nell'acqua, che aveva un minaccioso color cobalto. 

Passai i sambuchi e una riva di ortiche fiorite, lungo il sentiero tracciato da generazioni di ciclisti abusivi come me. Strisciai con attenzione in mezzo a una grata sfrangiata di ruggine e salii sotto all'arcata del ponte della ferrovia. Lì avevo fatto una foto a Lukas e l'avevo poi pubblicata su Google Earth: era una bella foto. Si vedevano le nostre due bici e Lukas con il volto nascosto dal cappuccio della felpa. Lui non era d'accordo. Anzi, si era incazzato moltissimo, perché secondo lui non dovevo metterla io su Google. Era potente. Le nostre bici scintillavano come le ali di Icaro e il murales azzurro, sul muro della massicciata, pareva una delle rune di Odino.

Ci facevamo moltissime foto, ogni volta che andavamo fuori. Lui era più bravo di me. E forse era per quello che si era arrabbiato tanto per quella foto, perché non l'aveva fatta lui. Era un buon amico, e mi dispiaceva, pensai, di non avergli detto niente della mia partenza. Ma non avrebbe capito.

Lui era fuori posto, dove era. Si capiva alla prima occhiata che non c'entrava niente con noi altri della Alsop, la scuola dove ci eravamo conosciuti. Puzzava lontano un miglio di scuola privata, con il suo bell'accento pulito, i vestiti e l'uniforme stirata, e i genitori che andavano a far la spesa da Mark&Spenser, ma alle elezioni mettevano sulla finestra l'adesivo Vota Green Party. Era stata sua mamma a insistere per la Alsop, che era una scuola pubblica, perché voleva dar fiducia al sistema educativo nazionale. 

HoopDriverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora