Find you, Mark Diamond.
La mattina seguente, Kevin e zia Amélie si presentarono alle otto e mezza del mattino.
Corsi ad aprire al portone principale."Grace!"
Il grido incredulo e felice di Zia Amélie squarciò l'aria non appena aprii la porta.
La trovai identica a come era cinque anni fa.
Si fermò dinnanzi a me, mi guardò con gli occhi lucidi e il sorriso in volto, e mi toccò dolcemente prima le spalle, poi le guance, come se non credesse che davvero fossi io in carne ed ossa."Dio, Grace, sei davvero tu! - singhiozzò infatti, tirandomi in un abbraccio - Scusami cara, scusami, ma non posso crederci!"
Ricambiai l'abbraccio soffocante e sorrisi sulla sua spalla.
"Scusami tu, zia Amélie, se non sono venuta da te e Kevin subito dopo quel che è successo. Ma mi avevi detto che sarebbe iniziata la mia nuova vita, che dovevo ascoltare lo S.H.I.E.L.D. e non sono venuta da voi per non mettervi in pericolo." spiegai frettolosamente, per paura che la zia ce l'avesse con me.
Ma non sembrava così. Pareva solo molto felice di vedermi.
"Non mi devi nessuna scusa, tesoro. - sciolse l'abbraccio e mi fissò con un sorriso e gli occhi ancora colmi di lacrime di gioia - Quando sei diventata bella, mia cara, guardati!"
Sorrisi e scossi il capo.
"Ora siamo tutti insieme, è questo che conta." spostai il capo per vedere bene Kevin, dietro di lei e un po' defilato.Kevin... be', che dire di lui? Era cresciuto parecchio, era molto muscoloso e mi ritrovai a pensare che avesse blippato anche il suo barbiere di fiducia: l'ultima volta che lo avevo visto aveva i capelli davvero corti, ma ora aveva una chioma castana con un folto ciuffo.
E, qualcuno mi permetta di dirlo, era anche molto bello. Sicuramente, se nulla fosse accaduto, sarebbe stato uno di quelli che aveva file di ragazze che sospiravano ad ogni suo minimo movimento.
Mi scostai dalla zia e gli sorrisi. Lui ricambiò e si avvicinò. Aveva il comportamento tipico di chi non voleva mostrarsi debole, ma nei suoi occhi verdi che mi trasmettevano da sempre sicurezza vidi tracce di lacrime.
Il mio sorriso si allargò ulteriormente e mi fiondai tra le sue braccia. Lui mi strinse e mi baciò la testa.
"Sei tu, stento ancora a crederci... Pensavamo fossi morta, Grace, lo abbiamo creduto per un anno, invece sei viva. Sei qui. Dio, quanto ti voglio bene." mugugnò.
Era di una spanna abbondante più alto di me, e di certo non faceva fatica a posare il mento sulla mia testa.
Ad ogni parola detta stringeva sempre più la presa su di me, come se avesse paura che potessi scappare."Sono qui. Sono qui." sussurrai, e tanto bastò.
Avevo sempre creduto che, a volte, le parole fossero superflue e bastassero i gesti più semplici.
Questo era uno di quei casi.Li feci entrare e quando richiusi la porta vidi che Natasha era appoggiata al muro opposto a braccia conserte ad osservarci.
"Da quanto sei lì?" domandai titubante.
"Abbastanza per capire che è davvero la tua vera famiglia. - rispose in un sorriso appena accennato. Si staccò dalla parete e si avvicinò a mia zia e Kevin con fare professionale. Non aveva mai perso il comportamento tipico del suo mestiere - Io sono Natasha Romanoff, piacere di conoscervi. Grace ha parlato molto di voi."
Entrambi i diretti interessati si voltarono verso di me. Io feci un sorriso innocente. Il messaggio, implicito, era tuttavia chiaro: scusatemi tanto, ma siete la mia famiglia, ovvio che ne parlo.
"Piacere nostro." rispose Kevin in un sorriso, facendosi portavoce anche della zia.
"Volete scusarci, - parlò ancora Natasha facendo strada ai due verso il suo grande ufficio - ma abbiamo in ballo un progetto piuttosto esteso e pericoloso. Ma credo che Grace vi abbia portati qui per un altro motivo."
"Oh, certo. - risposi dietro di loro, quando fummo dentro la stanza - Volevo solo una panoramica generale sulla mia genealogia... non so se mi spiego."
Zia Amélie sospirò.
"È davvero necessario? Non voglio metterti più in pericolo di quanto tu già non sia." mormorò preoccupata."Vedi che non sono l'unico a credere che non sia una buona idea?"
Ci voltammo tutti giusto per vedere Steve entrare dalla porta dell'ufficio di Natasha, in camicia bianca, pantaloni neri probabilmente di uno smoking e i capelli tirati indietro perfettamente e ostinatamente in ordine.
Vidi Kevin allargare gli occhi e trattenere una reazione decisamente infantile, quale strillare o precipitarsi ad abbracciarlo.
Da sempre, anche quando eravamo piccoli, quando si parlava di Captain America lui andava in brodo di giuggiole.Gli lanciai uno sguardo e sorrisi, mentre lui mi restituì quello che probabilmente era un'occhiata carica di insulti.
"Steve, te ne prego. Forse perché tu non hai provato cosa vuol dire, ma sapere che i propri genitori sono morti per proteggermi senza sapere da cosa..."
"La prego, Captain America. - disse la voce di Kevin - Fate quell'indagine. Grace ha bisogno di sapere... chiunque al suo posto ne avrebbe bisogno."
Steve si voltò a guardarlo e sorrise.
"Oh, così tu devi essere Kevin Davies. Conosciamo alcuni aneddoti su di te."Kevin si girò di scatto verso di me.
"Spero non siano imbarazzanti." borbottò preoccupato."Oh, no, io racconto solo le cose belle." commentai in un sorriso innocente.
Steve allungò la mano verso Kevin, che la afferrò e la strinse in modo stranamente virile, anche se sapevo che dentro di lui si stava espandendo una specie di bisogno di strillare come una ragazzina in piena crisi ormonale.
"Bene, dove eravamo rimasti? - intervenne Natasha - La ricerca... be', direi che si può risolvere ora. Grace, Steve, voi occupatevi dell'indagine, mentre io mi assicuro che Bruce e Scott siano ancora vivi. Stavano perfezionando il tunnel quantico nel furgone di Scott."
Si voltò e uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sè.
"Prego, accomodatevi." fece Steve a Amélie e Kevin, che presero posto ad un lato della scrivania.
Lui si sedette dalla parte opposta, mentre io mi piazzai in piedi vicino a lui.
"Dunque. Io avviso tutti che so davvero poco riguardo alla questione. - esordì Steve - Ne avevi parlato tu con Tony, giusto? Ma lui ora è... parecchio indisposto a queste faccende."
"Già." convenni io alzando un sopracciglio.
"Comunque, sappiamo che i genitori di Grace sono morti non casualmente, ma si sono buttati in una missione dalla quale sapevano molto probabilmente di non uscire vivi. Hanno lasciato una lettera, no? Quella che mi hai mostrato. Lì è scritto chiaramente. Perciò, l'unica cosa che ci manca è che missione fosse e, di conseguenza, il motivo per cui sono morti."
"Tuo nonno ha visto il futuro. - iniziò zia Amélie - Partiamo da qui, così scopro un po' di cose anche io. Secondo lui tu avresti distrutto la gemma durante il combattimento, e il mondo si sarebbe salvato. Ma ciò non è accaduto. Resta da capire perchè."
Spalancai gli occhi, capendo all'improvviso un sacco di cose. Sentii persino il mondo vorticarmi attorno, e dovetti appoggiarmi con entrambe le mani alla scrivania per evitare di cadere a terra come un sacco di patate.
"Perchè quello era l'unico futuro che avremmo vinto."
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐖𝐚𝐫
Fanfiction• SEQUEL di "Avengers: The Ultimatum" • Tempo di ambientazione: Endgame Sono passati cinque anni. Grace continua a struggersi per le perdite accusate contro Thanos, perchè lei stessa avrebbe potuto impedirle. Gli Avengers sono praticamente smantell...