In my veins, Andrew Belle.
Avevamo trovato da dove iniziare: riunire la squadra.
Eravamo saliti tutti e quattro in macchina e avevamo raggiunto una capanna in periferia, in mezzo ad uno spazio verde circondato da alberi.Non avevano voluto dirmi perchè fossimo lì. Lo scoprii con i miei occhi quando, scendendo, vidi che sui gradini della piccola terrazza c'era in piedi un uomo: Tony Stark.
Era ancora lo stesso. L'unica differenza era che teneva in braccio una bambina. Aveva voltato il visino verso di noi, ed era dolcissima. Somigliava parecchio a Tony.
Ma io ero ancora sconvolta. Lui era stato lì, a farsi una vita tranquillamente, e mi aveva abbandonato. Non era obbligato a stare con me, certo, ma poteva benissimo avvisarmi e non andarsene senza fiatare.
Lui sorrise a tutti, ma spalancò gli occhi quando vide me. Restò come paralizzato, e sentii la bambina dirgli qualcosa. Lui non replicò, ma la poggiò a terra e lei sgusciò in casa.
Ci avvicinammo tutti, andando verso la terrazza.
"Grace." mormorò Tony, tramutando quello stupore in un grande sorriso.
Allargò le braccia, aspettando che io mi ci fiondassi.
Ma non lo feci.
Anzi, lo guardai seria, e a quanto pare la cosa lo ferì. Abbassò le braccia e continuò a fissarmi con un'espressione amareggiata.Feci un passo avanti e arrivai di fronte a lui, continuando a guardarlo negli occhi.
"Oh, finalmente ci si vede." dissi sprezzante.
Volevo fargli capire cosa avevo provato, cosa avevo passato quando lui non c'era.
"Guarda, non è stato facile neanche per me..." iniziò, alzando una mano come per fermarmi, perchè sapeva che sarei diventata un fiume in piena.
E così fu."Non è stato facile? - ripetei incredula - Hai idea di come mi sia sentita per questi cinque anni?"
"Grace..." tentò di dire, ma fallì miseramente di fronte alla mia impetuosità.
"Mi sono sentita persa. Non c'era Peter, nè Wanda, nè Clint... Speravo che almeno tu ci saresti stato per me." replicai ferita.
Lui mi guardò fissa negli occhi, e forse notò le mie lacrime fare capolino, perchè scese i due gradini della terrazza e arrivò presso di me, quindi allargò le braccia e mi strinse a sè.
Io non ero molto propensa all'abbraccio e cercai di farglielo capire, ma lui non volle sentir ragione. Continuò a stringermi più forte, posando il mento sulla mia testa.
"Scusami, Grace. - sussurrò, udibile solo a me - Sono stato uno stronzo, ma volevo vivere un po' della mia vita. Ora sono felice. Se non fosse che tu sei triste, invece."
"Potevi dirmelo. - biascicai contro il suo petto - Potevi dirmi che volevi una vita normale. Potevi evitare di andartene da un giorno all'altro... nessuno sapeva niente. E, come sempre, mi sono ritrovo a tenere alle persone, e loro se ne vanno."
"Edwards smettila, non è vero! - esclamo, stringendomi sempre di più fino a farmi mancare l'aria - Hai ragione, è colpa mia, ok? Ora non farmi sentire troppo un bastardo."
Riuscii quasi a sorridere e mi sottrassi dall'abbraccio.
"Perdonami, ma sono un po' emotiva." borbottai."È lei la bimba brava che fa i fuochi d'artificio?"
Mi voltai verso la porta.
Vidi una bambina, quella che aveva prima in braccio Tony, che stava appoggiata allo stipite della porta. Aveva la testolina inclinata, i capelli castano scuro un po' aggrovigliati e l'espressione furba di suo padre."Certo che è lei, ma ora dobbiamo parlare di affari, dopo la conosci, ok? La mamma ha bisogno del tuo aiuto per il pranzo, su." le disse dolcemente Tony dandole un colpetto sulla testa.
La piccola annuì e mi lanciò un altro sguardo innocente tipico dei bambini, quindi tornò saltellando in casa.
