IL NOSTRO NUOVO ALLENATORE

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Dopo la doppia festa di Capodanno, tutto tornò alla normale solita routine.
Le lezioni erano ricominciate, e così anche gli allenamenti.

Il Comandante aveva convocato le Ladies mezz'ora prima al nostro primo allenamento dell'anno: sfoggiavamo entusiaste le nostre nuove divise, che adesso finalmente erano della dimensione giusta per coprire quello che in una scuola dovrebbe rimanere coperto.

"Signorine, in vista del torneo che vi vedrà impegnate tra due settimane ho deciso di assumere un'assistente che vi seguirà da vicino per evitare che mi facciate sfigurare." Esordì non appena tutte ci fummo allineate in mezzo al campo per ascoltarlo.
Dal tunnel degli spogliatoi iniziò ad emergere una figura piuttosto minuta, che pochi istante dopo identificai come una donna molto giovane con freddi occhi azzurri e capelli corvini.
"Lei è Lina Shiller, si sta laureando in scienze motorie, ed essendo la figlia di un mio caro amico, le ho concesso di farmi da assistente. Lina, questa è la squadra di cui dovrai occuparti. Hanno del potenziale, ma è ben nascosto: il tuo compito è trovare quel poco che si può tirare fuori da loro e sfruttarlo al meglio per non farmi sfigurare davanti a tutto il Giappone." continuò il Signor Dark.
'La prende proprio sul personale questa cosa del calcio eh... capirei se allenasse la Nazionale, ma insomma, stiamo parlando di un torneo amichevole tra ragazzini delle superiori!' Pensai tra me e me mentre il Comandante terminava il suo discorso intimidatorio con una minaccia.
"Inutile dirvi che nel momento in cui perderete il torneo, la squadra verrà smantellata."
Poi si girò e se ne andò, lasciandoci con questa nuova allenatrice, che ci stava scrutando attentamente in silenzio.
'Non si può stare un attimo tranquille.'
Dopo qualche secondo, la nostra nuova allenatrice battè le mani e si rivolse finalmente a noi: "Bene. Vorrei dire che sarà un piacere lavorare con voi, ma dall'introduzione del Comandante non ne sono troppo convinta. Ciononostante mi impegnerò a fondo per prepararvi al meglio: abbiamo solo due settimane, e non ci andrò leggera, quindi siate pronte."
Sembrava una stronza, ma mi piaceva comunque più del comandante. "Si, allenatrice." Risposi per tutte le mie compagne, che sembravano condividere il mio pensiero.
Iniziammo il riscaldamento da sole, osservando da lontano la reazione dei ragazzi che alla presenza della Signorina Shiller: era decisamente giovane, poteva avere ventun anni, ventudue al massimo, ed era molto, molto carina. Cosa che naturalmente non sfuggì ai nostri compagni.
Non mi sfuggirono le occhiate maliziose e i commentini che le venivano rivolti, soprattutto riguardo a 'quel culo perfetto' che a quanto pare qualcuno di loro voleva proprio sculacciare.
'I ragazzi sanno essere veramente viscidi.'

Per quella prima seduta, l'Allenatrice si limitò ad osservarci mentre ci allenavamo assieme ai ragazzi, senza dirci niente. Quando ormai l'allenamento era quasi finito la vidi parlottare con il Comandante, che le fece un cenno d'assenso ghignando soddisfatto.
La Signorina Shiller fischiò interrompendo gli esercizi e convocandoci tutti davanti alle panchine.
Dopo una breve presentazione per i ragazzi da parte del Comandante, l'Allenatrice diede la sua prima indicazione: "Ho visto abbastanza dagli allenamenti, ora voglio vedere come ve la cavate in campo. Il Comandante mi ha dato il permesso di farvi giocare un piccola partitella di mezz'ora."
Io osservai le mie compagne, erano già stremate, esattamente come me.
L'Allenatrice continuò "Spero almeno che abbiate in mente una formazione." disse rivolta a  noi con tono annoiato "Capitano Blaze, disponi le tue compagne e fammi vedere cosa sapete fare." poi addolcì il suo tono e si rivolse ai ragazzi con un sorriso a trentadue denti "Per voi giocare contro di loro sarà come un defaticamento: Sharp, gestiscila tu. E non trattenetevi."
'Fantastico, adesso ci facciamo prendere a calci in culo, proprio quello che ci voleva.'

Io sospirai "Si, Allenatrice."
Poi mi fermai a osservare le mie compagne: una di noi doveva partire da fuori. Decisi che avrei iniziato la partita puntando sulla difesa: l'attacco della Royal Academy era formidabile, e anche i loro centrocampisti erano dei buoni tiratori. Senza contare il fatto che avevano una valanga di tecniche speciali con cui devastarci, e anche se ci eravamo già allenate a contrastarli, sarebbe stato pressochè impossibile fermarli.
Comunicai le mie riflessioni alle mie compagne che sembrarono abbastanza d'accordo con me: avremmo modificato la formazione strada facendo se fosse stato necessario.
"Quindi ragazze, Callie tu partirai fuori. Ma mi raccomando, avere più uomini in difesa non significa chiudersi e non attaccare: se avete la possibilità di farlo, salite. Se riusciamo a segnare sarà già una grandissima dimostrazione per l'Allenatrice."
Osservai poi la formazione pensata da Sharp. Aveva lasciato fuori quasi tutte le matricole, probabilmente su richiesta dell'Allenatrice.
Mi guardava ghignando a braccia conserte dalla sua metà del campo.
Alla sua destra c'era Caleb, che invece sorrideva divertito osservandomi gestire la squadra.
Tornai a rivolgermi alle mie compagne: "Ragazze per l'amor del cielo, cerchiamo di uscire da qui con un minimo di dignità: sfruttate quello che abbiamo imparato, ci siamo già allenate con loro, li abbiamo visti giocare mille volte, conosciamo i loro trucchetti e le loro tecniche. Picchieranno duro: VOI PICCHIATE PIU' DURO."
"Bel discorso Blaze, adesso muovi il culo e cominciamo." mi canzonò Sharp, beccandosi una gomitata amichevole da Caleb "Dai Sharp, lasciale stare, sono sotto pressione."
"La pressione fa bene: tira fuori il meglio dalle persone, se non le schiaccia."
Io indossai la pettorina gialla che ci aveva consegnato la Signorina Shiller e mi diressi verso la mia posizione nel campo.
"Tranquillo Sharp. La pressione non ci schiaccerà." Risposi io acidamente facendogli l'occhiolino.
Mi sentivo come se andassi a fuoco. Avevo tutto da dimostrare in quei trenta minuti. Dovevo dimostrare a Sharp e Cal che non ero una bambina impaurita che crolla al primo ostacolo e, soprattutto, dovevo dimostrare all'Allenatrice che non eravamo una causa persa.

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