Il tempo è una strana concezione. Un'idea inventata dall'uomo solo per rendere la sua esistenza più semplice, anche se spesso gliela rende solo più complicata.
Tutti dipendiamo da esso per controllare la nostra vita, esattamente come Katsuki, seduto sul letto, pendeva da quell'orologio appeso al muro.
Seguiva ogni suo movimento, ogni ticchettio che definiva il secondo.
Stringeva una chitarra al petto, con occhi lucidi. Ma facciamo un passo indietro.
Il biondino era arrivato a casa dopo un'intera giornata di lavoro.
La band aveva deciso di organizzare un concerto in onore del ragazzo scomparso. Era passato poco più di un mese, e Bakugou era ancora molto segnato dall'accaduto.
Come biasimarlo, d'altro canto?
Si guardò intorno, sospirando. La luce pomeridiana filtrava dalle tapparelle socchiuse, mostrando una stanza in disordine, che rispecchiava esattamente l'animo del ragazzo.
In tutta la sua vita non gli era mai capito di ridurre una stanza in quello stato. Era sempre stato uno estremamente preciso e particolarmente puntiglioso.
Per ovvi motivi, negli ultimi mesi, non era stato molto in vena di sistemare. Buttò a terra il suo zaino, che atterrò sul pavimento con un rumore sordo.
Raccolse i vestiti da terra, i vassoi di cibo quasi non toccati e tutte le bottigliette sparse per la stanza.
In quei giorni aveva mangiato poco e niente. Più niente che poco, in realtà.
Una volta finito chiuse le tapparelle, in modo che fosse tutto buio, e si sdraiò sul letto. Era stanco, eppure non riusciva a prendere sonno.
Sbuffò e si strofinò gli occhi. Gli veniva da piangere, di nuovo.
Alzò alzò sguardo, osservando il soffitto.
Tempo prima aveva attaccato delle foto su tutto il soffitto. Tante ritraevano lui è Kirishima, o comunque momenti felici della sua vita, che adesso gli sembravano tremendamente lontani.
Katsuki non passava un secondo della sua giornata senza pensare 'chissà cosa farebbe adesso Eijirou'.
Si mise seduto, passandosi una mano tra i capelli.
Abbassò lo sguardo e iniziò a rigirarsi i due anelli al dito.Prese il suo cellulare, incrociando le gambe, e compose un numero che non avrebbe mai pensato di chiamare.
Per lo meno, non di nuovo.
"...Midoriya?" Domandò,
"Kacchan, che sorpresa."
Il giovane non si aspettava una chiamata. Avevano parlato, sì, Izuku era stato vicino alla famiglia del rosso, alla band e anche al biondino, nonostante questo ripudiasse le sue attenzioni.
"Come ti senti?" Chiese.
"Una merda. Come cazzo vuoi che mi senta?"
"Hai ragione, domanda stupida, colpa mia. Hai chiamato per qualcosa in particolare? Hai bisogno che venga da te?" Osò chiedere il ragazzo dai capelli verdi.
Bakugou ci pensò su. Normalmente non l'avrebbe voluto nemmeno vedere, ma in quell' occasione Aveva un disperato bisogno di qualcuno. Chiunque. Anche Deku.
"Si." Rispose, sospirando.
"Oh- dieci minuti e sono da te."
E terminò la chiamata.
Ora, come precedentemente anticipato, il biondo stringeva la chitarra del rosso al petto, con occhi lucidi.
Non poteva credere alla scelta che aveva appena preso. Ma c'erano altre alternative?
No.
Appena suonò il campanello si alzò in piedi, correndo alla porta.
La aprí trovandosi l'amico di infanzia sulla soglia, con qualcosa da mangiare tra le mani.
"Entra." Lo interruppe Katsuki, prima che riuscisse a dire niente.
I due si sedettero sul letto, e Bakugou prese un bel respiro.
Izuku gli offrì qualcosa tra ciò che aveva portato e lui prese un biscotto.
"Dek-" sospirò "Midoriya. So che sembra un po' improvvisa come richiesta, ma devo chiederti un favore. Da pari da pari. Da... amici."
Fece un po' di fatica a dire il tutto, teneva ancora il biscotto tra le mani ed ora non era sicuro che sarebbe riuscito a morderlo.
Un mezzo sorriso sbucò sul volto del ragazzo con le lentiggini.
"Chiedi pure, qualunque cosa." Disse.
Katsuki, prese la custodia della chitarra del compagno e gliela passò.
"C'è bisogno di un chitarrista al concerto. E io non voglio che sia qualcuno che non sia tu, Midoriya. Ti sto chiedendo di suonare con me. Un'ultima volta."
Aprí la custodia, rivelando la chitarra di Kirishima.
Era come l'ultima volta che l'aveva presa in mano.Si poteva ancora vedere lo stupido 'K+B' inciso con le chiavi della macchina.
"Se accetterai, ho solo una richiesta. Vorrei che tu suonassi la chitarra sua chitarra. So che-" gli si ruppe la voce. Si schiarì la gola prima di continuare "So che lui non amava far toccare la sua chitarra,
teneva a lei come se fosse una figlia. Ma ho idea che a te l'avrebbe lasciata suonare. Si sarebbe fidato di te, lo so, e adesso anche io voglio fidarmi di te. Avrebbe voluto così. Lo so."Katsuki trattenne le lacrime. Odiava piangere davanti agli altri. Non aveva mai pianto davanti a Izuku.
Questo sorrise dolcemente, avvolgendo l'amico di sempre in un abbraccio affettuoso.
"Ma certo che lo farò. Non rifiuterei mai una cosa simile. Sono sicuro che Kirishima amerà il concerto, e sarà lì con noi ad ascoltarci, con quel sorriso stampato sulle guance." Disse, mentre il biondo si appoggiava alla sua spalla.
Bakugou non era solito farsi vedere così debole dagli altri. Ma non gli importava più di niente, neanche del suo dannato orgoglio.
Così, comincio a piangere.
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"Welcome To The Show" -KiriBaku- [Ita]
Fanfiction[COMPLETATA] Quando un giovane chitarrista dai capelli scarlatti, dal nome di Kirishima Eijirou, viene buttato fuori dalla sua band, al ragazzo non resta altro se non trovarsi un lavoro part-time. Il lavoro che si trova non è proprio il massimo, ne...