Il tepore del fuoco acceso riscaldava a mala pena gli animi scontenti di tutte le presenti.
Chyla più di tutte si mostrava quasi inamovibile ma dentro di se urlava e piangeva dalla disperazione. La piccola non capiva di cosa parlassero, si limitava ad osservare la madre.– So che può sembrarti un incubo ma...
– Va tutto bene.
Mentre Anchin cercava di tranquillizzarla, lei reprimeva tutto; lo sfogo del giorno precedente non le aveva insegnato nulla. Voleva essere forte davanti alla figlia, voleva evitare di versare altre lacrime amare. Si alzò in piedi, ignorando completamente la figlia, e si girò verso l'elfo. Gli mostrò un sorriso bugiardo; non era il primo e sicuramente neanche l'ultimo.
– Allora, andiamo? Prima finisce questa storia e prima potrò rilassarmi.
Lui la guardava con rammarico, sapeva cosa provava e voleva farle capire che non doveva reprimerlo.
– Chyla, basta. Sfogati, fai uscire la tua disperazione; solo così potrai sentirti veramente in pace.
– Pensi che sia facile!? – sbraitò, mostrandosi arrabbiata per la prima volta. – Magari lo è per te, ma... io...
Dai suoi occhi rosati uscivano lacrime di tristezza che lentamente cadevano a terra. Cercava di fermarle strofinandosi gli occhi, finendo per sedersi con le ginocchia a terra.
Mhar, spaventata, corse verso di lei, abbracciandola da dietro con tutte le forze.– Mamma non piangere. Ci sono io qui con te.
Il solo immaginare il futuro la metteva in agitazione; aveva perso tutto nella sua vita: gli amici, la casa, l'amore di una vita e in qualche anno anche la sua unica figlia. Non voleva che tutto questo accadesse. Desiderava non essere mai arrivata a tanto.
Nessuno osò dire una sola parola. Gli unici rumori percettibili erano i suoi lamenti e la piccola voce della bambina.
Iniziò a calmarsi con lentezza. Smise pian piano di piangere, rimanendo a terra. Agitò lievemente la mano destra e dietro a se si generò uno dei suoi portali.
– Voi andate, a me serve del tempo per pensare.
– Sicura? Possiamo andare tutti insieme un'altra volta. – domandò Rizaa, porgendole una mano.
– Andate pure, noi vi saremo solo d'intralcio. – il suo tono iniziò a tornare alla norma. – Tra tre ore, e poi ogni venti minuti, aprirò un portale nello stesso punto così potrete tornare. Se entro la mezzanotte non farete ritorno vi darò per morti.
La fata intervenne, convinta dalle sue parole.
– Se è questo che vuole non possiamo obbligarla. Lasciamole un po' da sole.
Varcò il portale senza ascoltare altro, seguita a ruota da Rizaa.
– Torneremo presto, potete esserne sicure.
Alzò il pollice in su, entrando nel portale.
– Allora ci vediamo dopo; Mhar proteggi la mamma da parte mia. − disse l'elfo, sapendo di poter contare su di lei.
– Con chi credi di parlare, lo faccio da sempre. – borbottò la bambina, mostrandosi imbronciata.
Scambiarono un ultimo sorriso e l'elfo passò per ultimo, poco prima che si chiudesse il portale.
Dall'altra parte l'oscurità della notte portava con se un alone cupo, quasi inquietante.Erano nel bel mezzo di una strada buia; solo la fioca luce emanata dalla fata lasciava intravedere qualcosa.
Nessun rumore e nulla in vista, sembrava quasi una città fantasma.
Anchin vi era già stato in passato; ricordava i tetti piatti e le lunghe ciminiere, i cui fumi lasciavano trasparire ben poco dei raggi solari. Le strade erano ricolme di vita, dipendenti dalla comodità di un viaggio sui primi prototipi di automobili.
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L'assassino del Peccato [COMPLETA]
Khoa học viễn tưởngUn antico male, sigillato da millenni, si risveglia portando il caos nel mondo. Mostri dalle sembianze demoniache depredano e uccidono a vista tutti gli umani, elfi e nani che incontrano sotto gli ordini dei loro sette prefetti: Accidia, Avarizia...