Mangiammo zuppa di legumi con ritagli di carne di maiale e pane croccante, caldo, appena sfornato. Forse il signor Richmal non era un cuoco, ma era un fornaio pazzesco. Meglio di Paul, quello francese.
Quando mi presentai alla porta di casa, ripulito e con indosso i suoi vestiti, stava ascoltando la BBC. Abbassò il volume non appena mi vide entrare in cucina.
- Non sei ancora sulle news locali - disse. - Sicuro di essere scappato di casa?
Sulla BCC? Mi domandai, allarmato. Non avevo nemmeno preso in considerazione che sarebbe potuto succedere. Chi poteva essere interessato a un ragazzo della prima superiore scappato in bicicletta da un padre mezzo ubriaco, con tutto il casino che stava succedendo ne resto del mondo.
E chi gliel'aveva detto, al signor Crompton, che ero scappato di casa? Shackleton?
- Come sta, Boris? - Gli domandai.
- Lui non patisce. Vieni. Siediti qui.
Mangiammo con Shackleton sotto alla tavola, che elemosinava bocconi da uno e dall'altro, e fu una cena piacevole.
Richmal mi indicò dove ci trovavamo sopra una mappa del fiume Wye che aveva appesa al muro, mi mostrò dove mi aveva recuperato, dove correvano i sentieri principali e gli feci qualche domanda su Brecon Beacons. Parlammo di Azzurra, di come avevo trovato i pezzi, di quanto li avevo pagati. Lui mi raccontò della casa, dei lavori che aveva ancora da fare, dell'estate che stava per arrivare, e chissà se sarebbe stata calda come la precedente, come dicevano alla radio, come quella famosa del 1976, che per me non era famosa per niente, ma non importa.
Quando finimmo mi controllò le bendature, rifece la medicazione al gomito e mi comunicò che stavo andando bene. Poi recuperò da un armadio due cartoni vuoti per le uova, due retini, li infilò in uno zaino con un enorme libro, un taccuino e un thermos di camomilla, mi passò la lampada che aveva recuperato dal vagone e ne prese una seconda per sé.
Eravamo pronti per la caccia.
Non faceva ancora buio, ma lui voleva muoversi, perché non aveva intenzione di restare tutta la notte fuori. Ci incamminammo nell'erba alta lungo il canale per quasi un miglio, fino a una radura circondata da salici piangenti.
Quando mi voltai a controllare, la casa era sparita. Il cielo si era macchiato d'inchiostro e spuntavano le prima stelle.
- Vedrai come la notte ti sembrerà chiara, se lasci che i tuoi occhi si abituino al buio - disse il signor Richmal accovacciandosi nell'erba.
A me non sembrava. Anche la notte prima nel bosco del castello, che in realtà erano due notti prima, dato che una era passata come se mi avessero messo in una bara di grafite, il buio mi era sembrato buio e basta, ma non dissi niente. Era lui, l'esperto.
La lampada che si era portato, accesa, proiettava intorno a sé un'enigmatica luce blu.
- Luce al mercurio - mi spiegò, sistemandola a una decina di passi da noi.
Mi passò un retino.
- Stai pronto - mi avvertì.
Per i primi istanti non accadde nulla.
E poi le falene cominciarono ad arrivare. Una, due, alla spicciolata, attirate e abbagliate dalla luce al mercurio. Ronzavano fuori dall'erba, dai salici, dall'acqua del canale e giravano sopra noi, ebbre e confuse. Non appena si avvicinavano le catturavamo con il retino e le infilavamo dentro ai cartoni delle uova.
STAI LEGGENDO
HoopDriver
AdventureBilly è un ragazzino che scappa da casa e fa 200 miglia in bicicletta per mantenere una promessa: raggiungere il nonno alla casa di riposo in cui vive, prima che sia troppo tardi. Così la promessa si trasforma in un viaggio unico. Questa storia fa...