"È bellissima. - dissi osservando la porta dentro la quale era scappata la bambina. Tornai a guardare Tony in faccia - Non mi hai detto neppure questo. Una figlia. Che ora avrà... tre, quattro anni? Non ci sentiamo da parecchio, non credi?"
"Ho sbagliato, sì, potevo dirvi anche di lei, potevo..."
"Potevi solo fare un colpo di telefono. - lo interruppi calma - E dirci semplicemente che eri vivo."
Tony abbassò lo sguardo. Aveva preso coscienza del fatto che il suo comportamento non era stato dei migliori nei nostri confronti.
Mi diede una pacca sulla spalla e rivolse uno sguardo ai tre che stavano ancora aspettando che finissimo il nostro dialogo."Venite dentro, ragazzi."
Ci ospitò sulla terrazza e Scott iniziò ad illustrare il piano che avevamo in mente: salvare il mondo.
Ma Tony sembrava aver finito con quelle cose. Già solo il fatto che avesse una figlia e una capanna lontana dal mondo lo evidenziavano.
Poi ovvio che anche se abitasse su una palafitta in mezzo a un oceano, noi eroi ficcanaso avremmo trovato sempre la via per andare a rompergli le palle.
E infatti eccoci lì."La scala di Planck incasina la proposizione di Deutsch, su questo concordiamo?" domandò offrendo da bere.
Nat e Steve fecero una faccia perplessa, chiaramente intesa come 'non so di cosa tu stia parlando'. Scott sembrava invece appena caduto dalle nuvole, con la faccia piena di meraviglia.
Rifiutai gentilmente il bicchiere e risposi a Tony.
"Certo, ma pensa anche a Bohr. Il suo modello atomico innovativo ha permesso di applicare la legge di Planck e non solo... - feci una pausa - L'effetto tunnel di Gamow per il decadimento delle particelle alfa, signor Stark! A differenza della meccanica classica, con la meccanica quantistica una particella può superare una barriera di potenziale senza servirsi di energia. Ci pensi, signor Stark!"
Lui sembrò riprendersi da uno stato di trance temporaneo. Poggiò la bottiglia sul tavolo e mi guardò inclinando il capo.
"Non ti do torto. Ma - aggiunse - le particelle devo essere elettroni o altri corpuscoli minuscoli. Noi non possiamo intrufolarci in una barriera di potenziale, Grace, è impensabile. Se la barriera è a livello del nucleo, parliamo di una potenza alla meno quindici metri, sottomultiplo troppo sottomultiplo del metro, invisibile all'occhio umano. Non possiamo programmare un viaggio attraverso il regno senza poterne studiare il percorso effettivo."
"Io sono estremamente piccolo, con la tuta. - convenne Scott - E sono sopravvissuto."
"Tu puoi diventare estremamente piccolo, sì, ma se sai prendere sei gemme, schioccare le dita e risolvere tutto da solo... - Tony sospirò - Per la cronaca, tu sei accidentalmente sopravvissuto. Le probabilità sono rarissime, forse una su un miliardo."
"Abbiamo le particelle Pym." ribatté Scott.
"Tony. - mormorò Natasha, intervenendo tra i discorsi scientifici e chimici miei e di Tony. Non ero sicura che quello che avevo detto c'entrasse molto con la situazione, ma Tony aveva poi approfondito, quindi forse avevo azzeccato un paio di principi - Dobbiamo prendere una posizione."
"L'avevamo presa. - ribattè Tony - Eppure eccoci qui, a piangere sul latte versato, a fare i sentimentali su..."
"Noi non piangiamo sul latte versato. - lo interruppi - Stiamo cercando un modo per ripopolare la terra, per riportare qui tutti. Se vuoi aiutarci buon per te, altrimenti togliti dai piedi. Sei dei nostri?"
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Mi sono impegnata in modo incredibile tra Wikipedia e pagine varie sulla fisica quantistica per fare questi dialoghi tra cervelloni, quindi apprezzate grazie ahah 🥰
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫
Fanfiction• SEQUEL di "Avengers: The Ultimatum" • Tempo di ambientazione: Endgame Sono passati cinque anni. Grace continua a struggersi per le perdite accusate contro Thanos, perchè lei stessa avrebbe potuto impedirle. Gli Avengers sono praticamente smantell...