Chapter 8

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Memories, Maroon 5.

Una volta tornati alla base, Steve decise di provare a chiamare Bruce.
Si sarebbero incontrati in un bar, ma io preferii rimanere a casa.

"Rimarrò qui, non preoccupatevi." li rassicurai tutti.

Così fecero: Steve, Natasha e Scott ripartirono, e io mi chiusi in camera.
Presi il cellulare - nel corso di cinque anni, ero riuscita a comprare un caricabatterie - e telefonai a Kevin.

"Pronto, Grace?" rispose lui dopo un solo squillo.

"Kevin, ciao. Mi serve un grandissimo favore: tu e zia Amélie dovete venire qui alla base, per piacere. Anzitutto perchè sarete al sicuro, e in secondo luogo per un'indagine, la zia lo sa..." spiegai vaga.

Non volevo dirgli di tutta la faccenda della gemma e della bambina, ma volevo saperne di più, e l'unica a potermi aiutare era zia Amélie.
Anche perchè Nick Fury, l'unico a conoscenza dei segreti di tutti, era scomparso con lo schiocco come molti altri.

"Noi venire da te? - ripetè incredulo - Con tutti i supereroi fortissimi? Sicura che vogliano?"

"Non mi interessa che vogliano o no, io sono maggiorenne ormai da un po' e posso prendere le decisioni per conto mio. - dissi - Oh, un'ultima cosa, Kevin. Non parlare loro molto delle missioni e dei supereroi. Siamo parecchio giù di tono."

"Comprendo. - rispose - Verremo domattina, okay?"

Annuii.
"Certo. A domani."

Riattaccai e osservai l'orologio.
Nonostante tutto quel che era successo in quella giornata, mi resi conto che erano solo le quattro e mezza.

Pensai a ciò che avevo detto a Kevin.
Anzitutto sarete al sicuro.
Non ne ero così certa. Lì ci sarebbe stato in ballo il viaggio nel tempo, e se qualcosa fosse andato storto loro sarebbero stati i primi ad essere in pericolo dopo di noi.

Ma sotto sotto volevo un supporto emotivo da qualcuno che non avesse superpoteri. Un supporto da qualcuno che aveva fatto parte della mia vita e che era stato poi costretto ad uscirne rapidamente per non rimetterci la pelle.
Ora avevo una nuova famiglia, gli Avengers, e una futura famiglia l'avrei acquisita dopo il viaggio nel tempo: avrei recuperato di nuovo Peter, Wanda e Theo, i miei due migliori amici che consideravo quasi fratelli.

Ma in tutto ciò non avrei mai dimenticato la vecchia famiglia, perché mi aveva dato tutto, soprattutto una cosa che in quegli ultimi tempi scarseggiava: normalità.

Mi aveva fatto credere di essere normale - principalmente Amélie, perchè all'inizio Kevin nemmeno sapeva dei miei poteri - e, quando avevo scoperto di essere diversa e non l'avevo detto a nessuno, avevano continuato a trattarmi come fossi una ragazza normale, non una bambina speciale.
Amélie mi aveva cresciuta, insieme a Kevin, nonostante sapesse di me, nonostante sapesse che avevo dei poteri, che ero diversa e che pertanto ero pericolosa, eppure non le era importato.
Mi aveva accudita, amata e protetta nonostante fosse lei a doversi proteggere da me.
Aveva messo in pericolo la sua esistenza per me.

E questo non avrei mai potuto dimenticarlo.
Mi spiaceva metterli in pericolo, ma li volevo con me, e saperli lontani da me, dove sarebbero potuti essere in pericolo in qualsiasi momento, non mi tranquillizzava.

Mi sedetti alla scrivania della mia stanza e iniziai a disegnare.
Lo facevo spesso, era un'abitudine che era sbocciata in quei cinque anni quando, una volta chiusa in camera perchè non avevo voglia di parlare con nessuno, non sapevo come fare passare il tempo.

