CAPITOLO XIV - Fluortio

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Il giorno dopo, 10:50

Anchin si svegliò indolenzito; Rizaa lo aveva convinto a rimanere a letto per ore, negandogli la libertà di movimento dopo essersi fatto una doccia.
Osservava con noia quel soffitto che cadeva a pezzi, pensando più volte se l'averla accettata come compagna fosse stata una scelta giusta o meno.

Infranse la promessa e si alzò dal letto. Indossò la giacca appena lavata e si infilò l'armatura evitando qualsiasi rumore. Prese la tracolla infinita, appesa alla spalliera del letto e uscì di soppiatto dalla casa.

Vagò in giro per la città; cercava un oggetto in particolare. Guardandosi intorno notò i primi segni del ritorno della civiltà; gli edifici in gravi condizioni vennero abbattuti e ricostruiti da zero, le strade erano affollate di persone e il clima era più sereno che mai. Persino la nube di cenere era completamente svanita.

Intorno a lui i passanti lo guardavano con ammirazione; non si sentì così ben voluto da più di due mesi, quando varcò le porte di Ofel con Mudanfec e gli altri. Il suo volto era allegro e gli occhi a stento trattenevano le lacrime, quegli sguardi gli ricordarono perché stava combattendo.

Seguì un sentiero spianato fino ad arrivare in un agglomerato di bancarelle poste ai bordi della strada. Chiunque lì viaggiava a piedi e non vi era il terrore che aleggiava fino a qualche giorno prima. Nonostante tutto, la grande luna rossa svettava in cielo, ricordandogli che il suo viaggio era solo all'inizio.
Osservò con molta attenzione quello che le bancarelle potevano offrirgli tra cibi, quadri e invenzioni varie. Trovò quel di cui aveva bisogno in una bancarella dal bancone coperto da un telo di un porpora acceso.

Gioielli di ogni tipo erano poggiati sul bancone in delle scatole di vetro o penzolavano dalla cappotta che riparava da un'eventuale pioggia.
Il suo occhio cadde su un braccialetto di cuoio, lungo una decina di centimetri. Ai bordi aveva una striscia d'oro, decorata con degli ingranaggi bronzei. Al suo centro vi era un grande orologio, che segnava le 11:40, circondato da un bordo verdastro; si trattava sicuramente di fluortio.

Dall'altra parte del bancone, una vecchia signora vestita con un unico panno che le ricopriva il corpo dal collo in giù, lo fissava intensamente.
Aveva un'evidente gobba che la faceva sembrare alta quanto il bancone e portava un cappello parasole.

- Desidera? - domandò con una flebile voce roca, quasi impercettibile.

- Quell'orologio... mi sembra di intravedere del vero fluortio. − rispose, puntandolo con l'indice.

- Oh, hai un occhio attento. Quello è il mio unico oggetto che lo contiene. In situazioni normali costerebbe un occhio della testa, ma visto che gli affari ultimamente vanno a rilento posso farti uno sconticino.

L'elfo non aveva un buon presentimento; fissava in continuazione una verruca che la signora aveva sul naso.

- A quanto ammonterebbe? - chiese lui, incrociando le braccia.

La signora strofinava il pollice sull'indice e scuoteva la testa.

- Non dovrai pagare nulla, voglio solo esaminare l'arma che ha ucciso i mostri che hanno distrutto la pace della nostra città.

Anchin sgranò gli occhi.

- Non se ne parla... - incominciò, ammutolendosi con lentezza. - va bene, ma se ti becco a fare qualcosa di strano o a fuggire ti ucciderò.

- Un comportamento insolito per un eroe, ma non mi importa, gli affari sono affari. Passami quella bellezza...

Anchin sembrava schifato dai suoi modi; la donna fissava continuamente la borsa infinita, con uno sguardo invidioso. L'elfo estrasse la lama e gliela porse senza farsi altri problemi.

L'assassino del Peccato [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora