La palestra si sta riempendo di persone, soprattutto tra gli spalti. Io e Giulia ci guardiamo contente, mentre poi ci avviciniamo agli altri due candidati seduti vicino ad uno dei canestri. Appena arriva il preside, anche noi due, che prima eravamo in piedi, ci sediamo.
Fa un discorso, come ogni anno, sull'importanza della scuola, della partecipazione alle attività scolastiche ed extra, all'importanza di scegliere il nostro futuro da soli, ma con la guida degli adulti. Sottolinea la parola guida. Poi ci presenta: io e Giulia siamo le prime a presentare il nostro programma, simile a quello dell'anno scorso. Comincio a parlare: <Alcuni di voi ci conoscono dall'anno scorso, e speriamo che il nostro lavoro vi abbia soddisfatto. Per i nuovi arrivati, invece, benvenuti e speriamo di soddisfare anche voi> Faccio una pausa, poi prendo un foglio. <Quest'anno abbiamo deciso di presentare alcuni dei punti che l'anno scorso son stati lasciati a metà o addirittura non sono stati presi in considerazione, ovvero il menù della mensa, che ancora ad oggi non presenta alternative per coloro che hanno intolleranze particolari, costringendoli a portarsi il cibo da casa: chiediamo quindi che a ciò si rimedi al più presto.
Per quanto riguarda le attività extra scolastiche, siamo rimasti soddisfatti sia di coloro che le hanno portate avanti come promotori sia di coloro che hanno partecipato. Volevamo chiedere di ampliare gli orizzonti soprattutto linguistici ed attivare certificazioni, esami e scambi all'estero, in modo che la formazione e l'apprendimento sia completo> concludo. <Lascio la parola a Giulia> Segue un applauso brevissimo. La mia amica prosegue sulla mia falsa riga, per poi annunciare l'organizzazione, ancora misteriosa, dell'orientamento universitario, l'organizzazione dei viaggi per gli studenti dell'ultimo anno e la realizzazione dell'Homecoming e del Prom di fine anno. Conclude in fretta, poi lascia la parola agli altri, che hanno dei punti in comune con noi. Segue la votazione, dove io voto per Giulia e lei dovrebbe votare per me, come l'anno scorso.
Alcuni degli studenti si avvicinano a fare domande, sono per lo più ragazzi nuovi, un po' intimoriti ma curiosi: ci fanno delle richieste, che noi annotiamo. Agli altri due, si avvicinano in pochi, per lo più professori a noi sconosciuti.
La mattinata si conclude con la chiusura del seggio ed il conteggio dei voti: vinciamo io e Giulia di un punto. Esultiamo e ci abbracciamo, nel frattempo vedo che Joy e Lucas si stanno avvicinando, praticamente stanno correndo, e mi sotterrano in un abbraccio stritolante. <Mi soffocate ragazzi> mormoro. Loro ridono e si staccano. Cerco in giro lo sguardo di Timothée o i suoi ricci, ma non vedo nessuno. <Oggi non è venuto, dice che ha la febbre> mi annuncia Lucas. Lo guardo perplesso. <Parlate?> domando. Lui annuisce, facendo spallucce. Annuisco. Si complimentano anche con Giulia, poi tutti e quattro andiamo in mensa. Di pomeriggio, la maggior parte dei ragazzi torna a casa, mentre io e Giulia rimaniamo a scuola per iniziare a mantenere le nostre promesse. Iniziamo dal catering per la mensa, facendo un sacco di chiamate, ricevendo per lo più risposte negative, dato che si è ormai ad ottobre e tutte le aziende sono già occupate con altre scuole. Quando tutto sembra perduto, un'azienda ci dà la sua disponibilità, garantendo sicurezza ed igiene. Ringraziamo sollevate, per poi fissare un incontro la settimana seguente.
Poi passiamo alle università: decidiamo di creare un modulo da lasciare in ogni corso dell'ultimo anno in modo che i ragazzi lo compilino e sappiamo quali siano le preferenze. Decidiamo di parlarne il giorno dopo con il preside.
Infine, per quella giornata, decidiamo di parlare dei corsi di lingua straniera: proponiamo il francese e l'italiano, ancora però senza pensare alle mete, dato che dovremmo discuterne con il preside. Son le 18 quando finiamo la prima parte del nostro lavoro. Ci fermiamo alla caffetteria a chiacchierare, poi faremo la strada insieme per tornare a casa: Giulia abita, infatti, a 15 minuti da casa mia.
Appena ci sediamo ed ordiniamo, inizia a parlarmi a raffica di Timothée, di quanto sia bello, simpatico e carino, di quanto stiamo bene insieme. Annuisco assente, sentendo la solita macchia che si espande e si gonfia. Prego che non mi esca sangue dal naso, e, per la prima volta, la mia speranza si avvera.
Alle 19 entriamo nella stazione della metro, poi ci separiamo.
Appena entro a casa, mi precipito in camera, studiacchiando matematica e fisica. Son le 21.30 quando esco dalla stanza per cenare: ci son solo papà e la profetessa, mia mamma è ancora nel gineceo a cucire con la nonna. Non parla nessuno, ma mi va bene così. Appena finisce la cena, torno in camera e crollo appena tocco il cuscino.
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Έúδορε/Timothée Chalamet.
FanfictionChi deve morire è già morto; e un morto non è più nulla.-Alcesti, Euripide. Liberamente ispirato dalla tragedia greca.