Gran parte dei miei disegni raffiguravano Peter, e ogni volta cercavo di rendere realistici quei suoi occhi scuri che, negli ultimi istanti del ragazzo, mi avevano fatto sentire la cosa più bella del mondo.
Spesso nei disegni con lui ritraevo anche me, sempre mano nella mano con lui, entrambi con il sorriso sul volto... spensierati, come saremmo stati davvero se non fosse mai successo nulla.

In altri disegni la protagonista era Wanda, e in altri ancora Theo.
Osservai il mio disegno preferito, appeso all'armadio.
Eravamo rappresentati tutti e quattro, su quello che sembrava essere un campo di battaglia: Peter attaccato con una ragnatela al bordo del foglio, io e Wanda a terra, entrambe con l'energia e il fuoco che divampavano tutto attorno, e un po' defilato c'era Theo, con una freccetta in mano.
Aveva sempre avuto una buona mira, e quando eravamo bambini ci divertivano a fare gare di freccette nel giardino di casa sua.

Forse che gli sarebbe piaciuto Clint, se lo avesse conosciuto.
Sospirando, ricordai di non avere nemmeno un disegno di lui, eppure era stato così importante per me, nonostante avessi passato insieme a lui sì e no una settimana.
Ma in quel tempo mi aveva fatta sentire a casa, mi aveva trasmesso l'amore che riservava solo ai suoi figli.

Annuendo, decisi di disegnare lui.
Mi chiesi come mai non avessi mai disegnato da piccola. Era così rilassante e aiutava ad esternare ciò che si aveva dentro senza che nessuno giudicasse.

Era passata forse un'oretta quando sentii un po' di trambusto, segno che gli altri erano arrivati.

Richiusi l'album, raccolsi tutti i fogli con i disegni e li misi in un cassetto del comodino.
Scesi di corsa e giunsi nel grande ufficio utilizzato da Natasha.
Mi stupii di trovarci non tre, ma quattro persone.
O meglio, tre persone e una specie di mezzogigante in stile Hagrid di Harry Potter.
L'unica differenza era che questo era verde.

"Bruce!" esclamai, e corsi verso di lui.

"Ehi, Grace, che piacere vederti!" disse con altrettanta estasi.
Si abbassò un poco e mi abbracciò.

"Cosa ti è successo?" domandai con interesse quando sciolsi l'abbraccio.

"Ho messo insieme Hulk e Bruce Banner. - spiegò - Ho unito cervello e muscoli. Sono stato un più di un anno nel laboratorio gamma, ma ne è valsa la pena... ora eccomi qui!"

"Ma è fantastico, complimenti." gli dissi in un grande sorriso.

Steve incrociò le braccia e mi guardò.
"Bruce ha accettato la nostra proposta. Non siamo certi che possa funzionare, ma vuole almeno tentare il viaggio nel tempo." mi informò.

Il diretto interessato prese la parola.
"Ho detto che vi avrei aiutati, ma non so se funzionerà. Ora è troppo tardi per pensare a qualsiasi cosa, ma la notte porta consiglio: troverò un modo entro domattina."

"Mh-mh. Spero non vi dispiaccia, ma ho chiamato mio cugino e mia zia, domattina saranno qui."

Steve mi guardò stupito inclinando il capo.
"Cosa? "

"Devono stare al sicuro, e io ho bisogno di loro. Non saranno alcun fastidio." assicurai.

"Su quello non ho dubbi, ma sul fatto che siano al sicuro..."

Steve non sembrava convinto della cosa.
Ma pazienza, quel che è fatto è fatto, e non avevo intenzione di chiamare Kevin e dirgli di restarsene a casa.

"Almeno potrai prendere l'occasione di chiedere a mia zia qualcosa su quella ricerca... sai, per guadagnare tempo." aggiunsi, con un sorriso di sfida.

Sapevo che lui non aveva mai approvato davvero quella missione, e solo parlarne lo faceva sbuffare.

Steve scosse il capo rassegnato e mi lanciò uno sguardo.
"Sei proprio irremovibile."

"È il mio passato, Steve. È il mio io. Se non conosco il mio passato, come posso conoscere me stessa?"

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora