20. Il coniglio di peluche

91 3 0
                                    

Salutai le due sorelle all'alba, ancora soffice e buia.

- Mi raccomando, Billy Hoopdriver - mi disse Alis. - Non sparire per sempre.

- Non sparisco per sempre.

Ma le cose che si dicono all'alba non sono come quelle che si promettono di sera. Al mattino non si ha alcuna familiarità con le cose grandi e impossibili della notte, e i misteri inseguiti con chiarezza nell'ombra, con la luce sono tornati a nascondersi.

Al mattino restano le cose da fare. E un modo per farle.

Brynn si limitò ad abbracciarmi e tenermi strettissimo, fino a quando Creirwy le sfiorò i capelli e le disse: - Coraggio, fanciulle, tornatevene a dormire. Noi ci vediamo tra qualche ora.

Sì, lo so, sembrò risponderle la ragazzina, guardando me. Ma noi, invece?

Facemmo saltare Shackleton dietro, e il grande cane nero si acquattò tra le ruote di Azzurra, come se avesse sempre viaggiato lì. Io mi accomodai davanti.

Il Defender si accese con un rombo.
Scivolammo fuori dal garage in una nuvola nera e pungente, in un fracasso micidiale.
Abbassai il finestrino.

E guardai la figuretta ferma di Alis ritagliata nello specchietto retrovisore, con Brynn abbrancata alle sue ginocchia.

Imboccammo il viale e lei sparì dietro il tronco di un ciliegio, così come era apparsa.

Da allora, guardai sempre avanti.

Creirwy guidava sicura, né forte, né piano e il vecchio Defender procedeva rigido sul fondo dissestato, come le prime biciclette, con le ruote di ferro. Rimase rigido e severo anche quando la strada di gesso diventò asfaltata, le siepi di prugnolo si aprirono, e ci trovammo circondati da campi arati come coste di velluto.

Non c'era nessuno, a quell'ora.

E non mi sembrò nemmeno che il tempo scorresse, come se ci fosse qualcosa di inevitabile nel modo in cui procedevamo verso il mare. Eravamo parte di un allineamento cosmico, in un certo senso, di un posizionamento inevitabile nel grande disegno dell'universo.

Quando salimmo sul maestoso ponte dell'autostrada di Bristol, sospeso sull'acqua come a un mazzo di ragnatele, fu come se stessimo volando.

Creirwy aveva accesa la radio, ma la teneva bassa, una specie di scaramanzia.
Piegammo verso ovest, infilandoci in una pianura che aveva i bordi dolcemente ondulati di una torta.

E quando uscimmo all'altezza di West-sur-mere e Kewstoke, su una strada che fece un lungo anello, non erano ancora le cinque e mezza.

Mi feci lasciare subito lì, nella zona industriale del paese, nel parcheggio asfaltato di un Homebase. Sulle vetrine c'erano enormi cartelli: annunciavano sconti, altri sconti, e, infine, la chiusura del negozio. L'asfalto era sgretolato.

E ai bordi dell'aiuola erano rimasti impigliati i resti degli ultimi imballaggi usciti dal magazzino.

- Sicuro che non vuoi che ti porti fino al ricovero? - Mi domandò Creirwy.

- Sicuro - le risposi.

Da lì, se non ricordavo male, c'erano ancora un paio di miglia per arrivare alla costa.
Un altro per la casa dove sta il nonno, che non è sua, è del ricovero, ma comunque ora sta lì.
E io volevo arrivarci da solo.
Volevo essere con Azzurra, sulla strada, così come mi ero sempre immaginato che avrei fatto.

HoopDriverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora