CAMPIONI CADUTI

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Ormai le due settimane di punizione erano quasi finite.
Aver chiarito con tutti i miei amici mi aveva rasserenata parecchio, anche se Caleb continuava a ignorarmi.
Conoscendolo sapevo che prima o poi avrebbe capito il mio punto di vista e forse a quel punto avrebbe potuto tornare ad essere il mio migliore amico.
I rapporti con Sharp e la squadra maschile si erano apparentemente congelati, ma in realtà quando li incrociavo per la scuola ci scambiavamo sorrisi sinceri e da queste piccolezze mi rendevo conto che anche se Dark ci stava costringendo a stare lontani, in realtà la nostra amicizia era evoluta troppo per essere stroncata così.

Il giorno dopo i miei vari chiarimenti mi trovavo in corridoio con le mie amiche, e ci trovammo ad osservare la squadra di calcio che si pavoneggiava come se l'intera scuola appartenesse a loro. Ovviamente tutti gli occhi delle ragazze, e anche di qualche ragazzo, erano catturati da questa nuvola di testosterone.
Mentre li guardavo anche io ( per quanto avessi deciso di darci un taglio, non potevo negare che fossero davvero dei bei ragazzi) non mi sfuggì il sorrisetto di David che indicò con un veloce cenno del capo Sharp e Caleb: entrambi si massaggiavano le mani, come se avessero appena colpito violentemente qualcosa. Sul momento mi preoccupai. Pensavo avessero fatto a pugni di nuovo, ma sui loro bei faccini non vi era segno di pugni recenti.
Al contrario, i tre idioti che mi avevano insultata e molestata dopo la scuola sembravano essere appena usciti da un incontro di boxe.
Un ghigno si disegnò sul mio volto, molto simile a quello che sfoggiava Samford in quel momento.
Qualcuno doveva aver detto ai due centrocampisti cosa era successo fuori da scuola.
Per quanto mi fossi difesa egregiamente da sola, non potei fare a meno di sentirmi bene nel realizzare che quei due avevano preso le mie difese, nonostante tutto.

Quando arrivò finalmente il giorno della partita io, Jude e Caleb fummo finalmente autorizzati dal Comandante ad assistere.
Ogni partita del Football Frontier nazionale si sarebbe tenuta nello stadio di Tokio: la prima partita della Royal Academy sarebbe stata contro la squadra maschile della Zeus High.
Dalla mia posizione sugli spalti osservai il riscaldamento. I ragazzi della Zeus sembravano prepotenti e spocchiosi esattamente come le ragazze che avevamo affrontato noi. Sembrava che avessero anche la stessa fissa per l'idratazione.
Io ero fiduciosa: i ragazzi erano più bravi di noi, sicuramente sarebbero riusciti senza problemi a battere questi sbruffoni.
Le mie radiose aspettative iniziarono a sbriciolarsi quando dopo pochi secondi dall'inizio della partita un ragazzo dai biondi capelli lunghi, scaraventò Joe in porta, sfondando la rete e mandandolo a schiantarsi contro il muro dello stadio.
Le urla di Sarah mi risuonavano ancora nelle orecchie quando lei corse via nella speranza di poter accedere al campo per verificare le condizioni di Joe, che fu presto portato d'urgenza in ospedale dopo essere stato fatto uscire dal campo in barella.
Caleb e Jude erano in panchina, sebbene fossero ancora sospesi.
Presto tutti i giocatori della Royal finirono a terra stremati e doloranti: al termine del primo tempo la Royal Academy stava perdendo 10-0. Anche David si era infortunato gravemente, ormai avevamo finito tutti i cambi.
I due centrocampisti osservarono inermi la sconfitta della loro squadra, dal bordo del campo.
Quando finalmente trovarono il coraggio di dare forfait, David e la maggior parte della squadra erano stati trasportati in ospedale: erano messi veramente male.
Corsi a perdifiato per i corridoi sconosciuti dello stadio, facendomi passare per la manager della squadra: grazie al cielo indossavo la divisa della Royal.
Quando trovai finalmente lo spogliatoio dei ragazzi con la porta spalancata mi fiondai dentro.
Sharp e Stonewall erano seduti sulle panchine sui lati opposti della stanza, in silenzio con la testa tra le mani.
"Ragazzi..." sussurrai.
I due alzarono la testa, sorpresi di vedermi li.
Jude non indossava gli occhialini: i suoi occhi rossi non brillavano come al solito, ma erano pieni di lacrime che gli rigavano il volto.
Caleb si asciugò velocemente il volto con la manica della felpa. Non voleva farsi vedere debole. Ma i suoi occhi gonfi ed arrossati lo avrebbero tradito comunque.
"Che ci fai qui?" chiese con un tono piatto il Capitano.
"Non lo so." sospirai, lasciandomi scivolare lungo il muro fino a terra.
Dopo qualche minuti di silenzio in cui tutti e tre rimanemmo immobili finalmente parlai.
"Come stanno?"
Non ci fu bisogno di specificare il soggetto della mia domanda: tutti si erano infortunati, grazie al cielo non tutti erano gravi come Joe, che era stato trasportato d'urgenza in ospedale, ma comunque nessuno aveva lasciato il campo illeso.
Caleb tirò un calcio al cestino che si trovava accanto a lui, ribaltandolo.
"Come vuoi che stiano? Ci hanno massacrati!" sbraitò tornando ad accasciarsi sulla panchina con il volto tra le mani.
"Non te la prendere con lei." lo ammonì Sharp massaggiandosi gli occhi.
"Se non ci fossimo cacciati in questo guaio, avremmo potuto evitarlo." sospirò Caleb.
Il Capitano annuì in silenzio.
"Se aveste giocato anche voi avreste fatto la stessa fine." Ribattei seria io, mentre una lacrima rigava la mia guancia quasi senza che me accorgessi.
I due ragazzi mi guardarono accigliati.
"E' inutile che fate quella faccia! Anche Samford e Hatch sono gravemente infortunati. Siete forti, ma sono certa che non avreste potuto fare nulla per evitare questa situazione." mi asciugai velocemente il viso imitando il gesto di Caleb.
Poi mi avvicinai lentamente al mio ex ragazzo porgendogli la mano.
"Coraggio Cal, dobbiamo reagire, almeno noi. E pianificare la nostra prossima mossa." lui mi prese la mano e si lasciò trascinare.
Mi avvicinai poi al Capitano.
"Jude." lo chiamai "Me lo hai insegnato tu: il Capitano deve essere sempre in prima linea. Andiamo."
Anche lui afferrò la mia mano, e ci avviammo verso l'uscita così.

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