Visions of Gideon, Sufjan Stevens.
La pioggia fitta colpiva l'ombrello e saltava giù sulla strada in modo costante.
Mentre mi incamminavo per la strada, circondata da locali con scritte luminose in giapponese, vedevo due persone incappucciate combattere.
In breve, una cadde a causa della spada dell'altro, che lo ferì mortalmente.Mi avvicinai e mi fermai quattro metri indietro.
Natasha mi aveva lasciata all'ingresso della via, e ora ero sola, a fissare quell'uomo che si tolse il cappuccio e rivelò i capelli tagliati in una cresta che però si appiattì subito a causa della pioggia."Non dovresti essere qui, Natasha." disse la voce di Clint.
L'avrei riconosciuta ovunque. Era lui. Lo sarebbe sempre stato, quell'uomo che mi aveva accolta e che mi aveva fatta sentire a casa.
"Non sono Natasha. - ribattei - E nemmeno tu dovresti stare qui."
Vidi la sua figura irrigidirsi e restare gelato dalle mie parole.
Lentamente si voltò e scorsi finalmente il suo volto: i suoi occhi bagnati, chissà se di pioggia o di lacrime, e l'espressione trafitta da un che di malinconico."Grace?" mormorò quasi addolorato, facendo un passo avanti.
Io indietreggiai.
"Sei tu. - disse - Pensavo... pensavo che non ci fossi più. Pensavo che te ne fossi andata."
Capii la sua profonda sofferenza.
Non solo aveva vissuto cinque anni sapendo che tutta la sua famiglia fosse morta, ma aveva anche creduto che io avessi avuto la loro stessa sorte."No, sono qui. Non me ne sono mai andata." replicai.
Mosse un altro passo, ma stavolta io non mi spostai indietro.
Mi fidavo di lui, e non avrei creduto che cinque anni di errori cancellassero ciò che era stato per i trentacinque o i quarant'anni precedenti.Continuai a guardarlo.
"Mi dissero che eri morto. - aggiunsi - Perchè non sei venuto alla base?"Lui sospirò.
"Credi che avessi la mente lucida per pensare ad una soluzione? - domandò retorico - Sono scappato, credendo che come era morta la mia famiglia lo fossi anche tu, e Natasha, e... e tutti gli altri. Credevo di essere il solo ad essere vivo. Perchè di peggio della morte c'è solo la vita quando gli altri se ne sono andati."Non potei che concordare con lui.
Sapevo benissimo cosa volesse dire. Sapevo cosa stesse provando in quel momento.
Gli altri erano morti, tu eri vivo.
Non esisteva sensazione peggiore."Non prevalse la razionalità ma l'istinto. Ed eccomi qui." concluse, stringendosi nelle spalle.
"Uccidere questa gente non ti ridarà la tua famiglia. - obiettai. Feci un timido passo avanti - Abbiamo trovato un modo, forse, per far tornare tutti qui."
"No. - si affrettò a dire, un singhiozzo sofferente che mi ruppe il cuore - Non darmi speranza."
Io feci un faticosissimo sorriso di dolore.
"Anche io ho perso tutto. - gli rivelai - Ma non la speranza.""Io invece sì, l'ho persa." gemette cercando di non piangere. Il dolore cambiava davvero le persone, me ne accorsi solo allora.
"Tu non sei Clint. Non sei quello che conoscevo. - dissi amaramente - Quel Clint non si sarebbe mai arreso."
"Ti sbagli. - mi contraddisse - Io non sono cambiato... non per te. Sono sempre lo stesso per te. E scusami per non esserci stato per tutto questo tempo."
Lo guardai negli occhi, e mi costò fatica sorridergli rassicurante.
"Li riporteremo tutti qui. Te lo posso promettere."Anche lui distese le labbra in un sorriso, e mi convinsi che quella pioggia gli aveva lavato via tutti i pensieri raccapriccianti da assassino.
Stavolta fu io a fare un passo avanti, e poi un altro, e un altro ancora.
Arrivai presso di lui e la pioggia cessò di battergli sui vestiti e sui capelli.Lui alzò la testa, perplesso, e fissò prima l'ombrello che lo riparava, poi me.
"Questo ombrello può tenere sotto tutti e due." spiegai alla sua occhiata interrogativa, quasi stupita.
Gli afferrai le dita con la mano, e lui non esitò a stringerla.
"Mi sei mancato tantissimo, Clint." sussurrai.
"Anche tu." rispose lui, mentre con la mano libera lo abbracciai, posando la testa sul suo petto, ignorando i vestiti zuppi di pioggia e il momento poco consono a manifestazioni d'affetto.
"Dai. - dissi dopo una decina di secondi di tranquillità e sicurezza tra le sue braccia - Andiamo alla navicella. Eri l'ultimo della lista, ora la squadra è tutta riunita. Ce la faremo."
Lui annuì.
"Sì. Forza, - mi prese per mano - andiamo."Ci incamminammo, e mi sentii di nuovo felice.
Potevo cancellare Clint Barton dalla lista degli scomparsi: era vivo e, come se non bastasse, era con me, come all'inizio della mia avventura negli Avengers.Arrivammo alla fine della via, e vidi Natasha ancora lì ad aspettarmi.
Le sorrisi e le feci un cenno come a dire "visto?".
Ma lei era troppo impegnata a fissare il suo migliore amico, e Clint ricambiava lo sguardo altrettanto sorpreso."Nat." mormorò lui, in un sorriso sincero.
Lei scosse il capo, per scacciare le lacrime di commozione.
"Brutto zuccone, eccoti qui. - disse, senza smettere di sorridere - Sono tutti ansiosi di rivederti, vieni."Ci guidò alla navicella che avevamo lasciato in un campo poco lontano.
Durante il tragitto Clint e Natasha parlottarono tra loro, e io mi feci vedere a non ascoltare i loro discorsi.Captai solo un "glielo hai detto?" da parte di Natasha, ma Clint negò in un borbottio.
Sapevo per certo che si riferiva a quella cosa che Clint voleva chiedermi prima che succedesse tutta quella faccenda di Thanos, me lo aveva accennato Nat, ma non sapevo di cosa si trattasse.
Probabilmente non era importante.Arrivammo alla navicella e la prima a salire fu Natasha.
Io presi la mano a Clint."Torniamo a casa." mormorai.
Lui strinse la mia mano.
"Ci conto." rispose, quindi salimmo.Mi aspettai i ragazzi stupiti di vederlo, perchè sapevano che per cinque anni era stato un criminale e credevo fossero scettici, e convinti che si non sarebbe più unito alla squadra.
Invece non avevo capito niente.I ragazzi accerchiarono Clint: Tony iniziò a fare battutine sulla sua mira, Steve gli sorrise e gli strinse la mano, Thor lo abbracciò in modo poco virile e gli altri gli diedero pacche sulle spalle.
"Ti aspettavamo, agente Barton." disse Steve in tono divertito.
"Grazie Cap. - disse lui, quindi alzò lo sguardo e fissò gli altri - Grazie a tutti voi. Cercherò di tornare quello che ero. Anzi, cercherò di essere migliore."
"No. - ribattè Tony - Sei sempre tu, Legolas."
Si sorrisero.
Avevano combattuto contro nella guerra civile, per un primo periodo mi avevano detto di essere odiati, eppure ora sembravano essere amici da sempre.Ripartimmo verso la base, la squadra al completo.
Andava tutto bene.
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫
Fanfic• SEQUEL di "Avengers: The Ultimatum" • Tempo di ambientazione: Endgame Sono passati cinque anni. Grace continua a struggersi per le perdite accusate contro Thanos, perchè lei stessa avrebbe potuto impedirle. Gli Avengers sono praticamente smantell...