Non poteva credere ai suoi occhi. Il bagliore del mattino, così assente e desiderato da mesi, sembrava quasi un tenero miraggio. Una luce calda e allegra che andava a sostituire il cupo rosso scarlatto emanato dal poco che rimaneva della luna vermiglia.
Era sul punto di commuoversi dinnanzi a tale splendidezza. Ripensava ai suoi compagni e alle giornate passate in allegria con i Percefor; un paio di lacrime scesero lungo il suo viso.Un candido braccio dalla pelle chiara lo abbracciava. Quel profumo era familiare, ma non riusciva a ricordare a chi apparteneva. Rimase immobile, scaldato dai raggi del sole e massaggiato dalla morbidezza avvinghiata sulla sua schiena.
Non pensava a nulla, aveva la mente libera da ogni preoccupazione e da brutti ricordi. Una voce soave passò per il suo orecchio.
– Caro, sei sveglio?
L'aveva già sentita da qualche parte ma non ricordava dove. Era come ascoltare la voce di un vecchio amico dopo dieci anni di completo distacco; ma lei non era una semplice conoscente.
Iniziò a percepire del peso sulla sua spalla, finché non venne spostato a pancia all'aria.Sul suo petto giaceva una donna di bell'aspetto, dal volto infantile e dai lunghi boccoli dorati. La luce del mattino si rifletteva sulla lunga chioma, rendendogli ardua la vista. Era completamente nuda e il suo seno era abbastanza morbido da farla rimbalzare sul suo petto.
Lo guardava con quegli occhi verdi e teneri, carezzandogli la testa con la mano su cui portava l'anello che simboleggiava il loro matrimonio.– Dai! Rispondimi. Come mai sei così serio dopo la nottata che abbiamo passato?
Anchin non sapeva come rispondere. Davanti a lui vi era la donna che aveva più amato in tutta la sua vita e l'unica cosa a cui pensava era il suo corpo morto.
– Anchin... Che ti prende? So io come tirarti su.
Aveva un tono calmo e allegro, al contrario il suo sguardo malizioso ispirava tutt'altro. La donna iniziò a sgusciare sotto le lenzuola in seta ma l'elfo la bloccò all'istante, afferrandole le spalle. Diede uno sguardo al suo braccio sinistro, bianco e peloso, ricordando l'ammasso di carne nera che aveva fino alla notte passata.
Era pieno di dubbi ma uno più di tutti lo spingeva a parlare.– Kweli, potresti ripetere come mi hai chiamato?
Alzò il busto, obbligandola ad alzarsi a sua volta. Era del tutto uguale a come la ricordava, soprattutto dalle forme del suo seducente corpo.
– Anchin, è il tuo nome.
Lo guardava con sguardo sincero e gli occhi pieni di passione, si avvinghiò a lui, rimanendo completamente in silenzio. Aveva un buon odore nonostante quello che potesse immaginare l'elfo.
Gli tornarono in mente i primi istanti in cui conobbe Iluk Percefor:– Come fai a conoscere quel nome? Da quando ci siamo sposati non hai più chiamato col mio nome.
Abbassò lo sguardo sulle sue gambe; piccole macchie cremisi colavano dal suo corpo fino a macchiare le coperte. Lasciò la presa sulla donna, toccando delicatamente le lacrime sotto i suoi occhi. Osservò le dita, pregne di sangue, e la sua bellissima amata con terrore.
Si placò in un istante, tornando con la sua solita compostezza.
– Sei Accidia, non è vero?
La luce del mattino si fece scura e lo spazio intorno ai due scomparve progressivamente.
La donna lo guardò con un sorriso inquietante, scomparendo in un solo istante.
Tutto intorno a lui diventò nero e, da nudo, tornò ad avere tutti gli abiti che indossò prima di andare a dormire.– Dedicare se stessi per gli altri senza aspettarsi nulla in cambio. È questa la definizione di amore? Ho scavato nei tuoi ricordi precedenti alla "guerra alle divinità" e non ho trovato il tuo nome da nessuna parte, cercando più a fondo ce l'avrei fatta senza dubbio ma non ne avevo particolare voglia; d'altronde io sono la definizione stessa dell'accidia.
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L'assassino del Peccato [COMPLETA]
خيال علميUn antico male, sigillato da millenni, si risveglia portando il caos nel mondo. Mostri dalle sembianze demoniache depredano e uccidono a vista tutti gli umani, elfi e nani che incontrano sotto gli ordini dei loro sette prefetti: Accidia, Avarizia...