Chapter 3

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Bad Liar, Imagine Dragons.

"Nat." disse in un soffio Rhodey.

Sentii lei sospirare e, attraverso la fessura della porta lasciata socchiusa, la vidi incrociare i piedi sulla scrivania.

"Lo sai che non sarà facile dissuadermi." gli disse lei.

Lui annuì, in un certo senso contrariato.
"Lo so bene. Posso sempre provarci."

"Sarebbe un grande spreco di tempo, prezioso a mio parere, che potresti utilizzare per cercare lui. - ribattè la rossa, prendendo un tramezzino - Dimmi tutto."

Rhodey scosse il capo, sinceramente provato e scosso da qualcosa che io non avevo idea di cosa potesse trattarsi.

"Ti confesso che c'è una parte di me che non vuole trovarlo." borbottò, fissando Natasha cercando nei suoi occhi un riscontro, un approvazione o, forse, solo un accenno al fatto che sì, dovevano lasciare perdere quel qualcosa.

"Puoi scoprire dove è diretto... per favore, Rhodey." sussurrò Natasha, gli occhi lucidi e le labbra che cercavano a stento di trattenere un singhiozzo.

Non l'avevo mai vista così. E il fatto più preoccupante era che non avevo idea di perchè stesse così. Cosa fosse che la facesse stare male, chi la facesse stare male più di quanto già non stesse.

"Ok. Ma non ringraziarmi, te ne prego, perché sto facendo tutto contro la mia volontà, unicamente per te. Lo vedo quanto sei distrutta." ribattè Rhodey.

"Va bene. - mormorò Nat - Spererei di avere nuove notizie entro settantadue ore. È fattibile?"

Rhodey annuì, rassegnato.
"Non aspettarti nemmeno che sia lo stesso di sempre, perchè non è più lui, Nat. Non è più Clint."

A quelle parole, mi si gelò il sangue.
Clint.
Perchè Rhodey aveva detto di lui?
Lui era... no, lo schiocco aveva spazzato via la sua famiglia, e lui con essa. Non poteva essere vivo, era stata Natasha stessa a dirmi che non c'era più.

Il respiro mi si fece più pesante, ma cercai di regolarizzarlo per poter sentire il resto del loro discorso.

"Lo so, Rhodey. Ma è comunque il mio migliore amico." fu la replica di Natasha.

Rhodey non si era sbagliato, per niente, le parole di Natasha ne erano la piena conferma: Clint era ancora vivo.

Improvvisamente mi sentii presa in giro, come schernita, da quelle persone che mi avevano detto di non preoccuparmi, che ci sarebbero sempre state, coloro che mi avrebbero aiutata sempre.
Mi avevano mentito, spacciando la scomparsa di una delle persone per cui avevo sofferto di più per una morte.
Mi avevano mentito, e non per una buona causa.
Mi avevano mentito, e chissà quante altre volte lo avevano fatto.
Erano dei fottuti bugiardi.

Come osavano pensare di non potersi fidare di me?
Non ero più una bambina, non lo ero mai stata, nemmeno quando cinque anni prima mi ero unita a loro, già all'epoca ero grande e matura per la mia età.
Me lo disse il signor Stark, che aveva sempre creduto in me... sì, e che ora si era magicamente volatilizzato, abbandonandomi come avevano fatto tanti.

L'ologramma di Rhodey era svanito da un pezzo, e io spalancai la porta, sentivo l'elettricità pura scorrermi nelle vene; ero una furia, tanto che sentivo il fuoco ardermi nei palmi in modo incontrollato.

Non mi ero sentita così arrabbiata e frustrata da non sapermi controllare prima d'ora, fatta eccezione per quella volta in cui, ancora al liceo, avevo scagliato un pugno sul naso a Brian Cooper, il figo della scuola che io non sopportavo e avrei scuoiato molto volentieri.

Natasha mi guardò esterrefatta e addirittura spaventata quando giunsi davanti alla sua scrivania.

"Cosa ti prende? - domandò brusca, poi cercò di modificare il tono - Calmati, Grace, dissipa subito il tuo potere dalle mani. Qualcuno potrebbe farsi male."

"Nessuno di voi mi dice cosa devo fare. Nessuno! Non mi fido più di voi!" strillai, ora più ferita che arrabbiata.

"Grace. Smettila." ordinò autoritaria Natasha.

I miei occhi fiammeggianti la fissavano, la scrutavano, e videro il dolore nei suoi. Fu forse quello a farmi cambiare radicalmente umore, a farmi smettere di tremare dal rancore e a ridurre in cenere il fuoco che ancora avevo sulle mani.
Sospirai. Non mi presi nemmeno la briga di chiedere scusa, anche perchè Natasha sapeva quanto mi fosse  dispiaciuto fare quella scenata.

Aveva capito che ero addolorata - me lo aveva visto in faccia - forse perchè lo era anche lei. Lei mi capiva spesso.

"So che sai." si limitò a dire.

"Oh, bene. Allora aspetto solo delle spiegazioni valide. Devi impegnarti per trovarne." sibilai.

"Grace... è difficile."

"Niente è davvero difficile se lo si divide in tanti piccoli pezzettini. - obiettai. Natasha mi guardò, non seppi dire se ammirata o confusa - Henry Ford."

La rossa sospirò.
"Hai origliato, vero?"

"Sì. - risposi subito, quasi orgogliosa - Ho sentito tutto quanto. Abbastanza per capire che Clint è... vivo."

Natasha annuì.
"Scusaci, Grace. Sì, lo è. Clint è vivo e vegeto..."

Le diedi le spalle e sbuffai, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione, felicità, sollievo... non sapevo bene quale delle tre. Forse tutte.

"... ma non si può dire lo stesso della sua sanità mentale." commentò in seguito.

"Che vuoi dire?" domandai dura, voltandomi di nuovo per guardarla in faccia.

"Lui... Rhodey lo sta rintracciando. Ha trovato dei cadaveri, e sono opera sua."

"Ma che cosa... non capisco cosa voglia dire."

"La paura rende folli, Grace, così come il dolore: ti contorce il cervello. Clint è diventato un assassino, è pericoloso. Questa è la verità. - ammise Natasha seria, lo sguardo al piatto di tramezzini vuoto - Non volevamo dirtelo perchè..."

"Ecco, esatto. - borbottai appoggiandomi al muro - Non ho una penna, ma vorrei annotarmi tutti i motivi che stai per elencare. Devono essere parecchi, vero?"

Natasha alzò lo sguardo e le lanciò un'occhiata glaciale.
"Tony ha avuto una cattiva influenza su di te."

"Non parlarmi di lui, non si è più fatto vedere. - sbuffai - Hai qualche particolare notizia su di lui che non so e dovrei sapere?"

"Smettila. E comunque no. - ribattè - Non ti abbiamo detto di Clint perchè era semplicemente troppo da sopportare per te. Lo è per chiunque, ma per te soprattutto. Hai perso Pe-... lui, - si corresse, e la ringraziai per essersi fermata in tempo. Non avrei sopportato di sentire il suo nome, sarei senza dubbio crollata - hai perso il tuo migliore amico Theo, Wanda, e tanti altri che amavi. Pensavo che, risparmandoti almeno questo fardello, non avresti sofferto così tanto. Ci sei stata a contatto per poco, lo hai conosciuto in fretta ma quel misero tempo è stato fondamentale per te, così come per lui. Prima di tornare a casa, cinque anni fa, quando era agli arresti, mi confessò di essersi affezionato tanto a te. Voleva... fare una cosa, secondo lui ti avrebbe fatto felice, mi aveva fatto giurare di tenerlo per me, e io lo farò. Non ti dirò nulla. Doveva essere lui a farlo, e se tornerà in sè credo che provvederà."

Ero troppo scioccata dalle sue parole per potermi arrabbiare subito.
Clint mi voleva bene davvero.
Non me lo diceva così, per farmi sentire meglio e meno sola, perchè ero orfana e mi ero appena allontanata dalla zia e dal cugino.
Lo diceva perchè ci credeva.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora