Bridges, Aisha Badru.
Tony Stark aveva fatto delle scelte sbagliate nel corso della sua vita.
Eppure aveva avuto modo di rimediare: quando si era reso conto che la produzione di armi era solo nociva per l'umanità, la cessò.Ora era convinto di possedere tutto ciò che lo rendeva davvero felice. Aveva una casa, insieme ad una fantastica moglie e una bellissima figlia.
Era in pensione, aveva salvato il mondo più volte, l'ultima volta non era andata bene ma lui credeva di essere felice.Ma si rese conto che no, non lo era appieno.
Aveva un vuoto dentro, che era generato da qualcuno che aveva perso, qualcuno di importante, ma che non si era reso conto che lo fosse realmente.
"Capisci il valore delle persone solo quando le perdi."
Tony si trovò a concordare.
Peter Parker era solo un ragazzino desideroso di aiutare il suo mentore e di salvare la ragazza di cui era innamorato. Si era intrufolato in una questione più grande di lui ma si era battuto per ciò che voleva.
Nonostante tutto, e a dispetto di tutti quelli che se ne dimenticano, Peter Parker era morto da eroe, secondo Tony.
Ed era stato degno di essere chiamato eroe.Gli mancava. Maledettamente.
Ma non voleva perdere ciò che aveva guadagnato con tanta fatica, non voleva mettere in pericolo una moglie e una figlia per salvare un ragazzino che per lui, in realtà, non era niente.Scosse il capo.
Come poteva mentire a se stesso?
Peter era come un figlio per lui. Lo trattava come tale.
E lui sembrava trattarlo come quella figura paterna che non aveva mai avuto.Come se non bastasse, era la ragione di vita di Grace, quell'altra ragazza formidabile di cui parlava alla piccola Morgan, e per la quale aveva un occhio di riguardo.
Le piaceva molto, ed era diventato il suo mentore.
Poi l'aveva abbandonata.Ma nonostante tutto, lei era lì, a chiedere aiuto a lui, dopo il brutale modo in cui se n'era andato via da lei.
Era lì, a chiedergli di riportare indietro il ragazzo che amava, che altro non era che anche un suo grande pupillo.Lui aveva abbandonato Grace Edwards, ma lei si fidava ancora di lui.
Avevo guardato Tony negli occhi, e in quella che sembrava un'infinità ma si era trattato solo di un secondo avevo letto abbastanza per capire che, nonostante sembrasse felice, Tony non lo era affatto.
Gli mancava un tassello del puzzle per completare la sua felicità, e quel tassello era Peter.
"Grace, stiamo parlando noi adulti ora, stanne fuori da queste questioni."
"Non direi. - replicai con stizza - Se ti fosse importato di me e te ne rendessi conto, sono passati cinque fottuti anni. Ne ho ventuno ora, anche se non li dimostro."
"Già, sei maggiorenne ora. Me ne dimentico sempre."
"Già. - ripetei sprezzante - Ho passato il mio diciottesimo a piangere, perchè le uniche persone con cui volevo passarlo erano morte o si erano completamente dimenticate della mia esistenza."
Lui sembrò colpito nel profondo.
Incrociò il mio sguardo e sembrò rassegnato."Non ne resto fuori, signor Stark. - ripresi - Dico che dobbiamo provare. Io non ho di sicuro nulla da perdere, forse tu hai molto, ma puoi almeno darci una dritta..."
Tony mi interruppe.
"Io ho molto da perdere, già. Ma è troppo pericoloso per me come per qualsiasi persona.""Voglio rischiare." insistei.
"No, scordatelo! - ribattè alterandosi e alzando la voce - Non ti permetterò di metterti in pericolo di vita per una cosa del genere... è folle, okay? Hai una vita davanti e anche se hai perso tutto non vuol dire che tu debba abbandonarti a te stessa, diamine!"
Restai colpita dal suo improvviso cambio d'umore. Non aveva mai provato rancore nei miei confronti da quando ci conoscevamo.
"Non puoi farmi questo! - urlai - Mi è stata data speranza, e ora non puoi rifiutarti di farci almeno tentare! Non riesco a stare senza Peter, io ho un fottuto bisogno di lui nella mia vita, e non riesco a stare con un vuoto nel cuore! Signor Stark... Tony... ti prego." conclusi in un sussurro.
Lui ne restò turbato, e in un certo senso anche io. Non lo avevo mai chiamato per nome, ma quella volta mi era venuto spontaneo. Non l'avevo nemmeno mai supplicato, eppure quella volta accadde.
Tony sospirò.
"Ci penso. - si arrese - Ma il fatto che vi dia indicazioni, se lo facessi, non vuol dire nè che appoggi il viaggio nel tempo nè che ci partecipi di persona. Sia chiaro."Riuscii a sorridere e la rabbia svanì.
"Grazie, signor Stark." mormorai quando tornai in me.Lui annuì solo, evidentemente rassegnato ma non più arrabbiato, forse persino ferito da quella discussione accesa.
"Se non parlate ancora di lavoro fermatevi a pranzo." propose entrando in casa.
Steve prese la parola dopo lunghissimi minuti passati in silenzio ad assistere al nostro battibecco.
"No Tony, non abbiamo tempo da perdere. E grazie comunque, per il pranzo e anche per... la missione."
"Figuratevi." rispose Tony, fermandosi sulla porta a guardarci mentre ci alzavamo dalle sedie sul terrazzo per andarcene.
Natasha sorrise guardando in basso vicino a Tony.
Seguii il suo sguardo per vedere la bambina, accanto al padre ancora ignaro di lei che, con la testa inclinata, lo osservava con curiosità."Papà. - chiamò con voce squillante - Posso conoscere la bimba che fa i fuochi d'artificio?"
Tony abbassò lo sguardo e fece un cenno verso di me.
"Eccola lì. Dai Morgan, saluta Grace Edwards." la incitò.La bambina fece un paio di passi fuori dalla porta per giungere davanti a me, e si cacciò le mani nelle tasche della felpa rosa. Io mi inginocchiai e con un sorriso la salutai.
"Ciao, sono Grace." dissi, allungando una mano per metterle una ciocca dietro l'orecchio.
Lei fece un sorriso.
"Io sono Morgan. - cantilenò - È vero che se fai così con le mani - tirò fuori le mani e fece una specie di ingarbugliamento delle dita - esce il fuoco?"Annuii.
"Guarda qui, Morgan."Portai il medio e il pollice della mano sinistra vicini e li mossi leggermente. Un piccolo palloncino arancione si accese, e con la mano lo modellai fino a farlo diventare una fiamma vera e propria.
La bambina mi guardò affascinata con la testa inclinata.
"Bello." disse solo, ma con quell'energia tipica dei bambini che scoprono qualcosa di nuovo.Spensi il fuoco e mi alzai in piedi, mentre anche Natasha salutò Tony e fece 'ciao' con la mano alla bambina.
"È stato bello rivedervi, ragazzi." concluse Tony, che mi lanciò uno sguardo e, con un cenno di assenso, sollevò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso.
"A presto, Tony." disse anche Scott, e tutti e quattro ritornammo alla macchina.
Sospirai. Dopo tutta la discussione e la sfuriata generale, alla fine Tony non aveva detto di no. Forse c'era una possibilità che ci aiutasse davvero.
Forse c'era una possibilità di salvare ancora il mondo.----
Ultimo giorno di scuola! 🥳🥳
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫
Fanfiction• SEQUEL di "Avengers: The Ultimatum" • Tempo di ambientazione: Endgame Sono passati cinque anni. Grace continua a struggersi per le perdite accusate contro Thanos, perchè lei stessa avrebbe potuto impedirle. Gli Avengers sono praticamente smantell...