CAPITOLO XXVI - Malinconia

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L'odore di bruciato si era ormai dissolto nell'aria. Il buio del corridoio era scacciato dalla luce emessa dalla fata, distante qualche passo da Anchin.

– Certo che li hai aizzati per bene. – disse Kitir, con un velo d'ironia.

– Che pensino quello che vogliano, non sto salvando il mondo per avere gratitudine.

L'elfo era visibilmente irritato. Camminava a passo lento, seguito da Tân, fino ad arrivare alla scalinata che portava ai piani superiori.
Il nano e Rene lo osservarono per tutto il tempo, pensando a quanto fosse cambiato in così pochi mesi; perfino quelle corna così surreali gli donavano un certo stile.
Si sedette dove vide Invidia per la prima volta e iniziò a rimuovere l'armatura con lentezza, come se fosse stanco dopo quella lunga giornata.

– Cosa fai? – chiese l'arailu, avvicinandosi a lui.

Alzò lo sguardo; i suoi occhi di ghiaccio la bloccarono dal terrore.

– Resta dove sei.

– Che ti prende? Fino a poco fa eravamo avvinghiati l'un l'altra.

Quel tono quieto, che Anchin aveva sempre apprezzato in lei, gli risuonava nella testa, irritandolo.
Era calmo. Ripose il suo sguardo agli stivali appena rimossi e all'armatura sul suo braccio.

– Era pietà. La stessa che provavi per me.

– Cosa stai dicendo?

Alzò la voce, portandosi la mano sinistra davanti al cuore. Kitir e Tân rimasero a guardarli per tutto il tempo, non osavano interferire in certe questioni.

– Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? − disse l'elfo, con una certa amarezza.

– Certo, quando ti sei registrato come avventuriero della gilda.

Il volto di Anchin mostrò un sorrisetto malizioso.

– Da quell'istante iniziai a provare interesse per te; sono sicuro che lo sapevi bene. Con gli anni quell'interesse, a causa della perdita di ricordi importanti, è diventato... attrazione? Non saprei neanche come definirlo.

– Aspetta. Mi odi perché non ti amavo? Dimmi che stai scherzando.

Anchin tornò serio. L'espressione sul suo volto non era allegra, tutt'altro. La fissava, schifato, mentre esortava la fata ad aiutarlo a sfilare l'armatura.

– Certo che no, noto che mi conosci molto bene... – rispose, sarcastico. – Stavi sempre dietro a Jaon, idolatrandolo e facendo passare il resto della squadra come dei buoni a nulla.

Kitir intervenne, rimasto di stucco.

– Cosa dici Anchin? Noi non eravamo visti in questo modo. − aveva una voce roca, quasi dissolta nell'aria.

– Questo perché non vi siete mai fermati per un attimo ad ascoltare quello che dicevano di noi. Ogni volta che tornavamo da una missione, chi era quello adulato da tutti? Noi eravamo in secondo piano, solo qualche ragazzino ci notava.

Il nano si zittì, confermando l'affermazione dell'ex-compagno.

– Jaon, l'uomo che ci rese famosi in tutto il continente, che aveva un grande sogno... un sogno mirato solo a se stesso. Torniamo a te, maledetta lussuriosa.

– Come mi hai chiamata?!

L'amichevole Rene scomparve, mostrando un lato di se mai visto. I suoi occhi erano pungenti, mentre la sua espressione era di un furioso inimmaginabile.

– Pur di avere una "notte focosa" con Jaon avresti fatto qualsiasi cosa... il nostro primo appuntamento era solo una farsa per te... come ero ingenuo.

L'assassino del Peccato [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora