CAPITOLO IV - Peccatore

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"Il mio peccato è non ricordare il mio passato."

Anchin rimase imbambolato per qualche secondo. Più il tempo passava e più la testa gli si appesantiva; la mano iniziò a tremare in modo anomalo, incontrollabile.

– Zio che ti succede? – domandò la piccola Mhar, avvicinandosi a gattoni.

L'elfo non disse una parola, sembrava un cadavere.
Mhar gli afferrò la mano e iniziò a scuterla. La sua fronte era coperta di sudore e i suoi occhi trasmettevano vuotezza.

"Ancora, non ci posso credere." pensò, esitando.

Dopo qualche secondo, Mhar gli diede uno schiaffo in pieno viso.
Anchin, all'istante, sembrò rinsavire. Il tremore smise, il sudore cessò di colare e i suoi occhi tornarono quelli di un tempo.

Osservò in silenzio i lucidi occhi rosa della bambina e smorfiò un sorriso di gratitudine.

– Scusa se ti ho fatto preoccupare.

– Meno male... ero preoccupatissima. – disse, alzandosi in piedi. – Per fortuna mi sono ricordata di quando è successo quattro anni fa e papà ti ha dato uno schiaffo uguale al mio. – esultò con fierezza, puntando il naso all'insù.

– Nah... tuo padre colpisce con meno forza. – replicò l'elfo, strappandole una risata.

Un lieve rumore lo distrasse. Lo sentì provenire dalla porta, socchiusa.
Lo sentì nuovamente, accorgendosi poi che si trattasse di una semplice bussata.

– Entra pure e unisciti alle nostre risate.

Una donna, alta poco più di un metro e sessanta, spalancò la porta lentamente, senza fare nessun rumore.
I suoi occhi e la forma del viso, del tutto simili a quelli di Mhar, trasmisero in Anchin della sana nostalgia.

– È da un po' che non ci si vede, Chyla.

La donna portava una camicia bianca, a maniche lunghe, e un corsetto in pelle il quale, alla fine della vita, si espandeva per formare una gonna lunga fino alle ginocchia. Sulla testa portava un paio di occhiali da aviatore e al collo teneva una cravatta raffigurante ingranaggi di varie grandezze. Le sue gambe erano coperte da lunghe calze di verde scuro.
Dalla sua spalla destra pendeva una borsa infinita, uguale in tutto e per tutto a quella di Anchin.

– Finalmente ti sei svegliato. – disse, arricciando un ciuffo dei suoi lunghi capelli rosa. – Iluk ti aspetta alla biblioteca.

Il tono calmo e gentile di Chyla aiutò Anchin a calmarsi da quanto avvenuto pochi istanti prima.

– Mhar, noi andiamo in città a fare scorte per un mese.

La piccola, riluttante, si avvicinò alla madre.

– Sì sto bene, grazie per l'interessamento. – disse l'elfo, dal tono sarcastico, alzandosi in piedi e facendo un cenno di saluto a Mhar.

Chyla si voltò. Le sue mani si illuminarono di un viola elettrico e distese le braccia in avanti. Senza muovere il resto del corpo di un millimetro, spostò le braccia disegnando una circonferenza con le mani.

La circonferenza prese forma e l'area al suo interno si colorò di un blu notte intenso. Con un semplice gesto delle mani allungò la circonferenza fino a terra, trasformandola in un'ellisse.

– Ci si vede tra un paio d'ore Anchin. – concluse lei, smorfiando un sorriso allegro.

Le due entrarono nel portale, il quale si chiuse all'istante, lasciando l'elfo da solo. Rimase in piedi ad aspettare qualche istante; il quieto silenzio gli sembrava così surreale che doveva fare piccoli passi per non sentirsi a disagio.

L'assassino del Peccato [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora